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 2025  settembre 12 Venerdì calendario

Meloni, la finta intervista: «Investite come me...». I video fake iper realistici

Giorgia Meloni in studio da Francesco Giorgino a XXI Secolo, la sua voce ricostruita bene, quella del giornalista anche. Tutto perfetto, iper realistico, ma tutto falso. I deep fake, e cioè i video truffa con immagini vere e voci ricostruite grazie all’intelligenza artificiale e alla sua giungla di applicazioni, stanno facendo un salto di qualità, coinvolgono i volti e i nomi di chi governa. La premier ma anche il vice Matteo Salvini. La voce e il volto della presidente del Consiglio non erano forse mai state utilizzate con questo livello di precisione.
«Signora presidente, negli ultimi tempi gli italiani vedono numerosi spot pubblicitari con la sua partecipazione, dove lei garantisce personalmente un guadagno di 30 mila euro al mese tramite la piattaforma Quantum AI. Alcuni la definiscono una truffa, altri dicono di aver guadagnato addirittura di più. A chi bisogna credere?» chiede Giorgino nella false intervista in studio. Risponde Meloni: «Non cliccare su link sospetti, il link sotto questo video è ufficiale, e se lo utilizzi puoi davvero guadagnare. Il progetto è sostenuto dal governo italiano e dalla presidenza del Consiglio dei ministri. La Banca d’Italia e Intesa Sanpaolo sono tra i partner nello sviluppo di questa piattaforma di trading. Già oltre mille italiani stanno guadagnando più di 30 mila euro al mese». «Ogni italiano può aderire e gli viene garantito un reddito?». «Sì, esattamente così... la registrazione è aperta solo fino a stasera» dice Meloni. Chi ha fabbricato il video introduce anche un sorriso, credibile, della premier: «Basta versare solo 250 euro. Io stessa sono coinvolta in questo progetto e questo mese ho guadagnato 40 mila euro. 30 mila euro è la somma minima che riceverai mensilmente. Inizia la tua nuova vita».
Altro video, altra perfetta ambientazione per tentare il raggiro, una finta intervista a distanza al Tg5: «Ha sottolineato che tutti hanno diritto a ricevere un aiuto fino a 3 mila euro al mese: in un’intervista al primo ministro Giorgia Meloni abbiamo chiesto come qualsiasi residente in Italia possa ricevere prestazioni sociali...». A dirlo è la giornalista e conduttrice del Tg5 Simona Branchetti, che poi passa la parola alla premier: «Tutto quello che devi fare è registrarti al progetto AI, inserire i tuoi dati di contatto, impegnarti ad attendere una chiamata da un responsabile e investire 250 euro. Dopodiché l’account verrà attivato e inizierà a generare un reddito stabile. Prendi il telefono, ti aiuterò io».
Salvini, poi, viene «usato» nella classica inquadratura da selfie con cui ha girato centinaia di video negli ultimi anni. Con gli occhiali, seduto alla scrivania ministeriale, parla di «piattaforma reale che permette di guadagnare ogni giorno, senza inganni, senza rischi».
Sono tre video di recente «fabbricazione», che rappresentano l’attuale avanguardia del deep fake: non sono ancora circolati troppo, ma sono stati intercettati, per esempio, dalla Protective Intelligence Network, società privata con base a Singapore fondata dall’ex poliziotto italiano Angelo Bani, che la settimana scorsa ha partecipato al Global Anti-Scam Summit di Londra: lui e la sua agenzia, insieme all’italiana Sensity.ai, hanno rilevato in rete un incremento degli «attacchi» in Italia, in particolare contro personalità del governo. «Un bombardamento che coinvolge personaggi pubblici, su ogni canale social». A riprova dell’acutizzarsi di un fenomeno che gli investigatori pubblici italiani hanno ben presente.
Lo scopo dei truffatori digitali, nascosti chissà dove davanti a uno schermo e mascherati, è solo uno: catturare gli utenti, farli cliccare sul link che accompagna ogni video, che porta a una piattaforma. Acquisendo informazioni sugli utenti, tramite algoritmi ad hoc, vengono quindi rilevati dati sensibili, fino a quelli utili per accedere ai conti correnti. Ma la frontiera della truffa digitale, con l’AI, rischia di essere ormai un’altra: rubare l’identità di una persona, nota o non nota, tramite video, audio, riferimenti che si possono trovare sui social, e usare quell’identità a proprio piacimento, non solo per i raggiri online o bancari, ma anche per trarre in inganno i colleghi di lavoro della persona «clonata» o i suoi familiari. E il divario tra realtà e invenzione è sempre più labile e confuso.