Avvenire, 11 settembre 2025
Retribuzioni cresciute del 3,5% grazie ai rinnovi contrattuali
Prosegue la stagione dei rinnovi contrattuali che ha dato una boccata d’ossigeno al potere d’acquisto degli italiani. Le retribuzioni sono cresciute del 3,5% nel primo semestre, con una stima da parte dell’Istat di un consolidamento al 3,1% per il dato annuale. Il dato arriva dal secondo report Cisl sulla contrattazione collettiva nazionale, il primo era stato diffuso a marzo, dal quale emerge anche una crescita della percentuale di lavoratori del settore privato coperti da Ccnl rinnovati, passata dal 56% di fine 2024 al 65% a giugno 2025: si tratta di oltre 9,5 milioni di lavoratori. I dati confermano la solidità strutturale del sistema contrattuale con il 99,3% dei lavoratori coperto dai 204 contratti principali sottoscritti da Cgil Cisl e Uil a fronte di un numero esorbitante (pari a 1038) di contratti depositati.
La dinamica retributiva del primo semestre, sottolinea la Cisl, seppur in decelerazione al 2,7% nel secondo trimestre rispetto al 4% del primo trimestre, mantiene un profilo di crescita coerente con il rientro dell’inflazione ma evidenzia la necessità di mantenere alta l’attenzione sul recupero del potere d’acquisto. L’effetto combinato di contrattazione collettiva e politiche fiscali ha prodotto negli ultimi cinque anni una redistribuzione progressiva sostanziale: mentre le retribuzioni contrattuali lorde hanno recuperato solo l’8,3% a fronte di un’inflazione del 17,4% le retribuzioni nette mostrano un quadro profondamente diverso, in sostanziale allineamento in particolare per i redditi bassi che sono cresciuti del 14,5% dal 2019 al 2024 secondo il rapporto. Si parla di un incremento di circa 2500 euro all’anno, pari a 192 euro al mese. Il tema degli eccessivi ritardi nel rinnovo dei contratti e della copertura dei periodi di vacanza contrattuale rimane cruciale ai fini del repuro del potere d’acquisto dei salati e sta diventando uno dei temi su cui la politica sembra voler intervenire. Ma servono soluzioni che però, sottolinea la Cisl, non devono mettere in seria difficoltà la contrattazione collettiva. Questi risultati, secondo la Cisl «dimostrano concretamente come l’azione contrattuale sindacale, quando si integra efficacemente con le politiche pubbliche, possa produrre effetti redistributivi incisivi sulla dinamica salariale, un modello virtuoso che rappresenta un patrimonio da consolidare e rafforzare per definire oggi politiche in favore dei ceti medio-bassi utili a far crescere le retribuzioni reali delle lavoratrici e dei lavoratori».
Il report evidenzia la necessità di accelerare i rinnovi contrattuali per proseguire con il recupero del potere di acquisto delle retribuzioni, con particolare urgenza nel settore metalmeccanico e nel pubblico impiego (dove la vacanza contrattuale media ha raggiunto i quaranta mesi), rafforzare la lotta al dumping contrattuale soprattutto nel terziario di mercato, estendere il diritto alla contrattazione decentrata e attuare forme innovative di partecipazione in linea con la legge varata quest’anno.
«I dati dimostrano concretamente che l’azione contrattuale sindacale, integrata con politiche fiscali mirate, ha prodotto una redistribuzione progressiva sulle retribuzioni nette. Queste politiche sono oggi da rilanciare per la crescita delle retribuzioni dei redditi medi e bassi» ha sottolineato dichiara Mattia Pirulli, segretario confederale nazionale Cisl. «Serve oggi un grande Patto tripartito per rilanciare centralità e protagonismo del lavoro, affrontando le sfide tecnologiche e dell’intelligenza artificiale e individuando interventi condivisi su obiettivi strategici».