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 2025  settembre 11 Giovedì calendario

L’Italia mette a punto la strategia per evitare l’emergenza fentanyl

Il lavoro resta all’apparenza sottotraccia, ma è costante. Prende forma un provvedimento dopo l’altro, mettendo a sistema i tasselli di un mosaico complesso e rapidissimo nei mutamenti, l’impegno per prevenire in Italia una “emergenza fentanyl”, il potente oppioide sintetico che da anni dilaga invece negli Stati Uniti. Qui, raccontano gli addetti ai lavori, la circolazione è al momento limitata. Periodicamente però dei casi emergono, con il loro pericolosissimo corollario d’effetti anche letali. A metà agosto, tra le pagine della Gazzetta ufficiale è stato pubblicato il decreto del ministero della Salute sull’«individuazione delle strutture pubbliche di base deputate agli accertamenti medico- legali e tossicologico-forensi»: un documento corposo che aggiorna l’elenco dei laboratori (una ventina quelli coinvolti) per le analisi sulle sostanze stupefacenti, in particolare sui campioni sequestrati dalle forze dell’ordine, secondo una geografia che copre l’intero Paese e – soprattutto – disciplina un ampio spettro di droghe tra le quali il fentanyl e affini. A fine agosto, poi, sempre in Gazzetta ufficiale è stato recepito un regolamento dell’Unione europea sul controllo dei precursori delle droghe, quei composti di base – di per sé legali e impiegati variamente nella chimica – soggetti a monitoraggio perché sfruttabili anche per sintetizzare illecitamente degli stupefacenti. L’ultima novità è l’inserimento in questo elenco di due nuovi precursori (”4-piperidone” e “1-boc-4-piperidone” i loro nomi) «utilizzati nella maggior parte dei metodi di sintesi illecita per ottenere fentanil e analoghi del fentanil, stupefacenti molto potenti – si ribadisce nel regolamento europeo fatto proprio anche dall’Italia -, da 10 a 100 volte più forti dell’eroina. Di conseguenza, modesti quantitativi di 4-piperidone e 1-boc-4-piperidone (in kg) sono sufficienti per produrre milioni di dosi di prodotti finali di fentanili». Alert che si traducono in un ferreo controllo sulla tracciabilità e sul commercio – anche con l’estero – di questi elementi, con obblighi in capo alle aziende.
Era il marzo del 2024 quando il governo presentava il «piano di prevenzione contro l’uso improprio di fentanyl e altri oppioidi sintetici», e oggi l’attenzione rimane alta. L’impone la velocità di questo business illegale. «Negli ultimi 15 anni abbiamo visto un’evoluzione importante: accanto alle “vecchie” droghe di origine naturale estratte da piante, si sono associate quelle sintetiche», ragiona il professor Carlo Locatelli, direttore del Centro Antiveleni dell’Irccs Maugeri di Pavia, laboratorio di riferimento a livello nazionale per le intossicazioni da nuove sostanze psicoattive. È l’aspra legge di un mercato oscuro: «Le droghe sintetiche non sono soggette ai vincoli del meteo per la coltivazione, hanno costi più bassi e tempi molto contenuti – rileva Locatelli -. Il futuro andrà sempre più in questa direzione: il canale di vendita privilegiato è internet, siamo di fronte a un negozio globale aperto 24 ore su 24».
Quanto al fentanyl, «un massacro negli Usa», in Italia ha altre proporzioni: «Lo rintracciamo sporadicamente anche nelle intossicazioni (casi acuti di consumatori che finiscono in ospedale, ndr) ed è capitato anche in alcuni decessi, pur con numeri limitatissimi – specifica il tossicologo -. In Italia vediamo più spesso intossicazioni da nitazene, un’altra famiglia di oppioidi ancora più forti dei fentanili, un potenziale disastro su cui è necessario alzare le antenne. La scelta del governo di varare un piano nazionale è stata giusta: è necessario giocare d’anticipo, sulla prevenzione». È lo stesso principio che si nota negli ultimi interventi normativi: intercettare tempestivamente ogni segnale di rischio. «I precursori – spiega Locatelli – sono sostanze utilizzate per produrre queste molecole. È un mondo vasto, al cui interno c’è un lavoro dietro le quinte delle agenzie pubbliche: da un lato bisogna fermare eventuali “partite” destinate a usi illeciti, dall’altro lato è necessario garantire la produzione di ciò che è lecito. Il fentanyl è infatti un farmaco essenziale in ambito medico per la terapia del dolore». È invece l’uso “distorto”, quello che matura nei circuiti della marginalità e della dipendenza, che va circoscritto.
Cambiamenti frenetici, confini labili. Si riesce a tenere il passo del fenomeno? «In Europa sono state censite oltre mille sostanze psicoattive, vengono scoperte fino a un centinaio di molecole l’anno: non c’è mai stata una disponibilità così variegata di droghe, peraltro sempre più potenti e con danni maggiori – premette Locatelli -. Nei laboratori dei pronto soccorso i test sono generalmente però solo per le “quattro vecchie sorelle”: eroina, morfina, cocaina, Thc (il principio attivo dei cannabinoidi, ndr). Identificare una nuova droga nelle urine di un paziente, ad esempio, richiede la disponibilità di macchinari impegnativi e conoscenze nuove. Il sistema sta però migliorando e si sta attrezzando con alcuni grandi centri che possano fare rete».