Avvenire, 11 settembre 2025
Sempre di più gli alunni stranieri nelle scuole: negli ultimi 11 anni sono aumentati del 16%
La scuola riparte e circa otto milioni di studenti, da Nord a Sud, entro il 16 settembre torneranno, o saranno per la prima volta, tra i banchi: una popolazione che in solo 11 anni, dal 2024, è scesa di quasi il 10%. A calare, però, è stato il numero degli alunni autoctoni, scesi del 12,5%, mentre il contributo degli alunni con cittadinanza non italiana ha rallentato parzialmente questa emorragia con un più 16% dal 2014 a oggi. Sono queste le prime anticipazioni del Dossier Statistico Immigrazione 2025, che il Centro Studi e Ricerche Idos presenterà in forma completa il prossimo 4 novembre. Dati che, con la riapertura delle scuole, sono stati resi noti per offrire l’occasione di portare avanti il dibattito su scuola e immigrazione. Secondo i dati sul 2023/24, gli alunni stranieri sono 931.323, ma quasi due terzi di loro (607mila) sono nati in Italia. L’incidenza degli studenti nati qui ma senza cittadinanza italiana, in 11 anni è passata così dal 51,7%, sul totale degli studenti stranieri, al 65,2%. Circa la metà degli iscritti stranieri è di una delle cinque principali nazioni di origine: Romania, Albania, Marocco, Cina ed Egitto. Ma in classe entra davvero tutto il mondo: dal 42,9% degli alunni stranieri che ha la cittadinanza di un Paese europeo al 27,8% dell’Africa, il 20,7% dell’Asia e l’8,5% dell’America (quasi esclusivamente Latina).
A fronte di una popolazione scolastica in cui gli alunni stranieri incidono per l’11,6% sul totale degli alunni, il Dossier Statistico Immigrazione 2025 prende in esame le “Nuove indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo di istruzione”, che entreranno in vigore nell’a.s. 2026/2027, e avverte sul rischio che la scuola venga investita del compito di creare i nuovi italiani, «al di là delle loro origini», affinché corrispondano «a una supposta e compatta identità, coincidente con la nazione italiana e rappresentata dalla sua lingua, la sua geografia, la sua letteratura, il suo passato». Insomma, dopo decenni di circolari ministeriali particolarmente avanzate in materia di educazione interculturale, per il Dossier questo potrebbe essere «l’anno del ritorno alla centralità dell’identità nazionale nei programmi scolastici». «Non si è più tornati − come periodicamente avvenuto negli anni passati − a proporre forme di contingentamento degli alunni con cittadinanza straniera nelle classi, tramite soglie numeriche o spazi separati», aggiunge il Dossier. Tuttavia, è come se si fosse «alzato il tiro optando per un intervento più direttivo sui contenuti dell’insegnamento».
Intanto, però, questi studenti senza cittadinanza italiana continuano ad andare a una velocità diversa rispetto ai loro coetanei autoctoni. Lo dimostra per esempio il fatto che nel 2022/2023 la quota di alunni stranieri in ritardo scolastico era tre volte superiore a quella degli italiani, ossia il 26,4%, con un picco del 48% nelle scuole superiori. A prescindere dal loro rendimento, meno di un terzo degli alunni stranieri sceglie di proseguire gli studi in un liceo, mentre gli altri optano per istituti che orientano di più verso il mondo del lavoro già dopo il diploma, come quelli tecnici o professionali, dove la loro incidenza tra gli iscritti è quasi tre volte superiore che nei licei.