Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  settembre 11 Giovedì calendario

Rap, scandali e cocaina. I Clips, le pecore nere del concerto in Vaticano

Le loro canzoni sono praticamente un glossario del genere definito “Coke rap”, così come negli Usa chiamano quel filone del rap incentrato sul racconto del traffico e sul consumo di cocaina. I testi dei loro brani che non contengono neppure un riferimento agli stupefacenti si contano sulle dita di una mano. Per il resto, da Hello New World a Chinese New Year, passando per Ride Around Shining, il loro repertorio non si limita semplicemente a “glamourizzare”, se così si può dire, la droga (come avviene in molti casi di testi di rapper, in cui ciò che si racconta è spesso finzione che si basa su cliché), ma entra proprio nel gergo tecnico dello spaccio.
L’IMBARAZZO
E ora la presenza dei Clipse al mega-concerto organizzato in Piazza San Pietro da Andrea Bocelli e Pharrell Williams, trasmesso in diretta mondiale da Disney+, rischia di creare qualche imbarazzo in Vaticano. Come si può giustificare la partecipazione di due personaggi che dire controversi è dire poco come i fratelli Gene (in arte No Malice, 53 anni) e Terrance Thornton (in arte Pusha T, 48), attesi sabato sera a “Grace for the World”, a un evento ospitato nel cuore della cristianità?
LA CUCINA
A inserirli nel cast del concertone, che rientra nel programma della terza edizione del World Meeting Human Fraternity e si propone di «celebrare e promuovere la fraternità come valore universale e strumento di coesione sociale», è stato Pharrell Williams, il loro mentore, colui che li ha portati al successo alla fine degli Anni ’90, procurandogli un contratto discografico con la Elektra Records. Era il 2002 quando con Grindin’ scalarono le classifiche: nel testo descrivevano addirittura il metodo di preparazione della cocaina in cucina, con dettagli tecnici. «Sfondò solo dopo nove mesi. Se diventò un successo, fu al 100% grazie agli spacciatori», avrebbe dichiarato nel 2002 Terrance Thornton. Sebbene in un’intervista del 2007 quest’ultimo abbia dichiarato di non aver mai assunto cocaina, ha lasciato intendere che il suo coinvolgimento era nei traffici, perché «il rap ha sempre avuto origini reali».
Non a caso in Open Air, brano contenuto nell’album del 2022 It’s Almost Dry, scomodando una figura dell’Antico Testamento come Mosè rappava: «In questi Dieci Comandamenti del crack, io sono Mosè». Il fratello nel 2011 spiazzò tutti mettendosi a fare rap cristiano, tanto da decidere di cambiare il suo nome d’arte dall’originale Malice ("Malizia") a No Malice ("Niente malizia"), ponendosi in contrapposizione a Pusha T. A spingerli a tornare a fare un disco insieme ci ha pensato la morte dei genitori e così a luglio è uscito Let God Sort Em Out, prodotto da Pharrell e ispirato ai lutti. Titolo tradotto: “Lascia che ci pensi Dio”. Basterà per far parlare di una redenzione?