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 2025  settembre 11 Giovedì calendario

Sferrò un pugno a Lucia Regna. I giudici: «Non sono maltrattamenti, va compreso il contesto»

Un anno e mezzo di reclusione, con la condizionale, in primo grado, per l’uomo che nel luglio 2022 sferrò un pugno all’ex moglie, Lucia Regna, colpendola al volto fino causandole la frattura dell’orbita con un indebolimento della vista. La sentenza del tribunale, resa nota nelle scorse settimane, ha escluso i maltrattamenti e riconosciuto solo le lesioni personali per quel singolo episodio.
Perché sono stati esclusi i maltrattamenti
«Il procedimento è nato ed è incentrato su uno specifico episodio di lesioni personali di prova assolutamente evidente – riportano le motivazioni dei giudici Paolo Gallo, Elena Rocci e Giulia Maccari – verificatosi il 28 luglio 2022. Attorno a questo specifico episodio è stata poi costruita un’imputazione di maltrattamenti aggravati (l’imputazione più grave). L’istruttoria dibattimentale ha accertato l’insussistenza di quel reato”. Secondo i tre giudici la deposizione di Regna è risultata «largamente inattendibile». I giudici spiegano che per i sedici anni «che intercorrono fra le nozze nel 2004 e la pandemia nel 2020 quello che la parte civile ha potuto rimproverare al marito è una propensione per il gioco». Il collegio ha trattato la questione di eventuali violenze fisiche usate dall’imputato verso la moglie. La conclusione a cui sono giunti i giudici è la seguente: «La parte civile si è espressa in termini artificiosi e ambigui – si legge nelle motivazioni – Va evidenziato che dal tenore delle domande del difensore e delle risposte di Regna si comprende chiaramente che vi fu un solo episodio di contatto fisico fra imputato e parte civile: si trattò di una spinta al viso con una mano». Sulla scorta di approfondimenti e testimonianze il collegio spiega che «deve pertanto escludersi l’esistenza del reato di maltrattamenti prima del 28 luglio 2022 (giorno in cui l’imputato colpì la moglie con un pugno».
Gli insulti
Frasi come «sei una puttana», «non vali niente», «non sei una madre» – rivolte alla moglie davanti ai figli – secondo i giudici sono frasi da ricondurre «nel loro specifico contesto». Scrivono Gallo, Rocci e Maccari: «l’amarezza per la dissoluzione della comunità domestica era umanamente comprensibile». Riguardo alle frasi, i giudici aggiungono che non si è di fronte al reato di maltrattamenti.
Il pugno
I giudici citano il violento pugno sferrato a Regna dal marito spiegando che «vanno preliminarmente disattese le blande obiezioni del difensore dell’imputato il quale ha chiesto dichiararsi che il marito ha agito “in presenza di una causa di giustificazione” (non indicata) ovvero con mera colpa e non con dolo». I giudici sono chiari sull’episodio di lesioni contestato: «La ricostruzione che precede mostra chiaramente che il pugno fu un gesto volontario e che nessuna causa di giustificazione può essere invocata».
I figli e l’avvocata di parte civile
I due figli, che in aula stringevano la mano alla madre, non hanno dubbi: «Donne, denunciate subito», scrissero a scuola mostrando la foto della madre tumefatta. Oggi faticano a comprendere una decisione che, a loro giudizio, non restituisce giustizia.
Anche l’avvocata di Lucia, Annalisa Baratto, denuncia la sproporzione della decisione: «Una sentenza che ridimensiona le violenze subite e mortifica la vittima, mentre concede indulgenza a chi l’ha ridotta così».
Di segno opposto la reazione del difensore dell’imputato, Giulio Pellegrino: «Una pronuncia esemplare per rigore e attenzione ai fatti».