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 2025  settembre 10 Mercoledì calendario

Da 30 a 80 anni in soli venti minuti: la tuta speciale che simula gli acciacchi della vecchiaia

Come ci si sente ad essere vecchi? A camminare con passo incerto, a perdere l’equilibrio, a non riuscire a raggiungere gli scaffali più alti dei supermercati? Con l’età gli acciacchi aumentano, diventa difficile svolgere attività fisiche che un tempo si facevano a occhi chiusi. Tuttavia non è facile far capire ai familiari che cosa significa dover convivere quotidianamente con il mal di schiena, il mal di gambe, la camminata insicura, la costante paura di cadere. 
La vecchiaia si può però «sperimentare». L’AgeLab del Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston, un laboratorio interamente dedicato alla ricerca sull’invecchiamento ha sviluppato da qualche tempo una tuta, Agnes (acronimo di Age Gain Now Empathy System, i primi prototipi risalgono al 2006) che simula quello che succede al corpo quando gli anni avanzano per offrire ai più giovani, ai medici, ai designer un’idea più chiara di quali siano le sfide fisiche ed emotive che ogni anno devono affrontare le persone anziane vivendo sulla propria pelle il peso (stavolta non figurato) della vecchiaia. 
Gli effetti dell’invecchiamento riprodotti
Joseph Coughlin, direttore del Mit AgeLab, ha spiegato: «Usiamo Agnes per far sperimentare a ricercatori e studenti la frustrazione e la fatica che provano spesso gli anziani». E così, indossando Agnes, è possibile passare dai 30 agli 80 anni in appena venti minuti. Esistono diversi video che mostrano il funzionamento della tuta, ma di recente la giornalista del Wall Street Journal Amy Dockser Marcus ha sperimentato di persona Agnes. «Due ricercatori mi hanno aiutata a indossare la loro tuta per la simulazione dell’invecchiamento» scrive sul quotidiano americano. «Hanno iniziato con un giubbotto zavorrato da sette chili e hanno stretto le cinghie attorno al mio corpo. Poi hanno aggiunto pesi intorno alle caviglie e ai polsi per replicare la sensazione di perdita di massa muscolare tipica dell’invecchiamento». 
La giornalista è poi stata aiutata a indossare una tuta blu sopra i pesi. Intorno alla vita è stata aggiunta un’imbracatura con corde elastiche agganciate a polsi e caviglie. «Le corde hanno ridotto la mia flessibilità, accorciato il passo e reso difficile restare in piedi senza curvarmi. Mi hanno messo un collare imbotitto per limitare la rotazione del collo e degli occhiali per distorcere la vista. Le ciabatte imbottite con schiuma ai piedi hanno messo a dura prova il mio equilibrio».
Agnes lavora anche sulla percezione sensoriale con i guanti che riducono il tatto, gli occhiali che simulano disturbi della vista, tappi alle orecchie che limitano l’udito. La speciale tuta riproduce circa una ventina di effetti dell’invecchiamento ma non interviene ancora sul senso del gusto e dell’olfatto, che pure si riducono con l’età e non può neppure simulare problemi cognitivi. 
Non si tratta – precisano i ricercatori del Mit – di una rappresentazione perfetta di come ci si sente a settanta o a ottant’anni, ma uno strumento di esperienza empatica per cercare di vedere e capire il mondo in modo diverso.
Nei panni di un anziano
La versione originale della tuta Mit AgeLab è stata concepita come parte di un’esercitazione di formazione per ingegneri, progettisti e addetti al marketing di una casa automobilistica tedesca con l’obiettivo di valutare cosa i clienti più anziani potessero desiderare in auto di lusso. Negli anni il team del MIT ha modificato la tuta per migliorare  sempre di più la simulazione dell’invecchiamento. 
Trascorrere una giornata intera con Agnes addosso ha permesso alla giornalista del Wall Street Journal di capire che cosa avrebbe potuto aspettarsi negli anni a venire. La consapevolezza delle tante limitazioni fisiche è stato uno stimolo per allenarsi e mantenere un’adeguata massa muscolare e ha sollecitato una riflessione su come si rischia di vivere in età avanzata se non ci si prende cura di se stessi fin da bambini.
Le sfide affrontate nelle attività quotidiane sono state notevoli. Anche un banale giro al supermercato si è rivelato tutt’altro che semplice. «Ho avuto difficoltà a raggiungere i prodotti sugli scaffali più alti a causa della limitazione dei movimenti delle braccia. Stare in punta di piedi mi ha aiutato a raggiungere alcuni articoli, il che mi ha ricordato l’importanza degli esercizi per allungare i muscoli e migliorare l’equilibrio» scrive. I guanti hanno reso più complicato l’utilizzo della tastiera delle casse automatiche e gli errori nel digitare i prezzi hanno provocato lunghe code: «Mi sono ripromessa di essere più paziente quando ci sono persone che hanno bisogno di più tempo». Anche lo scontrino appariva sfocato a causa del deterioramento della vista. Salire sulla metropolitana ha richiesto molta concentrazione per evitare di inciampare e cadere, così come attraversare la strada: «Avevo 14 secondi per passare l’incrocio: normalmente lo avei fatto senza pensarci due volte ma con Agnes addosso mi sentivo impacciata e lenta. Mi sono girata a sinistra con tutto il corpo e non solo con il collo a causa del collare che simulava la compressione spinale: il traffico era intenso, le macchine in attesa del semaforo verde e ho immaginato l’impazienza degli automobilisti. Non ho voluto correre rischi, e ho aspettato di avere tutto il tempo del semaforo successivo per attraversare la strada».
«Tutti si concentrano sul carico fisico» ha commentato  Joseph Coughlin, direttore del Mit AgeLab. «Ma prendere questo tipo di decisioni implica un notevole carico cognitivo che la tuta non può simulare». Un conto è un’esperienza di un corpo anziano con un cervello giovane, ma l’esperienza diventa ancora più complessa quando anche il cervello è anziano. 
Lo scopo della tuta Agnes
Lo scopo della tuta non è naturalmente solo provocare uno choc emotivo per chi la indossa. L’empatia che è in grado di generare aiuta ingegneri, designer, opeatori sanitari a capire meglio i problemi fisici con cui gli anziani devono avere a che fare tutti i giorno per migliorare così la progettazione dei trasporti pubblici, negozi al dettaglio, dispositivi medici e imballaggi di prodotti. 
Ha indossato Agnes anche Chris Hemsworth, che nel documentario della National Geographic, intitolato Limitless con Chris Hemsworth (2022) si sottopone a una serie di esperienze estreme per testare i limiti del corpo umano. Ma dopo gelo e digiuni, l’ultima sfida che affronta l’attore è quella dell’età: si oppone con forza a pesi ed elastici ma alla fine deve proprio accettare i limiti del proprio corpo diventato (per qualche ora) anziano.