Corriere della Sera, 11 settembre 2025
«Sbagliai a portare i foglietti ma Bongiorno mi umiliò in tv. Ci ho sofferto per tanti anni, oggi faccio la psicoterapeuta»
Sono passati trentacinque anni. Altra Italia. Presidente della Repubblica Cossiga, del Consiglio Andreotti. Tangentopoli all’orizzonte, c’è fermento per Italia 90. In tv, Rai e Fininvest: Pippo Baudo e Mike Bongiorno, Raffaella Carrà e Corrado. Il 3 maggio, su Canale 5 a Telemike, va in onda quella che diventerà una delle scene più iconiche della televisione italiana.
Maura Livoli è una giovane donna di Roma, partecipa al quiz ma non è in forma. Alle domande finali è agitata e sembra armeggiare con dei foglietti. Mike Bongiorno sbotta: «Signorina, posso domandarle che cosa sta facendo?». L’assistente del conduttore si precipita in cabina e trova un bigliettino che Livoli sta nascondendo nel reggiseno. Viene colta in flagrante di fronte a milioni di telespettatori. Mike: «Complimenti, signorina. Vogliamo vedere qui? Come gli scolaretti a scuola. Come si permette, mentre io sto leggendo le domande per un valore di 120 milioni? Lei stava compiendo una truffa...». Squalifica. La concorrente sviene, il conduttore rincara: «Volete portarla fuori? Adesso non so se qui facciamo delle sceneggiate...».
Dell’episodio si parla in tutta Italia, gli ascolti schizzano. La scena resta cult. La signora Livoli oggi ha 67 anni, è nel suo studio a Roma, dove fa la psicologa e psicoterapeuta. Risponde al terzo squillo. «No, grazie». Nel senso che... «Nel senso che non ne parlo più. Mi ha fatto soffrire tanto, questa storia».
Ci vuole raccontare come andò davvero?
«A fine tabellone, durante le registrazioni, ebbi una colica renale, diagnosticata poi anche al San Raffaele, e chiesi di interrompere. In studio derubricarono il caso a un attacco d’ansia, quelli che io curo, e mi diedero delle gocce. Andai avanti, ma non ero lucida».
E quei bigliettini?
«Furono un errore. Ma glielo ripeto: non ero in me. Se lo fossi stata non avrei portato i foglietti in cabina oppure li avrei gettati a terra, non sotto il reggiseno. Mi servivano per ripassare, non c’erano scritte le domande. Detto ciò, quella reazione di Mike...».
Come la definisce?
«Un’umiliazione. Si metta nei panni di una ragazza di trent’anni. Meritavo la squalifica, ma fu il modo a ferirmi, come venni trattata in onda, addirittura si parlò di sceneggiate. E solo alcuni giorni dopo mi accorsi del prezzo che avrei dovuto pagare».
Cioè?
«Dopo la messa in onda divenni un bersaglio, ricevevo telefonate anonime a casa. Addirittura quando trafugarono la salma di Mike Bongiorno dissero: “Sarà stata la signorina Livoli…”. Una gogna per cui ho sofferto e pianto, anni dopo dovetti cambiare nome sui social».
Un uragano anche per la sua famiglia.
«Ero orfana di madre, avevo solo papà. È morto sei anni dopo. Lo devo ringraziare, anche lui è stato male per tutto quel trambusto. Voglio dire, in quegli anni Mike entrava nelle case di tutti. Io ero quella che aveva ricevuto quella ramanzina assurda...».
Provò a difendersi.
«Con mio padre decidemmo di chiedere un risarcimento, che avremmo devoluto in beneficenza. Dopo dieci anni venne archiviato tutto. Con un telegramma costato un milione di lire chiesi formalmente di non mandare in onda la registrazione, e invece prima della puntata furono trasmesse delle anticipazioni, a mo’ di scoop. Del resto avevo firmato una liberatoria. Un noto avvocato mi disse: “Chiediamo un miliardo e mezzo”, poi mi mollò e me lo trovai dall’altra parte».
Cos’è rimasto di quell’episodio, anni dopo?
«Tristezza, un po’ di disagio. Per anni è capitato che alcuni miei pazienti, in studio, mi chiedessero se fossi io quella dei bigliettini a Telemike. Ho passato il tempo a spiegare che si è trattato di un incidente di percorso, che ho sbagliato, ma stavo male. E pensare che non ci dovevo neanche andare, a Telemike».
Spieghi.
«Avevo fatto domanda per partecipare come concorrente alla Ruota della Fortuna. Mike Bongiorno e Illy Reale, al provino, mi dissero: “Signorina, lei è così preparata, perché non viene a Telemike?”. E mi chiesero di documentarmi su Guglielmo Marconi, per i novant’anni dalla scoperta del telegrafo senza fili. Andai in biblioteca, presi tutti i tomi disponibili su Marconi e mi misi a studiare. Dopo alcuni mesi fui chiamata a registrare».
Perché non ha più parlato di questa storia?
«Ho cercato di lasciarmela alle spalle, di ricominciare. Ai tempi mi chiamò anche la segreteria di Bruno Vespa per invitarmi in trasmissione. Rifiutai, temevo avrebbero rimandato in onda lo spezzone. Pensi che non ho più neanche la cassetta. Non l’ho più rivista».
Ha mai pensato di chiudere il cerchio, tornando in tv?
«Sono stata tentata di ripartecipare a qualche trasmissione, per ripartire. Ma ce l’ho fatta lo stesso: non mi manca nulla. Dopo aver scritto centinaia di articoli scientifici, un manuale per l’esame di Stato, saggi e libri di narrativa, non devo più dimostrare nulla a nessuno».
Riesce a immaginarla nella tv di oggi una vicenda simile?
«Difficile. Se capitasse, dopo un’umiliazione del genere, il conduttore sarebbe costretto a scusarsi in diretta. Con una donna, poi...».
Cosa intende?
«Che se in quella puntata al posto della signorina Livoli ci fosse stato un uomo la reazione sarebbe stata diversa. Meno aggressiva».
Tornasse indietro?
«Secondo lei? Non parteciperei più».
Ha poi rivisto Mike Bongiorno?
«Una sola volta, in tribunale. L’ho perdonato: lui era solo il conduttore di una trasmissione ben più grande, la sua responsabilità fu l’aver usato quei modi. Il castello su quella vicenda lo costruirono altri. Ripeto: a fronte di un mio errore».
Capitolo chiuso, dunque.
«Sì, anche se ho sofferto molto, ma poi la vita scorre. Ora la saluto, comincia La Ruota della Fortuna. Non ho smesso di guardare i quiz. E, non per vanità, ma le so tutte»