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 2025  settembre 09 Martedì calendario

Giustizia, corsa per gli obiettivi del Pnrr 235 mila processi da smaltire in 9 mesi

Il decreto, a più di un mese dall’approvazione in consiglio dei ministri, è “atterrato” in Commissione giustizia alla Camera, dove dadomani inizierà il suo iter per la conversione. Un percorso che dovrà dunque essere veloce. Non solo perché il provvedimento altrimenti scadrà il prossimo 4 ottobre, ma soprattutto perché sulla giustizia civile i tempi per centrare gli obiettivi del Pnrr sono diventati davvero stringenti e i target appaiono ancora lontani. Andiamo con ordine. Entro giugno del prossimo anno, vale a dire tra poco più di nove mesi, dovranno essere “smaltiti” 235 mila vecchi procedimenti che giacciono nei cassetti dei tribunali (200 mila in primo grado e 35 mila in appello). Ma, soprattutto, come previsto dal piano di ripresa e resilienza, andrà ridotto rispetto al 2019, il “disposition time”, vale a dire la durata media dei processi, del 40 per cento. Per adesso, secondo quanto riporta la stessa relazione illustrativa del decreto consegnato alla Camera, siamo in affanno. I dati relativi al 2024, spiega la relazione, segnalano una riduzione del 20,1 per cento del disposition time totale rispetto al 2019, con un contributo dei tribunali del 12,2 per cento, delle corti di appello dell’11,8 per cento e della Corte di cassazione del 27,5 per cento. Il raggiungimento dell’obiettivo di riduzione del 40 per cento della durata dei processi totale richiede quindi un ulteriore decremento del 19,9 per cento, da conseguirsi entro il 30 giugno 2026. Domani in pratica.
In che modo il provvedimento dovrebbe accelerare la definizione dei procedimenti? Per esempio fino a giugno 2026, i giudici onorari potranno essere utilizzati in supplenza per coprire vacanze nell’organico dei giudici professionali. Il Csm potrà spostare magistrati da un ufficio a un altro considerando prioritario lo smaltimento dell’arretrato, derogando a vincoli previsti nei limiti di servizio e collegi. Inoltre i magistrati potranno essere trasferiti, su base volontaria, presso corti d’appello “in difficoltà" (ossia che non hanno raggiunto gli obiettivi Pnrr), con un’indennità pari allo stipendio mensile di un magistrato ordinario con tre anni di anzianità per un massimo di 2 anni. Il valore lordo mensile dell’indennità, secondo il prontuario delle competenze 2024, è di 3.836,68 euro. Inoltre fino a 500 magistrati ordinari potranno essere “applicati a distanza” (da remoto) presso tribunali di primo grado, sempre su base volontaria; questi magistrati devono decidere almeno 50 procedimenti civili maturi per la decisione, attraverso udienze da remoto o con deposito di note scritte.
I magistrati che aderiscono all’applicazione a distanza riceveranno una “indennità di disponibilità” pari a tre volte l’indennità mensile prevista per la sede disagiata. Vale a dire 15.273 euro ciascuno. Una somma che potrà essere raddoppiata se lo saranno anche i procedimenti chiusi.Ma la domanda è se queste misure basteranno. Non va dimenticato che i tempi dei processi civili sono uno dei fattori più importanti per l’attrattività di un Paese. Lo stesso Pnrr aveva stanziato, a questo proposito, circa 2,2 miliardi di euro per aiutare la giustizia a smaltire l’arretrato e tagliare i tempi, facendo leva sull’assunzione a termine di diecimila addetti dell’Ufficio del processo. «Una esperienza a questo punto», spiega Massimo Battaglia, segretario generale di Confsal-Unsa, il primo sindacato della giustizia, «che può essere considerata fallimentare». Per riuscire a centrare gli obiettivi del Pnrr e smaltire i processi arretrati (oltre a tagliare i tempi della giustizia civile), secondo Battaglia occorre «un tavolo, una task force, che metta insieme tutte le componenti che hanno un ruolo nel procedimento: i magistrati, gli avvocati e il personale amministrativo». La giustizia ha una carenza di 15 dipendenti, soprattutto cancellieri. Da soli, insomma, i magistrati non bastano.