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 2025  settembre 09 Martedì calendario

Incidenti aerei, la fuga (sbagliata) con il bagaglio causa la morte di un passeggero su 4: lo studio

Nei casi di emergenza a bordo di un aereo, ogni secondo conta. Nonostante questo, ancora troppe persone continuano a pensare prima al proprio trolley che alla sopravvivenza (collettiva). Come dimostra, tra gli ultimi casi, quanto accaduto l’estate scorsa su un volo American Airlines: decine di passeggeri hanno abbandonato il velivolo con giacche, zaini e, in alcuni casi, borsoni. Un imponente studio di 168 pagine commissionato dalla Federal Aviation Administration (FAA) fornisce prove che lasciano pochi dubbi: recuperare i bagagli durante un’evacuazione può moltiplicare le vittime.
Gli esperti del Fire Safety Engineering Group dell’Università di Greenwich hanno analizzato l’impatto del recupero dei trolley sulle evacuazioni d’emergenza. Utilizzando un software di simulazione – uno dei più avanzati al mondo per modellare i movimenti delle folle in spazi limitati – hanno ricreato migliaia di evacuazioni su un aereo a corridoio singolo, con configurazione simile a un Boeing 737 o un Airbus A320, con 185 persone a bordo (180 passeggeri, 3 assistenti di volo e 2 piloti) e solo metà delle uscite disponibili. Si tratta di una condizione frequente negli incidenti reali, perché fumo, fuoco o impatto possono rendere inaccessibili porte e scivoli.
Stimando 168 persone potenzialmente capaci di raccogliere gli effetti personali, sono state testate quattro ipotesi: quella «base», con tutti i passeggeri diligenti e quindi nessuno che recupera gli effetti personali; e quelle, rispettivamente, con un quarto, la metà e i tre quarti dei viaggiatori che invece perdono tempo a prendere il bagaglio prima di abbandonare il velivolo. Per ogni scenario sono state simulate mille evacuazioni, per un totale di quattromila test.
Le sorprese, anche nello scenario migliore, non mancano. Le norme stabiliscono che un aereo, per essere certificato, deve poter essere evacuato in 90 secondi (limite entro cui un aereo in fiamme può diventare «inabitabile»), con metà delle uscite operative. Ma – si legge nel documento – già nello scenario «base», senza passeggeri che recuperano bagagli, la media è risultata di 121 secondi (con un minimo di 110). Allo scoccare dei 90 secondi, 146 su 185 persone riescono a salvarsi.
Gli esperti hanno anche notato che il tempo medio per recuperare un trolley dalla cappelliera è di 5,3 secondi, ma in alcuni casi supera i 15 secondi. Un’eternità in una cabina piena di fumo. La situazione peggiora negli altri scenari. Quando il 25% delle persone a bordo (42 individui) si porta via gli effetti personali, l’evacuazione media avviene in 137 secondi, con picchi di 200. Questo significa che, dopo 90 secondi – il limite previsto dalle norme – restano a bordo 42 persone, 3 in più rispetto allo scenario base.
Quando la metà dei viaggiatori si ferma per il trolley, il jet si svuota in 169 secondi (quasi tre minuti), con punte di oltre 220. E dopo 90 secondi restano a bordo in media 11 persone in più rispetto allo scenario base, quindi nel complesso 53. Che salgono a 25 individui aggiuntivi (64 bloccati dentro nel complesso) con una quota di recupero del 75% dei bagagli e un abbandono medio di 200 secondi, con picchi di 272.

Ogni secondo trascorso in cabina significa maggiore esposizione a calore e fumi tossici. Per questo la sopravvivenza in un incendio post-impatto si misura in secondi. Nel 2019, per esempio, un Sukhoi Superjet-100 prese fuoco all’atterraggio a Mosca: molti passeggeri fuggirono con le valigie e 41 persone rimasero intrappolate, morendo tra le fiamme. Proprio quel comportamento è stato indicato come uno degli aspetti cruciali che hanno portato a un così alto bilancio di vittime.
Ad aggiungere complessità è anche il fatto che il tasso di rischio varia a seconda della posizione in cabina. «Anche quando fino al 75% dei passeggeri recupera i bagagli, l’esito dipende comunque in parte dalla distribuzione casuale di chi raccoglie i bagagli e dalla zona di seduta dei passeggeri», si legge nel rapporto. «Di conseguenza, non tutti i viaggiatori subiscono lo stesso impatto. I passeggeri seduti nella parte posteriore dell’aereo risultano significativamente più penalizzati dai raccoglitori di bagagli».
E infatti i tempi medi di evacuazione per chi siede dietro superano i 159 secondi, oltre il doppio rispetto allo scenario senza bagagli. Chi invece siede davanti è leggermente più «protetto», con ritardi medi intorno ai 30 secondi. Ma anche questo tempo aggiuntivo può risultare fatale, considerando che molti incidenti producono fumi tossici già nei primi due minuti. «Ogni secondo perso per un bagaglio è un secondo tolto alla sopravvivenza collettiva», scrivono i ricercatori.
Ma perché accade? Gli psicologi parlano di «comportamento possessivo sotto stress»: in una situazione di panico, molti cercano di preservare gli oggetti più familiari, come il bagaglio (anche magari per portarsi via documenti di identità e denaro). Altri sottovalutano il rischio, convinti forse che afferrare la valigia richieda solo un attimo. Un «attimo», è il parere degli esperti, che ripetuto da decine di persone diventa un muro nel corridoio. Un trolley recuperato in cabina può bloccare la fila dietro, rallentare la salita su uno scivolo e persino danneggiarlo, compromettendo la via di fuga.
Lo studio, oltre a suggerire alle autorità – come la FAA – di promuovere campagne di sensibilizzazione «più realistiche, che mostrino i rischi concreti del recupero bagagli», e a proporre «video di sicurezza aggiornati, con messaggi più incisivi: “Lasciate tutto, le vostre vite valgono più di una valigia”», oltre a «regolamenti più severi» («ad esempio, limitazioni sull’uso delle cappelliere o persino sanzioni per chi, in caso di emergenza, non rispetta le procedure»), suggerisce anche di effettuare nuove simulazioni obbligatorie nei test di certificazione, «che considerino il comportamento reale dei passeggeri e non solo quello ideale».