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 2025  settembre 09 Martedì calendario

Se ti riciclo anche l’auditorium

«Nulla si spreca, tutto si recupera». Dalle graffette al transatlantico. È il motto del Banco delle Cose che dal 2009 restituisce nuova vita a quel «tutto»: milioni di pezzi, una moltitudine di oggetti di uso quotidiano, molti nuovi – dalle mattonelle al cestino portacarta, dagli occhiali alla lacca per capelli – stipati nei magazzini, fuori moda, superati, frutto di sovraproduzione, condannati dai tempi moderni o da cavilli giuridici che li archiviano come fuorilegge.
Classificato come «1 pezzo», nei documenti del Banco, quest’anno c’è anche un Auditorium da 300 posti. È stato consegnato all’associazione Beth Shalom, che ha molte ramificazioni nel mondo, accoglie migranti, famiglie in difficoltà. «Lo hanno richiesto per le loro riunioni» spiega Silvio Pasero, presidente del Banco delle Cose. E così, alla voce «1 pezzo» nei resoconti del 2021 troviamo un prefabbricato: Sea Aeroporti lo aveva destinato all’area check-in durante la ristrutturazione dello scalo milanese di Linate. Invece di essere smontato e finire in discarica tramite il Banco l’ha ceduto all’Associazione Nazionale Alpini, che l’ha rimesso in funzione a Brescia dov’è un centro operativo, di formazione e base logistica.E sono disseminati per il mondo arredi e attrezzature costose per quanto datate di due cliniche private che il Gruppo San Donato ha fuso e trasferito nel nuovo ospedale da sedici piani realizzato nell’area che ospitò Expo 2015.
Va ricordato che fu proprio nel 2016, sull’onda dell’entusiasmo dell’Expo, che il Parlamento approvò la cosidetta «Legge Gadda» (la numero 166) dal nome della relatrice, la deputata Maria Chiara Gadda. La legge prevede facilitazioni burocratiche e sgravi fiscali per chi dona cibo e farmaci. Nel 2018, la platea si è allargata a cartoleria e cancelleria, presidi medico-chirurgici, igiene per la casa e per la persona. Dal febbraio 2020 si sono aggiunti i libri. Non voleva essere una legge «svuota magazzini», precisò allora la deputata ma «di risposta al bisogno delle persone. Lo Stato rinuncia alle entrate fiscali se in coerenza con la solidarietà».
Oggi, però, precisa Pasero, qualche aggiustamento va fatto: «Talvolta le norme ci ostacolano. Per esempio, riutilizzare materassi in ottimo stato (donati da alberghi che per mantenere i loro standard elevati di qualità hanno un ricambio molto alto) richiede certificazioni complesse. Ma c’è anche il tema delle carceri italiane. Non hanno all’interno uno studio dentistico. Se un detenuto ha mal di denti, occorre spostarlo su un cellulare con poliziotti di scorta per recarsi in un centro adeguato. A noi vengono spesso proposti “riuniti” dismessi dagli studi dentistici ma per riutilizzarli in Italia servono certificazioni complesse». Simile la sorte di centinaia di prodotti per l’igiene: un’azienda può donare solo ciò che non è più in commercio. Ma il motto è «nulla si spreca». E il Banco delle Cose che ha 500 aziende donanti già registrate e oltre 900 associazioni/enti accreditati, può raggiungere 41 Paesi nel mondo dall’Albania al Venezuela, dove il riuso di apparecchiature medicali non è ostacolato. Anzi. «Per questo interi studi dentistici che hanno funzionato fino a ieri sono andati in Guinea Bissau nelle strutture gestite dai missionari del Fatebenefratelli». Così 4 ambulanze che erano di stanza all’aeroporto di Malpensa (avevano percorso 10mila km ma non potevano più circolare per le disposizioni antismog) sono in Etiopia.
«L’anno del Covid per noi – conclude Pasero – ha segnato la svolta. La legge che era nata per il Banco Alimentare e il Banco Farmaceutico è stata estesa e inoltre abbiamo avuto in comodato d’uso il primo capannone dove stoccare le donazioni». Il Banco è cresciuto. E rispetto al 2019 quando con un bilancio da 20 mila euro trattava beni per oltre un milione, oggi è impossibile quantificare il valore di quanto viene salvato dalle discariche. Gianni Di Pilato è uno dei volontari che gestiscono il Banco delle Cose: «Siamo degli intermediari, le aziende ci chiamano, noi scriviamo alle non profit iscritte. Se interessa, assegniamo. Per gli arredi più ingombranti, abbiamo un catalogo: l’associazione sceglie e va in azienda a ritirare accompagnata da un nostro volontario».
Ci sono «cose» di cui non immaginiamo la seconda vita, conclude Di Pilato: «Con i nostri distruggi documenti in Africa prendono la carta, la bagnano, essiccano e fanno mattoni, utili per le costruzioni. O da bruciare». Il Banco delle Cose «è un sistema nato senza una progettazione a tavolino, che intercetta ogni opportunità di riduzione dello spreco – conclude il vicepresidente Giorgio Medici – ed è un concetto di economia circolare nuovo. Ora lavoreremo in rete con gli altri Banchi sulla normativa. Consapevoli che tutti assieme siamo un modello unico al mondo».