Corriere della Sera, 9 settembre 2025
Manovra, caccia ai fondi per le nuove misure. L’ipotesi di detassare la tredicesima
Una manovra per chiudere il programma di governo, senza voli pindarici, e da fare in due tempi, rinviando a primavera le decisioni concrete sulla difesa. A questo si preparano i tecnici del ministero dell’Economia, che stanno mettendo insieme la legge di Bilancio. Il ’26 sarà di fatto l’ultimo anno per vedere i risultati della politica economica del governo, perché nel ’27 si vota. E dunque la manovra di quest’anno diventa tappa essenziale per il completamento dei programmi di legislatura, dalla riforma fiscale al piano per la famiglia, immigrazione, sicurezza, sui quali dunque, secondo il ministro Giancarlo Giorgetti, bisognerà concentrarsi.
A Cernobbio il titolare dei conti è stato prudente, ma a differenza del passato non ha bollato tutte le indiscrezioni estive sulla manovra come «infondate». Certo, ha detto, sono circolate ipotesi «fantasiose», ma altre «verosimili» e alcune pure «stimolanti». Sarà che la maggioranza ha imparato a fare i conti con le nuove regole Ue, che non consentono di spendere i tesoretti, e che il grosso è stato fatto rendendo strutturale il taglio del cuneo e delle tasse per i redditi bassi, vero è che nessuno ha avanzato stavolta richieste impossibili.
Il problema per Giorgetti è che sono quasi tutte proposte di spesa, e che sono già troppe. Pochi si preoccupano di recuperare risorse. E in questa ottica, nei corridoi del Mef, appaiono più verosimili e stimolanti che fantasiose le ipotesi di un nuovo contributo dalle banche. O di una tassa sui buyback azionari, già esaminata l’anno scorso.
Fondi aggiuntivi non serviranno per correggere i conti, ma andranno comunque trovati per chiudere il programma. Per agire sul ceto medio con la seconda aliquota Irpef al 33% e lo scaglione a 60 mila euro, più che «verosimile», servono 4 miliardi, ma ci sono già quasi tutti nel Fondo riforma. La detassazione delle tredicesime, è invece «una proposta un po’ azzardata» come dice lo stesso Tajani che l’ha chiesta ieri – parlando al Forum della competitività organizzato da Assolombarda con A2A – ma non fantasiosa perché riscuote consensi anche in FdI. Un po’ più difficile è la nuova rottamazione delle cartelle (da 2-3 miliardi) chiesta dalla Lega, con l’estensione della flat tax. Tra le proposte ci sono gli interventi sulle pensioni, la flat tax sugli straordinari, le richieste dei ministri (2 miliardi dalla Sanità), la decontribuzione per le paghe basse, le detrazioni sui libri scolastici. Tutte cose giuste, ma difficili da fare insieme.
Il quadro dei conti sarà chiaro solo tra un paio di settimane. Il primo ottobre il Mef presenterà il Documento di finanza pubblica, il 20 il Documento di bilancio e l’articolato della manovra. Benché la discesa del deficit sotto il 3% già nel ‘25 sia probabile, occorrerà attendere i primi mesi del ‘26 per l’uscita formale dalla procedura Ue. E per l’attivazione della clausola che consente di non tener conto delle spese militari sul disavanzo. Questa legge di Bilancio, dunque, non potrà finanziare in deficit le nuove spese per la difesa. Lo si farà solo a primavera, lasciando qualche margine perché la clausola Ue è solo temporanea. Ed è un’altra ragione per la quale la manovra alle porte dovrà rimanere prudente.