repubblica.it, 8 settembre 2025
Camila Sosa Villada: “Non chiamatemi trans, sono una scrittrice”
Camila Sosa Villada ha una di quelle vite che ne contengono mille: ha fatto la prostituta, l’attrice e ora è una scrittrice affermata. In Argentina i suoi libri sono bestseller. Lei oggi se la ride, è ricca e dice subito che “questo fa la differenza”. Provoca col sorriso, è una trans, ma dice subito che non le va a genio essere definita “trans”. Intanto, canta tra una domanda e l’altra e si sventola con un ventaglio. Intona Luigi Tenco: “Vedrai, vedrai, vedrai che cambierà. Forse non sarà domani, ma un bel giorno cambierà…”.
Ha partecipato al Festivaletteratura di Mantova in un incontro a Palazzo San Sebastiano con Teresa Ciabatti, nel quale è stato presentato il suo romanzo Scene da una domesticazione (Sur, tradotto splendidamente da Giulia Zavagna), da cui è stato tratto anche un film, diretto da Javier van de Couter. Nel libro la protagonista è una donna trans che fa l’attrice e diventa famosa.
Naturale chiederle quanto ci sia di lei.
"Abbiamo in comune alcuni elementi del carattere, più che altro. Come lei sono allergica all’amore e all’affetto. Come lei ho un rapporto distante con la mia famiglia d’origine. Anch’io sono stata infatuata di mio fratello maggiore. Infine ci accomuna l’ostinazione per il teatro e abbiamo avuto lo stesso maestro: Paco Giménez”.
Eppure sembrerebbe una romantica, canta Tenco.
"Il romanticismo è la fantasia dell’amore ma non ha niente a che fare con l’amore. L’amore come sentimento è qualcosa di più doloroso, meno di superficie, meno appariscente”.
A questo punto continua con Tenco: “Mi sono innamorata di Ulisse perché non avevo niente da fare…”.
Chi è Ulisse?
"Il mio fidanzato”.
È vero che ha iniziato a scrivere usando il femminile quando era una bambina.
"La scrittura è stata la mia esplorazione. Fa parte della natura intima della scrittura permetterti di esplorare il mondo e chi sei. Considero la scrittura come una sorta di stregoneria più simile all’intuizione che a un processo razionale”.
Come mai non ama la parola “trans”?
"Mi sembra una formula sterilizzata, igienizzata. Preferisco il termine latinoamericano travesti. Io sono la travesti”.
Che ha in più questa definizione?
"Si porta dietro un senso di comunità, un senso di complicità anche generazionale. In Argentina la parola rimanda alla notte, agli insulti, all’illegalità, al sangue, alle botte, a tutto quello che ha significato essere travesti in determinati anni. La parola trans invece stabilizza una materia instabile, è una forma di domesticazione. La parola trans rimanda a Karla Sofía Gascón, la protagonista del film Emilia Perez (sorride)”.
E che cos’è la domesticazione?
"È una gabbia, una prigione, la perdita totale di un territorio. La prima cosa che si fa per addomesticare un animale è rinchiuderlo in un luogo in cui non ha possibilità di movimento”.
Lei si considera ora addomesticata?
"Sono stata addomesticata dai soldi. Una persona che non ha niente ha tutte le possibilità davanti a sé, mentre una persona che ha qualcosa da perdere si ritrova a vivere in spazi sempre più stretti”.
E lei è felice nella sua nuova vita?
“Sì assolutamente. La felicità in fondo è un concetto borghese”.
Come ha scoperto i libri e che cosa hanno significato nella sua vita?
"Nei miei momenti di noia i libri erano l’unica cosa che mi faceva compagnia. Sono un Acquario, mi annoio facilmente. Li ho scoperti grazie a mia madre. Ogni volta che voleva premiarmi mi regalava un libro”.
Era una donna colta?
"Ma no, una donna colta è Marguerite Yourcenar, mia madre era semplicemente una lettrice. Leggeva tutto quello che le capitava sotto: romanzi, fumetti, riviste di moda”.
Ha avuto problemi a farsi accettare nella sua famiglia?
"Sono stata rifiutata per il mio percorso, ma oggi sono il loro orgoglio e li sostengo economicamente”.
Sente ancora il peso dei pregiudizi?
"Continuo a dover rendere conto dei miei genitali. Vorrei che la mia letteratura andasse oltre”.
A che cosa sta lavorando?
"Ho appena scritto un libro, s’intitola Il tradimento della lingua, è stato pubblicato in Argentina qualche mese fa. È una riflessione sull’erotismo e il suo rapporto con il linguaggio. Onestamente mi sembra meglio degli altri. La scrittura è un lavoro e migliora con il tempo”.
Come vive il successo?
"Non ci penso. Me lo godo, ne approfitto”.