corriere.it, 8 settembre 2025
Come Israele si prepara alla partita contro l’Italia per il Mondiale 2026: polemiche, paura e cani anti-esplosivo
La squadra che nessuno vuole incontrare e che molti vorrebbero fuori dal consesso calcistico, ormai è di casa in questo hotel 5 stelle «superior» appena fuori dal centro di Debrecen, a due passi dallo stadio Nagyerdei: in questo angolo orientale dell’Ungheria, dove gli ebrei fra il 1943 e il 1945 furono deportati a migliaia, Israele alterna le partite disputate alla periferia di Budapest, dato che dal 7 ottobre 2023 non può giocare in patria. Per molti, a cominciare dalla Federcalcio norvegese, passando per l’associazione italiana allenatori presieduta da Renzo Ulivieri, Israele non dovrebbe giocare in assoluto. Come la Russia. «È un caso diverso – ha spiegato il presidente della Uefa Ceferin – perché per la Russia c’è stata subito una pressione politica, che per Israele non c’è: la pressione proviene più che altro dall’opinione pubblica».
Ran Ben Shimon, c.t. che a luglio è stato malmenato ad Atene («in quanto ebreo»), fatica a mantenere la calma quando si parla dell’esclusione di Israele: «Ho fiducia nei nostri soldati e li appoggio in pieno. In campo abbiamo uno squadra super motivata e un Paese meraviglioso per il quale giochiamo e al quale vogliamo regalare qualche momento di felicità. Stiamo crescendo nonostante una situazione molto complicata: ma i giocatori non smettono di imparare. Per l’Italia rappresenteremo una bella sfida».
Nell’albergo di Israele l’attenzione è massima, basta uno zaino (dello staff della Nazionale) incustodito per pochi minuti, per attivare i cani anti esplosivo. Oggi ci sarà da aspettarsi dalla sparuta rappresentanza di ultrà italiani qualche forma di protesta (l’anno scorso voltarono le spalle all’inno israeliano), assieme a controlli molto scrupolosi, ma mai come quelli a Udine nell’ottobre scorso, coi cecchini sul tetto dello stadio.
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Tra la fuga degli sponsor tecnici, i trasferimenti «obbligati» (Liel Abada ha lasciato il Celtic, il cui tifo è pro Palestina, per andare a giocare negli Usa) Israele prova godersi la generazione che è arrivata alla semifinale dell’ultimo Europeo Under 21 e con le stelle Gloukh dell’Ajax e Solomon del Villarreal coltiva il sogno di andare al Mondiale per la prima volta dopo quello del 1970 (in cui pareggiò 0-0 contro l’Italia), quando ancora faceva parte della Confederazione asiatica. Per farlo non deve perdere con gli azzurri, che precede di tre punti in classifica, con una partita in più: «Sono ottimista – dice il c.t. – perché i giocatori mi trasmettono tanta energia e vedo il processo di crescita. Ma il processo non ci basta più. Vogliamo il risultato».