Il Messaggero, 7 settembre 2025
Tether ora punta sull’oro: investimenti nelle miniere
Apparentemente non c’è alcun collegamento tra le criptovalute e l’oro. Le prime sono una tecnologia eterea con un valore legato a password e server. Il secondo è uno dei beni più stabili e tangibili. Ora il ceo di Tether, Paolo Ardoino, ha detto che l’oro è più sicuro di qualsiasi moneta, definendolo un perfetto compagno per i bitcoin. Per questo il suo gruppo, che emette la stablecoin ancorata al dollaro più grande al mondo, starebbe cercando di acquistare diverse miniere del metallo. Lo sostiene il Financial Times che cita fonti anonime vicine alle trattative.
Secondo il quotidiano di Londra, Tether potrebbe investire nell’«intera catena di approvvigionamento dell’oro, dall’estrazione e raffinazione fino al commercio e alle società di royalty». L’affare potrebbe rendere le monete digitali (in particolare le stablecoin) centrali nel settore e, allo stesso tempo, spingere ancora più in alto l’andamento dell’oro: in un momento di profonda insicurezza a causa dei dazi americani, dell’inflazione e delle tensioni tra la Casa Bianca e la Fed, il metallo giallo sta continuando a crescere.
Una lettura insolitamente debole a luglio e poi ad agosto dei dati sulle assunzioni, insieme alle pressioni esercitate da Donald Trump sui funzionari della Federal Reserve, ha praticamente assicurato un taglio dei tassi a metà settembre. Ciò ha spinto gli investitori a mettere nel mese di agosto 531 milioni di dollari nel VanEck Gold Miners ETF, indice che misura il valore e i rendimenti delle aziende attive nell’estrazione dell’oro: non accadeva dal novembre 2023. Nel solo 2025, l’indice è salito del 90%.Nei giorni scorsi, l’oro ha superato la cifra record di 3.650 dollari all’oncia, ed è molto probabile che continui a crescere. L’oro è un “bene rifugio” che tende a crescere quando l’economia peggiora, ma anche quando il dollaro perde valore e l’inflazione sale.
Non è la prima volta che Tether si interessa al metallo giallo: dopo aver generato miliardi di dollari di profitti con la sua moneta, infatti, a luglio il gruppo ha dichiarato di avere in circolazione 250.000 token di Tether Gold, collegati a 7,66 tonnellate di oro conservato in alcuni caveau in Svizzera. Per diversificare, Tether detiene anche il 33% delle azioni di Elemental Altus Royalties Corp, una società canadese di metalli preziosi.
I piani di Tether per investire in maniera ancora più massiccia nell’oro hanno suscitato «sorpresa», scrive il Financial Times, nonostante il gruppo sia ormai parte dell’establishment, forte del suo ruolo di diciassettesimo detentore del debito americano per valore.
In un settore molto conservatore come quello delle miniere aurifere, l’interesse della società che emette la più grande stablecoin al mondo è stato accolto con scetticismo sulla reale capacità di un attore così atipico di imporsi in un comparto dominato da regole antiche e relazioni consolidate: «A loro piace l’oro, non credo abbiano una strategia», ha detto un dirigente di una compagnia mineraria al quotidiano londinese. Ancora più diretto il giudizio di un manager delle materie prime, che definisce Tether «l’azienda più strana con cui abbia mai avuto a che fare».
Tether è la più grande criptovaluta al mondo per volume di scambi, circa il 70% del totale per le stablecoin. Nel 2019 ha superato il bitcoin diventando la valuta virtuale più scambiata al mondo. In passato, un’inchiesta del Wall Street Journal la aveva accusata di pratiche poco trasparenti e riciclaggio di denaro, nonostante il gruppo non sia mai stato interessato da alcun processo. Tether ha un’ottima connessione con il segretario al Commercio degli Stati Uniti, Howard Lutnick: Cantor Fitzgerald, la società di servizi finanziari che Lutnick guida come amministratore delegato dal 1991, gestisce le riserve di Tether e – oltre ad aver più volte sponsorizzato pubblicamente la moneta – ha anche certificato che il gruppo possiede riserve sufficienti per garantire la stabilità della cripto. Nel corso della transizione verso il nuovo governo Trump, il ceo Paolo Ardoino aveva detto di non «aspettarsi favori politici da nessuno». Tuttavia, se in passato l’amministrazione Biden non si era dimostrata amica del colosso, ora con il presidente-tycoon (i cui figli Donald jr. e Eric stanno dando vita a un impero delle criptovalute dal valore di 5 miliardi) la situazione è completamente cambiata e la Casa Bianca è diventata una sostenitrice entusiasta dei bitcoin.