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 2025  settembre 07 Domenica calendario

Poliziotto fuori servizio travolge e uccide ragazzo Aveva bevuto: arrestato

L’Audi Q2 arriva a velocità sostenuta. Ormai è l’alba, sono le 5,41 in punto. Via Porpora a Milano, strada a doppio senso di marcia, binari del tram al centro della carreggiata, è quasi deserta. Il limite è di cinquanta chilometri orari, ma il ragazzo alla guida pare vada più forte. Molto più forte. Al volante del suv c’è Giusto Chiacchio, 26 anni compiuti ad agosto, nato a Napoli, poliziotto in servizio alle Volanti del commissariato Garibaldi- Venezia. Da due anni è sottoposto a quella che tecnicamente si chiama «sorveglianza sanitaria»: una notte i colleghi lo hanno trovato ubriaco in pronto soccorso e da allora ogni sei mesi deve sottoporsi ai test medici per dimostrare di essere pulito. E per tenersi la divisa.
La scorsa notte, però, dopo una serata trascorsa insieme con ungruppo di amici, pare abbia bevuto prima di mettersi in macchina. La stessa macchina con cui travolge e uccide, praticamente sul colpo, il venticinquenne Matteo Barone, aspirante trapper con il nome d’arte di “Baro”. Il giovane, che poche ore prima aveva lasciato sui socialun’immagine di lui abbracciato a Mahmood, incontrato in un bar della zona, viene trasportato al Policlinico. Lì muore un’ora dopo l’arrivo. Il poliziotto alla guida, invece, viene accompagnato alla clinica Città Studi: alle 8, quando scopre che sarà sottoposto ai prelievi per accertare l’eventuale presenza di alcol e droga nel sangue, sparisce nel nulla. Un’ora dopo, alle 9, assieme ai colleghi delle Volanti, ricompare in via Porpora. E l’etilometro per due volte dà risultati sopra i limiti: 0,63 grammi per litro la prima volta, 0,60 la seconda. Gli agenti della Locale, d’intesa con il pm di turno della procura di Milano, Maurizio Ascione, a quel punto lo arrestano con l’accusa di omicidio stradale e lo portano nel carcere di Bollate.
La ricostruzione del dramma è tutta nel racconto di un testimone: «Ad un certo punto ha visto un Audi Q2 urtare un pedone che attraversava sulle strisce. L’auto viaggiava a forte velocità e ha colpito il pedone all’altezza del tronco facendolo sbalzare sul cofano e sul parabrezza». I rilievi confermano. “Baro”, che abitava a cinquecento metri da lì insieme a madre e padre, stava attraversando quando è stato centrato in pieno dall’Audi, che nella sua corsa impazzita lo ha proiettato a quasi quaranta metri di distanza dopo una sterzata verso sinistra.
Il primo a dare l’allarme è proprio il poliziotto, che nei due anni da «sorvegliato» aveva superato tutti i test, ma per l’aspirante cantante le ferite sono troppo gravi. «Abbiamo visto che lo rianimavano, ma non si muoveva», i fermo immagine rimasti negli occhi di due ragazzi che a quell’ora stavano aprendo il loro bar.
«Era un’artista emergente. Stavafacendo l’impossibile per farcela. La musica era la sua grande passione», il ricordo di un’amica di Matteo, in lacrime sul luogo dello schianto. La notte prima della tragedia il venticinquenne l’aveva trascorsa con gli amici in una discoteca poco distante. Una festa rimasta in un audio inviato a un’amica alle 5.31 di ieri mattina. Un messaggio per prenderla in giro: «Sei proprio una sfigata, te lo giuro. Cioè ti voglio molto bene, ma se venivi stasera ti divertivi. Ti divertivi un sacco». Dieci minuti dopo “Baro” è morto travolto dall’Audi del poliziotto.
Nel motivare l’arresto vigili e pm hanno sottolineato la «pericolosa condotta stradale posta in essere dall’agente, con particolare riferimento alla velocità» – che potrebbe sfiorare i novanta chilometri orari – ma soprattutto il suo «cosciente e volontario allontanamento dal pronto soccorso» dopo aver scoperto che sarebbe stato sottoposto ai controlli anti alcol e anti droga. E dopo aver travolto in auto quel ragazzo con il sogno di diventare trapper.