Corriere della Sera, 7 settembre 2025
Il rapporto di Goldman Sachs: deficit sotto il 3% del Pil dal 2026
Saranno la prudenza e la serietà del governo, saranno le nuove regole del Patto di Stabilità europeo (che tanto stupide non sembrano), o tutte le tre cose insieme, la possibilità che l’Italia esca un anno prima del previsto dalla procedura europea per il deficit «eccessivo» è sempre più concreta. Per come stanno andando i conti pubblici il deficit potrebbe scendere sotto il 3% del prodotto interno lordo già alla fine di quest’anno, anche se la presa d’atto da parte della Ue avverrebbe a primavera. Per la chiusura della procedura d’infrazione Ue non bisognerà comunque attendere la chiusura dei conti del 2026, come si pensava.
«Ci aspettiamo che il deficit di bilancio continui a diminuire, scendendo al di sotto del 3% del PIL a partire dal 2026», scrive Goldman Sachs in una analisi dal titolo «Resist Fiscal Temptation», firmata da Filippo Taddei. Nei giorni scorsi anche la presidente della Bce, Christine Lagarde, aveva pronosticato un rientro del deficit italiano sotto il 3% prima del previsto. E quasi tutte le agenzie di rating prevedono un miglioramento dei conti. Del resto le entrate fiscali continuano a crescere, e il maggior gettito per le regole Ue dovrà essere destinato alla riduzione dell’indebitamento.
Il che rende comunque complessa la prossima manovra di bilancio, ormai alle porte. Secondo il rapporto Goldman Sachs ci sono almeno tre questioni da affrontare: le spese per la difesa, le risorse per ridurre le tasse, il problema delle pensioni. A cui si aggiunge quello del debito pubblico, che ancora per i costi del Superbonus, è destinato ad aumentare, di poco, anche questo e il prossimo anno. Meno preoccupazioni suscita l’attuazione del Pnrr, che secondo il Vice presidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, vede l’Italia «sul binario giusto».
L’uscita anticipata dalla procedura di infrazione per il deficit rende più facile, e più probabile, il ricorso alla clausola Ue che permette di non considerare la spesa militare nel deficit monitorato. «Sebbene questa spesa aggiuntiva si traduca in un deficit e un debito più elevati» scrive Goldman Sachs, ci aspettiamo che «sia compatibile con un aumento del saldo di bilancio primario nei prossimi tre anni». Più difficile sarà ridurre l’Irpef, perché secondo la banca Usa, un’eventuale tassa sui buyback azionari delle quotate o un nuovo prelievo sulle banche non dovrebbero avere «un impatto significativo», e dunque occorrerà trovare altre fonti per finanziare il taglio delle imposte. Restano sullo sfondo del dibattito il tema dei flussi migratori e delle pensioni, con l’ipotesi, ricorda Goldman Sachs, «di porre fine all’adeguamento automatico dell’età pensionabile all’aumento dell’aspettativa di vita». Temi delicati, e «potenzialmente rilevanti per le prospettive del debito», conclude l’analisi.