Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  settembre 07 Domenica calendario

Borse di studio, nei guai 334 «furbetti». Oltre un milione percepito senza diritto

Il gioco di squadra tra ministero dell’Università e della Ricerca e Guardia di finanza è solo all’inizio, ma a quasi un anno dalla stipula del protocollo d’intesa i risultati sono già clamorosi: si è scoperto, infatti, che su 5 milioni e 200 mila euro in borse di studio assegnati agli studenti, italiani e stranieri, circa un milione e 200 mila euro sono stati percepiti indebitamente. Non solo: altri 900 mila euro sono stati bloccati prima di essere erogati. I «furbetti» denunciati sono stati 334, gli studenti segnalati 50. E i controlli effettuati sono stati appena un migliaio (967). Le indagini dei reparti territoriali delle Fiamme gialle sono in corso in tutta Italia e promettono ulteriori sviluppi.
Fin qui, infatti, stiamo parlando di una percentuale irrisoria, la classica goccia nel mare, rispetto agli 850 milioni di euro complessivi stanziati nel 2024 per le borse di studio (270 mila sussidi ogni anno) anche grazie ai fondi del Pnrr. L’ennesima truffa ai danni dello Stato.
Nel giugno 2024, la ministra dell’università Anna Maria Bernini e il comandante generale della Guardia di finanza, Andrea De Gennaro, firmarono un protocollo per agire contro le possibili frodi su assegnazioni indebite di borse di studio e alloggi universitari. Obiettivo: prevenire gli abusi e tutelare l’accesso equo agli studenti aventi diritto, in base esclusivamente al merito e al reddito. L’intesa è stata poi allargata agli enti regionali per il diritto allo studio universitario (Edisu), che sono quelli che materialmente erogano i sussidi.
Ed ecco il gioco di squadra, anche con la Farnesina: perché i primi sospetti vennero alla ministra Bernini già durante alcune missioni all’estero, parlando con il nostro personale diplomatico e scoprendo così che qualcosa non andava nelle autocertificazioni di parecchi ragazzi in età universitaria (perlopiù indiani, bengalesi, iraniani, pakistani, camerunensi) che chiedevano il visto per trasferirsi in Italia. La stranezza infatti era che il reddito denunciato nella domanda di visto si dimezzava una volta arrivati nel nostro Paese, al momento di presentare la richiesta per la borsa di studio. E così la Guardia di finanza, in diverse città, Torino, Bologna, Ancona, ha scoperchiato il sistema. Per esempio a Torino (l’inchiesta denominata non a caso Fake Home) in 4 alloggi risultavano vivere in affitto – sulla carta – in 66. Ma era tutto falso: gli studenti (in maggior parte di nazionalità iraniana, indiana e pakistana) avevano indebitamente autocertificato all’Edisu piemontese la disponibilità di un alloggio a titolo oneroso, presupposto necessario per perfezionare l’istanza per il sussidio. In realtà, però, vivevano tutti da amici e parenti. Il locatore otteneva da loro tra i 500 e i 600 euro per ogni contratto fasullo. E il gioco, come si dice, vale la candela perché – fanno sapere dal ministero – le borse di studio per i meno abbienti possono arrivare a 8 mila euro l’anno.
Lo stesso meccanismo a Bologna, con l’inserimento dei nominativi degli studenti in contratti di affitto falsificati. Così in monolocali di pochi metri quadri risultavano convivere oltre 10 tra studenti e studentesse di origine asiatica e il compenso per il locatore disonesto andava dai 300 ai 600 euro a studente, a seconda dell’entità del sussidio ottenuto. Ad Ancona, infine, il faro si è acceso su 180 mila euro erogati a studenti indiani: grazie al supporto del Consolato generale d’Italia a Mumbai si è scoperto, infatti, che oltre 200 atti rilasciati da uffici pubblici di quel Paese (certificazioni reddituali, attestazioni Isee) sono contraffatti. Ventiquattro studenti sono stati già denunciati per uso di atto falso e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. L’indagine è ancora in corso.