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 2025  settembre 06 Sabato calendario

Tassare i ricchi, la Francia ci sta pensando

Gabriel Zucman è un 38enne economista francese che dà il nome alla misura – tassare del 2% i patrimoni superiori ai 100 milioni di euro – al centro del dibattito, in questo momento cruciale per la Francia «nuovo malato d’Europa». Lunedì il premier centrista François Bayrou chiederà ai deputati una fiducia che con ogni probabilità gli verrà negata. La sinistra spera di prendere il suo posto, e la «tassa Zucman» è la prima proposta del programma dei socialisti e di Raphaël Glucksmann, che si vada o meno alle elezioni anticipate. Tassare i ricchi può sembrare la soluzione più ideologica e controproducente, specie per chi – come il presidente Emmanuel Macron – ha confidato a lungo nell’effetto «trickle-down» (il benessere dei ricchi ricadrebbe, a cascata, anche sulle classi medie e popolari). Ma la tassa Zucman gode del sostegno di tanti economisti (da Olivier Blanchard a Jean Pisani-Ferry, ai premi Nobel Acemoglu, Johnson, Banerjee, Duflo, Akerlof, Stiglitz e Krugman), anche perché alcune cifre sono impressionanti. Negli ultimi trent’anni il patrimonio delle prime 500 fortune è aumentato di 14 volte; nel 1996 gli averi dei 500 più ricchi equivalevano al 6 per cento del Pil, mentre oggi sono pari al 40% del Pil. E l’ottimizzazione fiscale, lungi dall’essere un reato, permette comunque a molti miliardari di pagare meno tasse, in proporzione, dei loro autisti o segretari. Il traballante premier Bayrou si dice contrario perché la tassa Zucman inciterebbe i francesi più abbienti a lasciare il Paese (magari verso l’Italia, come lui stesso ha suggerito provocando l’ennesimo dissidio con Roma). A smentirlo è il Consiglio di analisi economica che ipotizza la fuga di un misero 0,02-0,23% delle grandi fortune. Applicare la tassa Zucman ai 1800 interessati potrebbe fruttare fino a 20 miliardi di euro: già così, una buona metà di quel che Bayrou stima necessario per salvare la Francia.