lastampa.it, 5 settembre 2025
Isole Baleari, overdose di Vitamina D: 16 persone ricoverate. Quali rischi si sottovalutano?
Un avviso sui “rischi dell’assunzione irrazionale di integratori di vitamina D senza indicazione o supervisione medica” è stato emesso dal Ministero della Salute spagnolo. Una decisione presa dopo che sedici persone sono state ricoverate in ospedale proprio per “un’overdose di vitamina D” con sintomi simili a un avvelenamento. A rivelato lo stesso Ministero.
Un articolo sulla piattaforma medica Univadis Spain spiegava che 16 persone sono state ricoverate in ospedale, nelle isole Baleari, per tossicità da vitamina D dopo aver assunto un integratore dalla formulazione errata, acquistato online senza supervisione medica.
I primi pazienti identificati presentavano dolore addominale, nausea e vomito. La valutazione clinica ha confermato insufficienza renale acuta, ipercalcemia e alti livelli sierici di vitamina D, il che ha portato a un’indagine della sanità pubblica che ha rilevato anche altri casi di avvelenamento in individui altrimenti sani che avevano consumato prodotti multivitaminici acquistati online senza guida o supervisione medica.
Così l’Agenzia spagnola per la sicurezza alimentare e la nutrizione (AESAN) ha pertanto emesso un’allerta sanitaria pubblica riguardante un lotto difettoso di integratori di vitamina D. Sebbene la distribuzione iniziale fosse limitata alle Isole Baleari, le autorità hanno infatti messo in guardia contro una possibile diffusione più ampia.
La vitamina D è essenziale per l’assorbimento del calcio e quindi per la salute delle ossa. Numerosi studi hanno dimostrato non solo l’associazione della carenza di vitamina D con le malattie ossee, ma anche con le malattie autoimmuni. È stata persino associata ad effetti antitumorali in diversi tipi di cancro, come il melanoma, il cancro del colon-retto e il cancro al seno. A causa dei suoi benefici per la salute e della carenza di questa vitamina nella popolazione spagnola, negli ultimi anni si è registrato un aumento esponenziale delle prescrizioni di vitamina D, che, tra le altre ragioni, ha portato a un boom del suo consumo.
Dopo essere stata informata di questi casi, l’Agenzia spagnola per la sicurezza alimentare e la nutrizione (AESAN) ha emesso un primo avviso sul problema di salute pubblica segnalando che, sebbene la distribuzione iniziale del lotto difettoso fosse avvenuta nella comunità autonoma delle Isole Baleari, potrebbero esserci delle ridistribuzioni ad altre comunità autonome.
Questa situazione ha evidenziato i rischi dell’integrazione di vitamina D non supervisionata. L’Agenzia spagnola per i medicinali e i dispositivi medici (AEMPS) era già stata costretta a pubblicare un avviso di sicurezza nel 2019, avvertendo del rischio di ipervitaminosi D con preparati ad alta concentrazione, dopo aver registrato numerosi casi attraverso il Sistema di Farmacovigilanza spagnolo, sia in adulti che in minori. Sebbene il sovradosaggio di vitamina D si verifichi a tutte le età, uno studio recente ha segnalato un aumento dei casi tra i bambini. Secondo gli autori, sebbene il sovradosaggio di vitamina D in pediatria sia raro, negli ultimi anni le segnalazioni di casi di sovradosaggio sono aumentate.
Per evitare queste complicazioni mediche, nella sua nota, il Ministero della Salute ricorda ai cittadini e agli operatori sanitari l’importanza di un uso prudente e basato sull’evidenza scientifica della vitamina D, sia in termini di richiesta di test diagnostici che di prescrizione di integratori. Sebbene la vitamina D svolga un ruolo essenziale nel metabolismo osseo e nella regolazione del calcio, avverte che «il suo utilizzo deve essere basato su criteri clinici ben fondati». Inoltre, è sconsigliato anche l’uso di integratori senza una specifica indicazione medica. «L’integrazione non necessaria può portare a effetti avversi, soprattutto quando si superano le dosi raccomandate».
Secondo la National Academy of Medicine degli Stati Uniti, livelli di 25-idrossivitamina D (25-OH-D) compresi tra 12 e 20 ng/ml sono sufficienti a soddisfare il fabbisogno del 97,5% della popolazione. Al di sotto di queste soglie, soprattutto nei pazienti anziani, istituzionalizzati o affetti da osteoporosi, può essere giustificata l’integrazione, con dosi comprese tra 400 e 2.000 UI/die, a seconda della situazione clinica. Tuttavia, il Ministero della Salute sottolinea che la prescrizione deve essere sempre effettuata sotto la supervisione di un medico.