Avvenire, 4 settembre 2025
Un’assicurazione eventi estremi per le 25mila parrocchie italiane
Uno scudo digitale contro le calamità naturali. Oltre 25mila parrocchie, di fatto tutte quelle operanti sul territorio nazionale, saranno protette dalla prima soluzione parametrica assicurativa a loro dedicata. Che scatterà in automatico al verificarsi di condizioni oggettive e misurabili, come l’intensità di un terremoto.
È il risultato dell’accordo tra la Conferenza episcopale italiana e Generali Italia, che è stato sottoscritto ieri a Roma, nella sede della Cei. A firmarlo, il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei e arcivescovo di Bologna, e Giancarlo Fancel, Country Manager e Ceo di Generali Italia, alla presenza anche di monsignor Giuseppe Baturi, segretario della Cei e arcivescovo di Cagliari.
Grazie all’intesa, sottolineano i promotori, le parrocchie presenti nelle 226 diocesi italiane «godranno di servizi rapidi e dedicati in caso di sinistri causati da terremoti, inondazioni, alluvioni e precipitazioni intense». La soluzione, strutturata in forma parametrica, «introduce garanzie innovative anticipate che si attivano senza necessità di perizie su fabbricati, strutture parrocchiali, né certificazioni dei tecnici e dei liquidatori».
La copertura, «tra le più avanzate in Europa», è dunque progettata per affrontare i rischi connessi ai cambiamenti climatici e agli eventi catastrofali naturali e «rappresenta una risposta assicurativa moderna, concreta e tempestiva». Perché, attraverso l’integrazione di dati ambientali, tecnologie digitali avanzate e modelli predittivi, «offre un meccanismo di attivazione rapido ed efficiente, in grado di garantire sostenibilità, trasparenza e protezione immediata per i beni delle comunità ecclesiali». Prima della firma, il cardinale Zuppi ha ringraziato Generali per la disponibilità a «strutturare, insieme alla Cei, un modello virtuoso di collaborazione a favore delle parrocchie». In questi anni, ha detto il porporato, «diversi edifici di culto, locali di ministero pastorale e case canoniche sono stati messi a dura prova da eventi catastrofali». Purtroppo, ha aggiunto, «sperimentiamo tragicamente che sono ormai all’ordine del giorno. Quindi ci siamo attrezzati per garantire alle parrocchie e alle diocesi la possibilità di far fronte a situazioni emergenziali che soprattutto nelle aree interne o nelle comunità più piccole sono assolutamente superiori alle loro capacità». Un intervento, dunque, in difesa anche di tutte quelle aree a rischio spopolamento, sulla stessa scia della lettera aperta al governo e al Parlamento diffusa negli scorsi giorni dalla stessa Cei per aprire un confronto su questo tema. «Conservare il nostro patrimonio ci sta a cuore – ha aggiunto il cardinale Zuppi –, nonostante le grandi difficoltà e l’esiguità delle risorse a disposizione, perché è per tutti, sono le nostre radici». Per il presidente della Cei, quindi, «l’accordo sottoscritto intende essere una risposta efficace ai bisogni delle nostre comunità. Gli edifici non sono semplici strutture, ma rappresentano la nostra storia e vogliamo siano anche il nostro futuro. In quest’ottica – ha aggiunto –, l’intesa con Generali rappresenta un contributo importante per il bene comune».
Anche Fancel ha sottolineato l’importanza della firma e ha spiegato che la struttura dell’accordo è da considerare «complementare alle normali coperture che vengono attuate attraverso la nostra rete di agenzie nelle singole parrocchie». Come Generali, ha aggiunto, «siamo da sempre al fianco delle comunità e dei territori. Questa intesa con una grande istituzione come la Cei – ha concluso –, resa possibile anche grazie alle caratteristiche e alle competenze specifiche della nostra Business Unit Enti Religiosi e Terzo Settore, ci consente di mettere a disposizione del sistema Paese il nostro patrimonio di esperienze, competenze e valori, per rispondere con strumenti innovativi alle grandi trasformazioni ambientali e sociali in atto». Un risultato, come ha evidenziato anche l’arcivescovo Baturi, che «rappresenta uno strumento di aiuto che vogliamo offrire a tutti e che bene interpreta il nostro ruolo in termini di solidarietà e di prossimità».