repubblica.it, 4 settembre 2025
Londra riapre le porte all’Erasmus: primi passi per il ritorno degli scambi con l’Europa
Il segnale che molti aspettavano è arrivato: in questi giorni il governo britannico ha discretamente iniziato a negoziare offerte di lavoro per i funzionari che dovranno gestire il programma Erasmus. La prova che il Regno Unito si appresta a ripristinare il popolare programma di scambi di studenti con l’Unione Europea, cancellato dopo la Brexit, quando l’allora premier conservatore britannico Boris Johnson affermò che “i vantaggi non giustificano i costi”. Una buona notizia per i tanti europei del continente che in passato venivano a fare un’esperienza di studio, e a imparare l’inglese, da questa parte della Manica: gli italiani fra i più numerosi.
L’accordo di maggio
L’accordo raggiunto in maggio dal premier laburista Keir Starmer con Bruxelles per un “reset” dei rapporti post-Brexit, ovvero per un riavvicinamento tra la Gran Bretagna e la Ue in materia di difesa, sicurezza, commercio, includeva un’intesa per l’apertura di negoziati sulla ripresa del programma Erasmus. Il ministro britannico per le relazioni con l’Europa, Nick Thomas-Symonds, ha poi confermato che Londra è “disponibile” a un ritorno agli scambi di studenti. La partecipazione del Regno Unito all’Erasmus, in effetti, è una delle condizioni chiave poste dall’Unione per un miglioramento dei rapporti. E questa settimana il ministero dell’Istruzione britannico ha avuto un incontro preliminare con società private che dovranno fare ripartire l’Erasmus, con un budget stimato in 24 milioni di sterline.
I numeri
La questione dei costi per le finanze pubbliche era stata usata dai precedenti governi conservatori per opporsi al ripristino del programma. Un dato è innegabile: nel 2016, l’anno del referendum che approvò l’uscita del Regno Unito dalla Ue, gli studenti provenienti dai 27 Paesi dell’Unione che arrivarono in Inghilterra erano circa il doppio di quelli britannici che andarono a studiare nei Paesi Ue. Secondo gli ultimi dati disponibili a livello europeo sull’istruzione superiore prima che il programma fosse interrotto dalla Brexit, il Regno Unito era in effetti una delle mete preferite dagli studenti universitari europei nell’ambito dell’Erasmus.
Le nazionalità degli studenti
Sul totale degli studenti Erasmus accolti nel Regno Unito, il 25 per cento era francese, il 16 per cento proveniva dalla Germania, il 15 per cento dalla Spagna e l’8,5 per cento dall’Italia. Dal 2007 al 2015, il numero di studenti italiani che andavano nel Regno Unito nell’ambito di Erasmus per studio e per tirocinio è cresciuto dell’80 per cento, con un incremento medio annuo dell’11 per cento. Nel 2007 gli studenti italiani in partenza verso la Gran Bretagna erano 1500, mentre nel 2015 sono stati 2695.
La storia dell’Erasmus
L’Erasmus era iniziato nel 1987 come programma di scambio a livello universitario per permettere agli studenti della Ue di proseguire per un semestre o un anno i corsi di studio in un Paese diverso dal proprio. Nell’ultimo decennio prima della Brexit era stato ampliato includendo training e contratti di lavoro temporanei. Era visto come un importante strumento di cooperazione e di “soft power”, nel quale il Regno Unito rappresentava un polo particolarmente attraente, per la qualità delle sue università, fra le migliori del mondo nelle classifiche internazionali, e per il perfezionamento della lingua inglese. Ma i vantaggi, a dispetto di quel che affermava Boris Johnson, c’erano per tutti, anche per gli inglesi che andavano in continente. “Le statistiche indicano che i giovani che studiano all’estero”, commenta Jamie Arrowsmith, direttore di Universities Uk International, “hanno migliori prestazioni accademiche e migliori possibilità di lavoro