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 2025  settembre 04 Giovedì calendario

Epstein, le vittime contro Trump “Faremo noi i nomi dei clienti”

Avevo quattrodici anni, vivevo in California e sognavo di fare l’attrice. Un’amica mi disse che conosceva un uomo molto importante, poteva aiutarmi e cambiare la mia vita. Il prezzo era fargli un massaggio». Così Chauntae Davies è precipitata nell’abisso di Jeffrey Epstein: «Mi ha violentata, ma ero terrorizzata dall’idea di denunciarlo». Anche perché lui e Ghislaine Maxwell, la complice che l’aveva reclutata, «si vantavano dei loro amici famosi e potenti. Quello di cui andavano più fieri, sempre, di cui erano molto amici, era Donald Trump».
Una cosa che colpisce, sentendo le vittime del banchiere pedofilo denunciare gli abusi subiti, è l’età. Sono donne mature, molte madri, ma raccontano reati avvenuti quando erano minorenni. Vuol dire che sono passati oltre vent’anni, ma nessuno si è preoccupato di fare giustizia. Perciò sono venute davanti al Congresso a sostenere l’iniziativa dei deputati democratico Ro Khanna e repubblicano Thomas Massie, affinché i colleghi approvino una discharge petition che obblighi finalmente la pubblicazione dei documenti segreti dell’inchiesta, inclusa l’immunità offerta al predatore, che ha impedito di appurare la verità sul traffico di minorenni e i complici: «Le vittime – denuncia Massie – sono oltre 200. Il traffico è durato decenni, ci sono stati enormi trasferimenti di denaro delle banche, e nessuno si è accorto di nulla?». Non è un atto politico ostile a Trump, giura la deputata repubblicana Marjorie Taylor Greene che lo ha sempre sostenuto, ma «la necessità di fare giustizia per queste donne, ed impedire che simili abusi si possano ripetere».
Vittime come Marina Lacerda: «Avevo 14 anni, ero immigrata dal Brasile e facevo tre lavori per aiutare mia madre. Un’amica mi disseche potevo guadagnare 300 dollari facendo un massaggio a un signore. Andai a casa di Epstein e mi chiese cose di cui ancora mi vergogno. Volevo smettere, ma mi ricattava. Mi chiamava così spesso che fui costretta a lasciare la scuola. Lavoravo solo per lui, fino a quando decise che ero troppo vecchia per soddisfarlo».
Maxwell si è fatta interrogare dal vice segretario alla Giustizia Todd Blanche, già avvocato di Trump, e ha smentito di aver visto comportamenti inappropriati: «È lei – la smentisce Teresa Helms – che mi aveva reclutata. Era presente quando sonostata abusata, complice di un reato. È incredibile che l’abbiano sentita senza nessuna di noi presente, glorificata senza contraddittorio da Blanche. Ora l’hanno trasferita in un centro di detenzione che è un resort», dopo aver difeso Trump. Sky Roberts, fratello di Virginia Giuffrè che si è suicidata di recente, teme che dietro ci sia un complotto per scagionare il presidente e concederle il perdono: «Non date la grazia a Ghislaine perché ha commesso reati». Lo hanno confermato molti testimoni oculari, inclusa sua sorella: «Cercano di screditare Virginia perché non hanno altro modo di negare la verità. Quando i ricchi e potenti si sentono minacciati, reagiscono distruggendoti». Come racconta Anouska De Georgiou, che aveva testimoniato contro Ghislaine: «Mi hanno minacciata di morte, me e mia figlia. Sono stata seguita in auto, mentre la accompagnavo a scuola. Temo per la mia sicurezza».
Mentre le vittime parlano, Trump le accusa dalla Casa Bianca di «perpetrare un imbroglio dei democratici». Allora Haley Robson sente la necessità di rispondergli in diretta: «Signor presidente, io sono iscritta al Partito repubblicano. Questa non èun’operazione politica. Ghislaine mi ha reclutato, Epstein mi ha violentato e mi offriva 200 dollari per ogni ragazza della mia scuola che gli portavo. Per questo sono stata incriminata come complice, mentre chi lo aiutava a gestire il traffico è libero. Signor presidente, io non sono un gioco. Sono una persona vera, come tutte le altre donne intorno a me, e non smetteremo di denunciare fino a quando avremo giustizia».
Brad Edwards, avvocato di 8 vittime, non si spiega il voltafaccia di Trump: «Ci ho parlato molte volte nel 2009 e mi ha aiutato a cercare la verità. Aveva promesso trasparenza, ma ora ha cambiato idea. Gli chiediamo solo di mantenere la promessa fatta per essere eletto». Lisa Philips lo avverte: «Magari la lista dei clienti non c’è, ma noi vittime li conosciamo e la scriveremo. Non so se dentro c’è Trump, ma se vuole mettere fine a questo caso, può farlo in un momento, ordinando la pubblicazione dei documenti». Se non lo farà, la sua alleata Greene promette giustizia: «Le vittime non fanno i nomi perché temono rappresaglie. Io no, però. Se mi daranno quella lista, la leggerò io in aula al Congresso».