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 2025  settembre 03 Mercoledì calendario

Vaticano, lo scienziato dell’osservatorio astronomico: «Gli alieni? Anche loro creature di Dio. La Chiesa pronta a evangelizzare altri pianeti»

Da bambino non si perdeva un episodio di Guerre Stellari e si identificava in Luke Skywalker, il guerriero Jedi. Da grande, padre Gabriele Gionti, 58 anni, fisico, matematico e cosmologo dell’Osservatorio Astronomico della Specola Vaticana studia a tempo pieno i buchi neri, il Big Bang, la teoria della gravità. Da scienziato non esclude che, da qualche parte dell’universo, siano presenti altri pianeti simili alla terra. Nel caso la Chiesa sarebbe persino pronta a evangelizzare marziani e alieni, anche loro creature di Dio. Come scienziato liquida, invece, e con un certo scetticismo, il capitolo Ufo. Quello sembrerebbe roba da complottisti.
Studiando il cosmo le capita di pensare ad eventuali mondi da scoprire e da evangelizzare?
«Pur essendo molto probabile al momento non abbiamo trovato ancora tracce di vita nei pianeti extrasolari. E anche quando troveremo prove dell’esistenza di vita su altri pianeti, non è detto che si tratti di vita “intelligente”, dotata di coscienza e autocoscienza, e quindi evangelizzabile. Senza contare le difficoltà nel raggiungere questi pianeti: al momento, risulta complesso anche solo progettare una missione su Marte. Rimane però affascinante l’idea di annunciare il Vangelo a una civiltà probabilmente molto diversa dalla nostra. La Chiesa, come ha già fatto in passato di fronte a nuove scoperte scientifiche e geografiche, si interrogherebbe su come annunciare il Vangelo in un contesto ancora più ampio. Crediamo che Dio chiami tutti nel suo progetto di instaurazione del Regno dei Cieli in ogni angolo del Creato, anche in quelli più oscuri e remoti”. 
L’ESA poco tempo fa ha trovato una stella simile al sole (lontana 90 anni luce), il che non escluderebbe che forse in quel sistema solare potrebbe esserci un pianeta come le terra.... 
«La scoperta dell’ESA è affascinante dal punto di vista scientifico, perché ci permette di capire che la stella del sistema solare, il nostro Sole, non è unico nell’avere cicli di attività che influenzano l’ambiente circostante. Questo ci apre nuove prospettive sulla possibilità che esistano pianeti abitabili anche altrove nell’universo. Se esistesse la vita solo sul pianeta terra e nel sistema solare sarebbe molto strano. Infatti, saremmo costretti a spiegare perché ci sia questa “singolarità”, visto che siamo a conoscenza del fatto che le leggi fisiche del nostro universo permetto l’emergere della vita se si verificano le stesse condizioni che si sono verificate sol pianeta terra». 
Dal punto di vista teologico porrebbe dei problemi?
«Nessuno. Ogni volta che scopriamo un nuovo tassello dell’universo, non stiamo negando Dio, ma stiamo approfondendo la nostra comprensione della creazione. Se un giorno trovassimo pianeti simili alla Terra con forme di vita, questo non sarebbe un problema per la fede cristiana: significherebbe soltanto che Dio, nel suo amore creativo, ha voluto che la vita fiorisse in più luoghi e in modi che ancora non immaginiamo».
La scoperta di civiltà extraterrestri non manderebbe in crisi la teologia?
«Certamente no, l’amplierebbe, perché evidenzierebbe che il disegno provvidenziale di Dio travalica i confini ristretti del solo pensiero umano.  Una scoperta del genere avvalorerebbe l’idea di p. Teilhard de Chardin, S.J., e di p. Karl Rahner, S.J., di un Cristo cosmico che coinvolge tutte le realtà dell’universo. In tal senso, l’incarnazione di Cristo ha una portata universale, perché Cristo, incarnandosi e assumendo la materia dell’universo, l’ha portata alla santificazione».
Cristo potrebbe incarnarsi in altri mondi oltre la terra?
«Ripeto, Dio ha molte vie di rivelazione e di salvezza. Questa questione mi ricorda tanto, per analogia, l’argomento della possibilità dell’esistenza di molti universi, il multiverso, oltre al nostro universo, in cosmologia e fisica teorica. Di fatto, non sappiamo se esistono altri universi; è un’ipotesi che emerge dalle teorie speculative in cosmologia e fisica teorica».
Come riuscire a conciliare l’idea di un Dio nel Big Bang? 
«Anni fa ebbi un dialogo con una ragazzina delle scuole medie in visita alla Specola. Lei mi chiese di cosa mi occupassi e io, per sintetizzare, dissi che mi occupavo del Big-Bang. Allora subito lei replicò che non potevo credere in Dio. Capii che il problema erano i suoi insegnanti, che probabilmente le avevano spiegato che la teoria del Big-Bang in fisica, ormai, spiega scientificamente come è iniziato ed è evoluto l’universo, e quindi le teorie della Creazione in teologia cristiana non servono più. Penso che sia una posizione comune nella cultura moderna. Ma dove sta l’errore? Il Big-Bang è una teoria scientifica che ci dice che l’Universo è iniziato 13,82 miliardi di anni in una fase densa e calda e poi si è evoluto. Non sappiamo, scientificamente cosa sia successo prima. È possibile che in futuro potremo avere conoscenze anche di qualcosa che esisteva prima del Big-Bang. Il punto è che la stragrande maggioranza delle persone crede che la creazione di Dio, che è un concetto teologico, avvenga all’istante del Big-Bang. Perciò, questo è in fondo il ragionamento comune: se oggi la scienza riesce a spiegare come inizia l’Universo, allora non c’è più bisogno di Dio. Ma la teologia cattolica è più profonda di questo ragionamento. Il concetto di creazione di Dio concepisce che Dio crea dal nulla tutte le cose. Egli crea fuori dal tempo, non all’istante zero, quando inizia il Big-Bang.
Lei e il suo collega scienziato don Matteo Galaverni avete pubblicato uno studio in cui annunciate che esistono due modi diversi di descrivere la gravità e che espongono scenari dell’universo fisicamente differenti. Che cosa significa e che impatto può avere sulla nostra vita?
«Per la vita di tutti i giorni non cambia nulla: la gravità resta quella che sperimentiamo camminando o usando il GPS. Tuttavia, proprio il GPS che utilizziamo tutti i giorni tramite le varie mappe nei nostri cellulari, ci dice qualcosa. Prima si credeva che la Relatività di Einstein fosse troppo complicata anche per i fisici e quindi la si era abbandonata e se ne occupavano solo i matematici. Poi abbiamo scoperto che può avere applicazioni molto pratiche e adesso la usiamo nei nostri cellulari che fanno da navigatori, così non ci perdiamo più!»
In questi ultimi anni tanti governi hanno ammesso di aver studiato i cosiddetti UFO, eventi poco chiari sui quali sono peraltro fiorite le più fantasiose teorie. Lei da scienziato che idea si è fatto?
«Mi pare che non è mai stato trovato nulla, non c’è mai stato nulla di documentato realmente sulla loro esistenza, solo supposizioni e complotti. Secondo me gli UFO, nel senso comune, rientrano nella categoria della cospirazione e del complottismo». 
So che lei è un appassionato di Guerre Stellari...
«Il personaggio che ho sempre preferito in Guerre Stellari è Luke Skywalker, il guerriero Jedi. Mi affascinava, sin da bambino, il fatto che lui, a poco a poco, scoprisse di avere dei poteri particolari, ma che comunque commettesse molti errori, dai quali imparava e si perfezionava. Nel film si parla del lato buono della “Forza”, contrapposta al lato “oscuro”. I due lati della Forza potevano convivere nella persona e nell’universo, ma si contrapponevano, ovviamente, e potevano generare “interferenze”».