lastampa.it, 3 settembre 2025
Bce, allarme crypto: “Subito le regole, non possiamo aspettare una crisi”
Nuove minacce sono all’orizzonte. Christine Lagarde ha lanciato un avvertimento netto sui rischi che incombono dal settore finanziario non bancario e dal rapido sviluppo delle stablecoin, mettendo in guardia contro la possibilità di crisi di liquidità capaci di destabilizzare i mercati. Nel discorso inaugurale alla nona conferenza annuale dell’European Systemic Risk Board (ESRB), la presidente della Banca centrale europea ha chiarito che l’innovazione finanziaria non ha cancellato i pericoli strutturali che ciclicamente colpiscono il sistema. Da qui il monito: “Le eco del rischio restano familiari: tensioni di liquidità, leva finanziaria, improvvise perdite di fiducia e interconnessioni nascoste. Conosciamo i pericoli. E non dobbiamo attendere una crisi per prevenirli”.
Il cuore del messaggio di Lagarde è che il baricentro della finanza europea si è spostato. Per decenni monitorare i bilanci delle banche era sufficiente per comprendere l’andamento del rischio. Oggi non più. Il settore non bancario è cresciuto fino a dimensioni superiori, in rapporto al Pil, a quelle statunitensi: 3,8 volte contro 3,1. Fondi di investimento, assicurazioni, fondi pensione, piattaforme fintech e altri attori paralleli hanno ampliato il raggio della trasformazione finanziaria. L’intreccio con le banche rimane stretto, ma le vecchie distinzioni non reggono più. “La linea di separazione fra ‘banche’ e ‘istituzioni non bancarie’ si è offuscata al punto che la distinzione concettuale non è più utile”, ha osservato Lagarde, sottolineando la necessità di guardare oltre le etichette per concentrarsi sulle attività effettive.
L’ESRB da tempo sostiene un approccio “system-wide”, capace di individuare i rischi in qualunque punto del sistema si manifestino. Per Lagarde i rischi non sono mai davvero nuovi: credito, mercato, liquidità, underwriting, rischi operativi. Sono invarianti che riemergono, anche se sotto vesti diverse. Di qui l’insistenza sull’uso di strumenti collaudati – buffer di capitale e di liquidità, dati affidabili, infrastrutture solide – per garantire resilienza.
Un esempio concreto riguarda le stablecoin, gli asset digitali ancorati a una valuta o a un paniere di riserve. In apparenza strumenti nuovi, di fatto riproducono vulnerabilità già note ai regolatori. Il nodo principale è la liquidità: gli emittenti promettono rimborsi immediati al valore nominale pur investendo spesso in attività a rischio. È la stessa dinamica che in passato ha reso fragili alcuni fondi monetari, esposti a corse ai riscatti in condizioni di stress. “Il rischio più evidente è quello di liquidità. Conosciamo bene le sfide poste da istituzioni che investono in asset rischiosi mentre promettono agli investitori il rimborso immediato e alla pari”, ha sottolineato Lagarde.
Il regolamento europeo sui mercati delle cripto-attività (MiCAR) tenta di affrontare il problema, imponendo agli emittenti la possibilità per gli investitori Ue di riscattare sempre al valore nominale e l’obbligo di detenere una quota significativa di riserve in depositi bancari. Ma le falle non mancano. Lagarde ha richiamato l’attenzione sui cosiddetti “multi-issuance schemes”, strutture in cui un’entità europea e una extraeuropea emettono congiuntamente stablecoin fungibili. In uno scenario di corse al rimborso, gli investitori cercherebbero naturalmente protezione nella giurisdizione europea, dove le tutele sono più forti e le commissioni vietate. Tuttavia, le riserve disponibili nell’Unione potrebbero non bastare a fronteggiare la concentrazione della domanda, innescando uno squilibrio pericoloso. “Questi schemi replicano gli stessi rischi già visti nei gruppi bancari transnazionali”, ha avvertito, ricordando che per le banche i requisiti di liquidità valgono a ogni livello di consolidamento.
Il cuore del monito è che senza una cornice globale omogenea gli sforzi dell’Ue rischiano di rivelarsi insufficienti. La finanza, specie quella digitale, si muove seguendo il percorso di minore resistenza normativa. “La legislazione europea dovrebbe assicurare che tali schemi non possano operare senza regimi di equivalenza robusti nelle altre giurisdizioni e senza garanzie sul trasferimento di asset fra entità Ue ed extra-Ue”, ha detto Lagarde. “Ciò dimostra perché la cooperazione internazionale è indispensabile. Senza un campo di gioco globale livellato, i rischi cercheranno sempre la via più facile”.
Il riferimento alle esperienze recenti è implicito ma chiaro. Dalla “dash for cash” del marzo 2020, con mercati travolti dalla ricerca disperata di liquidità, fino alle crisi delle banche regionali americane dell’anno scorso, ogni episodio ha mostrato la rapidità con cui la fiducia può evaporare e come tensioni di liquidità possano propagarsi. Ora lo stesso schema rischia di ripetersi con le cripto-attività. Per quanto ancora marginali rispetto alla finanza tradizionale, le stablecoin possono acquisire un ruolo più ampio nei sistemi di pagamento o nell’intermediazione, aumentando la loro impronta sistemica.
Per rafforzare il concetto, Lagarde ha utilizzato la metafora del sommergibilista che, grazie al sonar, impara a distinguere segnali rilevanti dal rumore di fondo. Così i regolatori devono filtrare le novità apparenti per riconoscere i rischi che ritornano. “Il nostro compito, come quello del sommergibilista, è ascoltare con attenzione e separare il segnale dal rumore”, ha detto, citando l’economista Charles Kindleberger: “Le crisi finanziarie sono una pianta perenne”.
Il tono di Lagarde non ha lasciato spazio a dubbi: la prossima crisi potrebbe non somigliare all’ultima, ma nascerà dalle stesse faglie. E il rischio che si materializzi in un settore solo apparentemente innovativo, come quello delle stablecoin, resta concreto. “Le eco del rischio restano familiari”, ha ribadito Lagarde. Che ha poi evidenziato ai policymaker dell’ESRB: “E non dobbiamo attendere una crisi per prevenirli”.