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 2025  settembre 03 Mercoledì calendario

Gli Stati Uniti affondano una barca al largo del Venezuela: uccisi 11 narcotrafficanti. Trump: «Trasportavano droga negli Usa»

Uno strike aereo americano nel Mar dei Caraibi per distruggere un presunto battello di contrabbandieri partito dal Venezuela. Undici in morti nel raid documentato da un video subito diffuso per trasmettere un messaggio chiaro parte della strategia aggressiva voluta da Donald Trump.
Le fonti ufficiali hanno precisato che l’operazione è avvenuta «in acque internazionali» e ha riguardato un’imbarcazione veloce usata da Tren de Aragua, network venezuelano diffuso in tutta la regione e anche in territorio statunitense. Per questo designato dalla Casa Bianca come «gruppo terroristico», categoria che permette di affrontarlo con gli stessi metodi usati nei confronti di al Qaeda o dello Stato Islamico. Scelta criticata dagli esperti ma che The Donald intende portare avanti in un piano più ampio.
Washington, infatti, ha aumentato la pressione sul regime di Nicolas Maduro accusandolo di appoggiare i trafficanti di droga. Addebito non nuovo ma rilanciato attraverso alcune mosse, compreso il rialzo della taglia – a 50 milioni di dollari – posta sul leader venezuelano e l’invio di dispositivo aeronavale robusto nello scacchiere caraibico.
In pochi giorni il Pentagono ha schierato quattro cacciatorpedinieri e un sottomarino d’attacco, tutti dotati di missili da crociera. A loro si sono aggiunte una nave d’assalto anfibio (la Iwo Jima) e due unità (San Antonio e Fort Lauderdale) con capacità per operazioni anfibie. Circa 4200 i marines a bordo. Quini alcuni pattugliatori della Guardia Costiera e team delle Special Forces. La sorveglianza del quadrante è stata affidata ad un buon numero di velivoli ricognitori – compresi i P8 – droni d’attacco ed elicotteri.
L’apparato permette al presidente diverse opzioni, con la possibilità di calibrare gli interventi, abbassando o alzando il livello dell’azione. Del resto, non mancano i bersagli in uno dei corridoi tradizionali usati da organizzazioni illegali. Lungo queste rotte – e non da oggi – passa di tutto. Aerei provenienti da piste clandestine venezuelane e da altri paesi sudamericani. Imbarcazioni veloci note come go-fast, utilizzate per attraversate più brevi. I narcosub, ossia battelli a basso profilo: impiegati prima nel Pacifico sono diventati un mezzo importante anche nel settore caraibico. È probabile che, insieme alle cosiddette “azioni cinetiche” – distruzione di uno scafo, eliminazione di un padrino -, vi saranno abbordaggi a cargo sospettati di essere coinvolti nel trasferimento di cocaina in direzione nord. Ma qualche osservatore non esclude, come misura estrema, il lancio di cruise. Il ricorso a quest’arma, però, alzerebbe pericolosamente il livello dello scontro. 
Tornando, invece, sull’episodio appena avvenuto c’è chi, esaminando il video, ha posto alcune domande: sull’imbarcazione incenerita dal missile, in apparenza, non si notano molte persone mentre le fonti hanno parlato di 11 uccisi; di solito gli equipaggi delle go-fast sono composti da 3-4 elementi; c’è stata qualche altra incursione?

Caracas, in queste settimane, ha risposto con una mobilitazione massiccia della milizia ma anche con l’annuncio di alcune retate antinarcos, compresa la scoperta di un cantiere rudimentale nella giungla dove venivano messi a punti narcosub e battelli.
Sviluppi seguiti con grande attenzione dal Messico, l’altro teatro messo nel mirino dalla Casa Bianca. Sempre Trump ha autorizzato il Pentagono e la Cia ad agire contro i cartelli, inoltre ha continuato a spingere sul governo messicano per ottenere maggiore collaborazione. Il vicino ha risposto, da un lato, estradato negli Usa una ventina di boss ma, dall’altro, ha ribadito la difesa della propria sovranità. Un sentiero da sempre stretto per la presidente Claudia Sheinbaum: siamo pronti a cooperare – ha ribadito – ma non siamo subordinati agli americani. Infine c’è chi ricorda come proprio l’esperienza messicana abbia rivelato quanto sia rischioso il ricorso alle forze armate nella lotta ai gangster: l’impiego di marines e fanti non ha per nulla ridotto la minaccia dei signori della droga.