il Fatto Quotidiano, 2 settembre 2025
Violenza sulle donne, “Braccialetti elettronici finiti già a metà agosto”: l’allarme dei pm
Se nelle ultime due settimane non sono accaduti fatti tragici, anche per mancanza di braccialetti elettronici, lo dobbiamo alla buona sorte, viene da scrivere. La quota disponibile ogni mese per tutta Italia ad agosto era finita solo dopo due settimane, come ci ha confermato il procuratore di Tivoli, Francesco Menditto, in prima linea nella lotta alla violenza di genere ed esperto in materia: “Purtroppo il 15 agosto Fastweb, che deve installare 1200 braccialetti elettronici al mese, ha comunicato ai carabinieri del circondario che erano già esauriti, dunque per le misure (divieti di avvicinamento e arresti domiciliari) emesse dai giudici in Italia per reati vari, non solo da codice rosso, il braccialetto viene applicato dal 1 settembre. La misura è in atto, ma manca il monitoraggio elettronico”.
Un vuoto pericolosissimo per le conseguenze gravi che può arrecare e che sarebbe facilissimo da colmare: “Stiamo parlando di un fabbisogno ulteriore, per quanto mi risulta, di 200-300 braccialetti al mese, direi che a fronte di pochi ‘spiccioli’ metteremmo in sicurezza le vittime di stalker e non soltanto. Occorre modificare il contratto tra ministero dell’Interno e Fastweb, in modo da aumentare gli attuali 1200 braccialetti al mese. Purtroppo – aggiunge il procuratore – si vogliono fare riforme sempre a costo zero, ed è paradossale in un momento in cui il disegno di legge sul femminicidio vuole aumentare la tutela delle donne”. Il numero insufficiente di braccialetti è la prima criticità da affrontare, ma ce ne sono altre che racconta al Fatto lo stesso procuratore Menditto: “C’è il problema dei braccialetti difettosi. Può capitare, e Fastweb nel giro di un giorno e mezzo dovrebbe risolvere il problema, ma a volte non sono segnalati o passa più tempo. La stessa società ha in gran parte risolto, invece, il problema delle batterie degli smartphone, a cui è collegato il braccialetto elettronico, per monitorare gli spostamenti delle persone coinvolte, aumentandone la durata, prima di poche ore”.
Il 13 agosto scorso, a La Spezia, Tiziana Vinci è stata uccisa dall’ex marito Umberto Efeso, denunciato a giugno e sottoposto alla misura del divieto di avvicinamento con tanto di braccialetto elettronico che, però, non funzionava. Appena una settimana prima, il 7 agosto, la stessa sorte era toccata a Fatima Hayat, una donna di 46 anni che aveva denunciato l’ex compagno e per la quale il centro antiviolenza di Foggia aveva addirittura inviato alle forze di polizia una valutazione di rischio alto con possibile femminicidio. L’uomo aveva il divieto di avvicinamento con braccialetto elettronico che, però, non era stato ancora applicato per problemi tecnici.
Nel 2024 altre tre donne, Camelia Ion, Celeste Palmieri e Roua Nabi, erano state uccise da uomini il cui dispositivo era mal funzionante. E checché ne dica il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, il quale consiglia alle potenziali vittime di rifugiarsi in chiesa per sfuggire al proprio assassino, la soluzione è aumentare i braccialetti, che allertano le forze di polizia nel momento in cui l’aggressore oltrepassa la soglia minima di 500 metri di distanza dalla vittima.
La legge del 2023, dei ministri Roccella, Piantedosi e Nordio, a ragione ha reso obbligatorio il braccialetto per le misure di allontanamento dalla casa familiare e di divieto di avvicinamento alla persona offesa. Il braccialetto è previsto anche per i domiciliari.
Il contratto con la RTI costituita tra le società Fastweb e Sielte è stato firmato dal ministero dell’Interno il 28 dicembre 2022, per un servizio di “monitoraggio di soggetti” attraverso il braccialetto elettronico “con servizi manutenzione correttiva ed evolutiva, nonché formazione”. La RTI ha prodotto un’offerta “migliorativa di 12 mesi rispetto alle richieste minimali dell’amministrazione”: ovvero garantisce l’attivazione di 45 mila dispositivi, mille al mese per 45 mesi, quando la richiesta era di 33 mesi. In linea con il precedente accordo (2017-2022), il nuovo contratto prevede la possibilità di utilizzarne fino al 20% in più, arrivare quindi a 1200 ogni mese. Il costo è di 15.599.125 euro, Iva esclusa. Il Viminale non acquista i dispositivi, ma paga un compenso per l’utilizzo singolo, fissato a 139 euro, sempre Iva esclusa. Il tempo massimo di attivazione è di quattro giorni, cosa che – secondo l’esperienza di diversi magistrati – non sempre accade.