Corriere della Sera, 2 settembre 2025
«Meno titoli ma più visibili. In Italia 300 nuovi libri al giorno»
Meno titoli, nuovi autori, lunga vita al libro: mentre festeggia i suoi settant’anni il gruppo Feltrinelli riflette sul futuro e studia nuove strategie editoriali. «Ci siamo ritrovati a guardare a questa occasione non in modo autocelebrativo ma propositivo, andando a scavare dentro una storia molto, molto ricca per pensare a quello che abbiamo davanti» spiega Gianluca Foglia, direttore generale Polo contenuti del gruppo che comprende, oltre al marchio storico, anche Apogeo, Crocetti, Gramma, Gribaudo, Sem. Negli uffici sui tetti della nuova sede milanese Foglia annuncia alcune novità, mentre venerdì al Festivaletteratura verrà inaugurata la mostra Gente di Mantova, con una serie di ritratti degli autori simbolo della casa editrice ospitati, negli anni, dalla rassegna.
Recentemente ha fatto molto rumore uno studio americano secondo cui il numero di lettori va calando drasticamente ovunque.
«Allarmante, soprattutto se lo si proietta sull’Italia dove c’è già una situazione problematica con il 65% della popolazione che non legge. Io mi sono chiesto: che cosa possono e vogliono fare gli editori, anche subito? Una delle cause della disaffezione è una certa confusione dell’offerta editoriale. C’è una crisi di sovrapproduzione: se calcoliamo anche i libri autopubblicati e i titoli che vanno solo in digitale, in Italia escono circa centomila novità all’anno. Significa quasi 300 al giorno».
È un tema di cui si discute da tempo.
«È una risposta paradossale alla crisi: di fronte a una minore domanda si continua a moltiplicare l’offerta. Ma chi può orientarsi davanti a questa massa di titoli? E chi può orientare i mediatori: la stampa, gli influencer e soprattutto i librai a cui ogni settimana arrivano 2 mila nuovi titoli?».
Questa iperofferta ha ragioni economiche, industriali?
«Sì, ma se poi le analizziamo non sono così ragionevoli, così stringenti. Di fatto producono una serie di conseguenze che noi conosciamo bene: titoli che escono, anche con editori importanti, e non arrivano mai in libreria, oppure non vengono seguiti, non vengono accompagnati, scompaiono dopo pochi giorni e dopo due mesi sono considerati vecchi. Tutto ciò depaupera il valore del libro, con conseguenze, sia economiche sia culturali, negative».
Voi come pensate di intervenire?
«Quello che ho chiesto ai responsabili di ognuno dei nostri marchi, in primis Feltrinelli, è di continuare una traiettoria di crescita, come abbiamo avuto in questi anni, ma tagliando del 20% il numero di novità. Mi sembra una misura di pulizia e di chiarezza dell’offerta. Non pretendo che sia la risposta a tutti i problemi però secondo me ci farà stare meglio nel mercato».
Adesso con tutti i marchi, quante novità pubblicate?
«Circa 800 all’anno. Se consideriamo dentro il perimetro anche Marsilio, siamo quasi a mille. C’è un ciclo pazzamente accelerato, infernale, di pubblicazione e resa, pubblicazione e resa, pubblicazione e resa. Questa riduzione secondo me ci consentirà di concentrarci di più su ogni libro, di offrirgli attenzione, sostegno, durata. Pubblicare meno novità significa lavorare di più sul catalogo, più a lungo con gli autori. Credo sia quello di cui il mercato oggi ha bisogno perché la situazione è ingestibile, da parte di tutti gli addetti. Una conseguenza è che si creano nicchie, micronicchie di visibilità, ma anche che il libro perde la sua rilevanza universale, la sua natura di rivolgersi a tutti».
Ma per far tornare i conti bisogna pubblicare solo bestseller?
«Non è la conseguenza necessaria. È chiaro che, come qualsiasi editore, abbiamo bisogno di libri che vendono tanto, ma se Feltrinelli riduce le uscite del 20% non vuol dire che si chiude alla ricerca. Dobbiamo continuare a essere una palestra, una piattaforma dove arrivano voci diverse, nuovi autori, giovani o anche meno giovani, magari più appartati. Penso al romanzo di Alberto Prunetti, Troncamacchioni, finalista al Campiello. È una voce fuori dal coro, sia stilisticamente sia per ciò che racconta, però riesce ad arrivare alla finale di un premio importante. Lo stesso romanzo di Andrea Bajani, L’anniversario, che ha vinto lo Strega, non nasce bestseller. È un libro difficile, impegnativo, letterariamente sofisticato. Noi dobbiamo continuare a stare lì, sulla qualità letteraria, oltre a far esordire autori come Aurora Tamigio o Rosita Manuguerra. E pensare di arrivare a una visibilità diversa. Perché secondo me il dato importante, al di là delle difficoltà del mercato, è proprio lo stato di abbandono in cui sta la maggior parte dei libri che escono. Pubblicare un titolo pensando che fra poche settimane sarà già vecchio è assurdo. Noi siamo appena usciti con un romanzo di Matteo Nucci, Platone, di quasi 600 pagine: se lo fai, se ci credi, se pensi che l’autore ci ha lavorato 5 anni, capisci che non può essere consumato in fretta».
La ricerca riguarda anche scrittori importanti, affermati, di altri editori?
«Certo, adesso abbiamo due grandi autori che arrivano per la prima volta in Feltrinelli. Maurizio de Giovanni che debutta da noi il 21 ottobre con una storia e un personaggio nuovi, L’orologiaio di Brest. È un de Giovanni che usa il genere giallo, ma che indaga nei misteri di un’Italia più recente, affrontando il peso di un passato che non riesce a passare, tra gli anni Settanta e l’oggi, un periodo che non aveva mai indagato prima...».
Altri arrivi?
«L’altro, molto importante, è Antonio Scurati. Il suo arrivo in Feltrinelli è qualcosa di cui, ovviamente, siamo molto, molto contenti».
Con che cosa uscirà?
«C’è un progetto di cui non posso dire niente, anche perché è davvero in via di definizione, ma dovrebbe uscire nel 2026».
Un progetto che può essere una serie, come quella di «M» uscita da Bompiani?
«No, per il momento è un libro, ma l’idea è una collaborazione di lungo periodo».
Su quale base?
«È chiaro che c’è un’affinità politico-culturale che ci ha avvicinato dopo l’impresa di M, quindi abbiamo immaginato un percorso insieme di ampio respiro, che ci vedrà vicini sui libri e magari su iniziative anche politico-culturali».
Di che genere?
«Sempre legate al mondo del libro, però che abbiano un respiro civile. Cosa di cui evidentemente avvertiamo entrambi il bisogno».
Il mercato in questi primi sei mesi dell’anno ha mostrato una certa sofferenza con un calo delle copie del 3,6% rispetto allo stesso periodo del 2024. Tra le cause c’è, come sottolineano molti editori, la fine dell’App 18 che aveva dato una certa linfa al settore.
«Sicuramente la politica è un terreno di attività, di presenza, di pressione per segnalare l’importanza di un comparto che comunque è significativo. Ma accanto alla pressione istituzionale, al lavoro che fa l’Aie per sensibilizzare il governo sui sostegni che questo mercato merita, io ci aggiungo il pezzo che possiamo fare noi singoli editori. In un anno difficile il marchio Feltrinelli sta crescendo del 5%, e tutto il gruppo è in un trend positivo. Prosegue un iter che va avanti da un po’ di anni, che ci ha portato intorno al 7,5% di quota di mercato. Abbiamo un conglomerato di marchi che coprono un po’ tutte le sfaccettature del mercato e che stanno tutti in una fase di crescita».
La decrescita potrebbe essere una scelta anche di altri editori?
«Non percepisco un clima generale in questo senso, ma credo sarebbe utile riflettere tutti. Se il sistema dopo due mesi considera un libro già vecchio c’è qualcosa che non va. Depauperarne il valore significa trasferirlo nel percepito del lettore, soprattutto delle generazioni più giovani, perché l’altra grande questione è che sta diventando sempre più difficile avvicinare i ragazzi a questo tipo di consumo culturale: la concorrenza è pazzesca».
La rete, i social, l’intelligenza artificiale…
«Certo, ma è vero che uno dei successi più grandi degli ultimi tempi è un libro di mille pagine, Una vita come tante di Hanya Yanagihara, edito da Sellerio. In un mare magnum di 300 novità al giorno il lettore più giovane che entra in libreria è completamente perso, perché è perso il libraio per primo».
Cos’altro può fare un editore?
«Iniziative complementari. Noi stiamo ragionando e stiamo facendo esperimenti interessanti. Il 16 settembre esce il nuovo libro di Alessandro Baricco, Breve storia eretica della musica classica. Proprio in questi giorni stiamo producendo un podcast in cui Baricco illustra e commenta brani musicali. Negli ultimi anni abbiamo prodotto spettacoli teatrali che hanno avuto un ottimo successo. Come la lettura con musica di Abel, l’ultimo romanzo di Baricco. Per i settant’anni del Gattopardo abbiamo prodotto uno spettacolo di Francesco Piccolo. Sono attività che valorizzano i libri, li fanno vivere più a lungo. Feltrinelli poi sta dentro un universo più ampio, con la Fondazione, la Scuola Holden, che offrono un terreno fertile di articolazione del nostro lavoro, della nostra filosofia».