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 2025  agosto 31 Domenica calendario

Quasi quasi mi compro Downton Abbey

Una Sunbeam rossa e nera del 1925, dalle alte ruote anteriori: la macchina perfetta, sempre che siate provetti guidatori e magari meccanici, per una scarrozzata tra le colline dello Yorkshire. Prezzo base d’asta, tra le 25 mila e le 35 mila sterline. L’abito da sposa di Lady Mary: quotazione di partenza tra le tremila e le cinquemila sterline, manco troppo nel caso stiate pianificando un matrimonio in grande stile. L’uniforme da cuoca di Mrs Patmore, se avete velleità culinarie e siete pronti per un’immersione tra burro e salse della gastronomia inglese inizio secolo ventesimo. Ci sono pure le pentole in rame e gli stampi per dolci, grandezza naturale ma belli come quelli di certi set da bambini, solo che questo costa, minimo, mille sterline. Poi lettere, biglietti d’invito e biglietti segreti, pizzini di ogni tipo realizzati ad hoc dal reparto scenografia, utili se avete bruciato le memorie di famiglia (la vostra) ma morite dalla voglia di averne una finta: lo scherzo può costarvi dalle 400 alle 600 sterline, ma vuoi mettere sostituire gli auguri di Natale della zia Pina con i Christmas wishes d’una contessa inglese?
Poi, tre vassoi da maggiordomo (questi piuttosto cari, si comincia con una quotazione di 2100 sterline). Un orologio da tasca in argento (150 sterline), altro che lo smartwatch che ti conta i passi e le apnee notturne. E poiché state viaggiando nel tempo e non avete fretta, né mail da controllare né metropolitane da prendere, ci permettiamo di consigliare anche la pila di libri e taccuini (650 sterline) e, perché no, i giochi da tavolo (100 sterline).
L’elenco – parziale, c’è un sacco di roba in più – lo potete vedere sul sito di Bohmans, reputata casa d’aste londinese che mentre arriva al cinema (dal 12 settembre) il terzo e ultimo film di Downton Abbey annunciato come il gran finale della saga, mette all’asta online il mondo della serie in sei stagioni partorita dal genio di Julian Fellowes. Per la gioia degli appassionati, tutto il ben di Dio, dagli abiti all’auto, sono anche in mostra nella sede di Bohmans, a New Bond Street, fino al 16 settembre. Si può prenotare il biglietto, gratuito, online.
Non è la prima volta che i londinesi di Bohmans si lanciano inun’impresa di questo tipo: lo scorso anno era toccato agli oggetti di The Crown, osannata serie sulla famiglia reale britannica, finire esposti come in un (virtuale) mercatino di bric-à-brac. Dal New York Times (che scrive di come tra i giovani della Gen Z vada di moda mollare le t-shirt dei marchi fast fashion per vestirsi in costume d’epoca, costi quel che costi) alla Bbc, si registra questo nuovo fenomeno dell’asta, quasi in tempo reale, del materiale scenografico di serie diventate di culto, come in una sorta di spin- off ulteriore, che dal mondo fittizio e narrativo fa il salto in quello reale.
Del resto, un altro salto era già avvenuto proprio grazie a Downton Abbey, che partorita da Fellowes dopo l’exploit di Gosford Park, aveva reso pop le atmosfere un tempo rarefatte dei film di James Ivory. Nella dimora di Downton il meccanismo upstairs-downstairs che intreccia le vicende del mondo di sopra della nobiltà e quelle del mondo di sotto della servitù funziona alla perfezione: come sistema arterioso e venoso entrambi pompano sangue in un corpo sociale del quale, surrettiziamente, sentiamo noi stessi di far parte.
È proprio grazie al meccanismo seriale che, senza la costrizione del tempo imposta dal film, l’immedesimazione nella storia in costume, apparentemente anacronistica e senza particolari colpi di scena, riesce pienamente. Funziona anche con prodotti meno sorvegliati e più scopertamentecamp come Bridgerton. Non c’è da stupirsi, dunque, che ora ci venga proposto di prendere parte al sogno cliccando per portarci a casa gli occhiali o il bastone dal pomello d’argento della compianta Dame Maggie Smith: siamo passati attraverso lo specchio e ci va bene così.
Quando ci sarà venuto a noia lo Yorkshire, poi, possiamo trasferirci altrove. Nella New York della Gilded Age, ad esempio, sempre targata Fellowes. Da un’età dell’oro all’altra. Basta che non sia qui.