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 2025  settembre 01 Lunedì calendario

Ragion di Stato ragion di mamma ragion di papà

Eravamo il Paese delle mamme, della ragion di mamma più forte della ragion di Stato ma a Bari e a Napoli siamo il Paese della ragion di padre mentre a Palazzo Chigi trionfa, come ben sappiamo, la ragion di sorella.A Bari il popolarissimo Antonio Decaro sarebbe il candidato vincente del centrosinistra alla Regione, ma non vuole in lista Michele Emiliano perché, ha spiegato, è il suo padre politico, e diventerebbe dunque il suo ingombrante Super-io: «La Puglia non ha bisogno di un presidente a metà».Emiliano lo abbraccia, ma lo invita a non consumare il parricidio: «Io non sono il padre, Antonio ha un bellissimo papà. Ma sono sicuramente la persona che lo ha scoperto. E ho investito su di lui per vent’anni: assessore nel 2004, poi nel 2008 in Regione, su mia richiesta è diventato capogruppo del Pd. Poi si è candidato in Parlamento e ho insistito moltissimo perché si candidasse a sindaco di Bari. Ho sempre fatto campagna elettorale per lui, anche alle Europee». Emiliano, che vuole un posto di soldato semplice, non prende neppure in considerazione una futura candidatura alle politiche perché sta per diventare papà e vuole rimanere a Bari con la nuova famiglia. Dunque il padre putativo ridiventa a 65 anni padre naturale e si appella al figlio politico perché gli permetta di stare vicino al figlio nascituro. Ai complessi da manuale di psicoanalisi, Saturno, Edipo, Abramo…, si aggiunge qualche nuovo complesso alla barese. C’è infatti pure il giovane nonno, Nichi Vendola, che è il capostipite di questa famiglia larga, e vuole entrare in lista, ma Decaro, che ha i mal di testa del figlio unico, non vuole, ed è pronto per il lettino di Massimo Recalcati. C’è, è vero, il precedente generoso di Sergio Cofferati che, per amore della nuova moglie e del loro piccolo, lasciò la politica e forse la leadership dell’Ulivo. Ma Cofferati era speciale e infatti lo chiamano “il cinese”.Sicuramente non ci sono cinesi a Napoli che rimane il mondo di Eduardo e delle sue commedie sulla famiglia. La novità è che Filumena Marturano è Vincenzo De Luca. Papà Filumeno, più passionale di mamma Sofia, ha “venduto” il suo appoggio al disprezzatissimo candidato governatore Fico in cambio della nomina di Piero, il suo “pezze e core”, a segretario regionale del Pd. Dopo il “trota” che aveva costretto la sociologia a spostare la famiglia esagerata di mammeta, pateto, frateto e sorete da Napoli a Gemonio, con Filumeno e Piero si torna a Napoli. Era il 20 aprile del 2024 e Ottavio Ragone e io intervistavamo Vincenzo De Luca nel cortile di Palazzo reale. Stava parlando contro le corporazioni: «Sono una camorra istituzionalizzata». Gli dissi che c’era pure il familismo, e che lui di figli in politica ne aveva «spinti» due. Si infiammò, notò poi Crozza, come un barbecue: «Porcate, basta con questa barbarie contro i mei figli». Povero Piero. Neppure Recalcati lo guarirà dal complesso di Filumeno.