Corriere della Sera, 1 settembre 2025
Cosa farà la Sumud Flotilla se fermata dall’esercito
«Mentre il mondo tace, noi salpiamo». La Global Sumud Flotilla ha iniziato ieri il suo lento viaggio verso Gaza. Ventotto le imbarcazioni partite da Barcellona e da Genova tra gli applausi della folla accorsa per sostenere l’iniziativa che l’attivista brasiliano Thiago Ávila ha definito «la più grande missione umanitaria della storia». Il 4 settembre ai volontari già in mare si uniranno altre barche dalla Tunisia, dalla Grecia e dalla Sicilia. In tutto la spedizione dovrebbe contare su una cinquantina di piccoli velieri, che, essendo più agili e numerosi, dovrebbero, secondo gli organizzatori, riuscire a forzare il blocco imposto da Israele. L’equipaggio, circa 500 persone provenienti da 44 Paesi, è formato da attivisti e politici noti come l’ambientalista Greta Thunberg, l’attore irlandese Liam Cunningham e l’ex sindaca di Barcellona Ada Colau. Il viaggio non sarà breve, si prevede che la flottiglia arrivi a metà settembre nei pressi delle acque territoriali israeliane.
Da quando Gerusalemme ha imposto il blocco a Gaza nel 2007, si sono svolte più di 37 missioni marittime. Questa è la più imponente. Sumud in arabo vuol dire «resilienza» e dà il nome all’iniziativa perché, nonostante i precedenti insuccessi, tre solo quest’anno, i sostenitori della causa palestinese non si arrendono.
A guidare la flotta in partenza dall’Italia è Maria Elena Delia, portavoce italiana di Global Movement to Gaza: «L’obiettivo è molto concreto – dice al Corriere – vogliamo consegnare le 300 tonnellate e oltre di aiuti umanitari tra cibo e medicine raccolte in 5 giorni da tutta Italia». Il rischio di essere arrestati però è alto: «Certo la marina militare israeliana ci intimerà di tornare indietro – aggiunge – ed è facile che dispongano il fermo degli equipaggi e il sequestro del carico. Ma la missione nasce anche come un atto politico, e sappiamo a cosa andiamo incontro». L’iniziativa italiana ha ricevuto il sostegno di artisti, attori, storici, intellettuali tra cui Alessandro Gassman, Claudio Santamaria, i Subsonica, Laika, Elisa, Fiorella Mannoia, Alessandro Barbero, Zero Calcare e Assalti Frontali.
Prima di imbarcarsi l’equipaggio ha partecipato a un addestramento intenso di due giorni in cui è stato edotto sul comportamento da adottare nel caso in cui i soldati israeliani ispezionino la barca. La prima regola è quella di evitare ogni contatto fisico e verbale, vietato opporre resistenza, lanciare oggetti, correre, saltare dalla barca in acqua. All’equipaggio è stato anche fornito un elenco di avvocati cui rivolgersi in caso di detenzione.
Gli attivisti sono convinti di «essere dalla parte giusta della storia», come dice Greta. Gli slogan vengono scanditi con i pugni alzati e un lirismo rivoluzionario imponente. Il nemico è il sionismo.
«Penso che questa volta ce la faremo», confida una donna che ci ha provato a maggio con Al Damir, la barca a vela colpita da due droni militari e quasi affondata al largo di Malta. Nei mesi successivi la Madleen e la Handala sono state fermate in acque internazionali, gli attivisti a bordo arrestati ed espulsi. E se si guarda ancora indietro la lista di incidenti si allunga. Difficile pensare che questa volta possa andare diversamente. Ma prevale la voglia di resistere. E l’attenzione del mondo sull’impresa è già un successo.