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 2025  settembre 01 Lunedì calendario

In Messico 130 mila desaparecidos. La protesta delle madri nelle piazze

Le chiamano «Madres buscadoras», le madri che cercano. Anche se molte sanno che il figlio non tornerà più. Vogliono il corpo, o quel che ne resta, e vogliono verità. Sabato hanno marciato in migliaia nelle strade delle principali città del Messico, dalla capitale a Sonora, Guadalajara, Cordoba, Durango... Erano mamme ma anche mogli, sorelle, figlie. A gran voce denunciano la mancanza di «volontà politica» nel far luce su uno dei peggiori misteri criminali del Paese centroamericano, nonostante le promesse di Claudia Sheinbaum, la prima presidenta (come ama farsi chiamare), che dopo il trionfo elettorale lo scorso anno aveva ringraziato tutte le donne del Messico: «Non ho vinto da sola, ho vinto con tutte voi».
Sono più di 133.000 i desaparecidos ufficiali, senza contare quelli mai denunciati. Persone scomparse nel nulla, evaporate. Secondo le autorità, in gran parte reclutate con la forza nei cartelli della droga oppure uccise perché si rifiutavano di servire i narcos. Molte altre, però, sono sparite durante una perquisizione o a un posto di blocco di poliziotti o militari troppo solerti. Nella Giornata internazionale delle vittime di sparizione forzata, le storie si sono sovrapposte e confuse, ma le marce di sabato hanno chiarito che è una piaga diffusa in tutto il Messico, dalla punta meridionale di Oaxaca a quella settentrionale di Sonora.
Da quando Alejandro è scomparso, Cecilia Flores si è trasformata da casalinga, moglie e madre in una investigatrice privata. Insegue tracce e indizi, cerca e trova resti umani, prova a dar loro un nome, aiuta quotidianamente persone che, come lei, soffrono la scomparsa di un familiare. Cecilia ha perso entrambi i figli. Il 30 ottobre 2015 Alejandro Guadalupe Islas Flores; quattro anni dopo, il 4 maggio 2019, Marco Antonio Sauceda. Non li ha più trovati, ma continuerà per sempre a cercarli, «perché li amo e perché spero», ha detto al Corriere. Nel frattempo, ha fondato una delle organizzazioni più tenaci e coraggiose del Messico: «Las Madres buscadoras de Sonora», madri che cercano.
Le autorità messicane, racconta, si sono distinte per la totale assenza di interesse e sensibilità, da quando è iniziata la crisi delle sparizioni, nel 2007. «In effetti, non ho mai avuto alcun appoggio dalle autorità nella lotta per ritrovare i miei due figli desaparecidos», dice Cecilia, che in 10 anni ha localizzato più di 2.700 morti, tutti in tombe clandestine, e 2.500 vivi. Ha subito molte minacce e anche qualche denuncia, ma non ha mai mollato. Molti dei desaparecidos sono appena adolescenti ma sono spariti anche bambini. «Le autorità sono coinvolte nel 90% dei casi, perché conniventi con i delinquenti o perché hanno ostacolato le ricerche. Per soldi, ovviamente», denuncia.
L’ex presidente López Obrador non l’ha mai ricevuta. La sua delfina, Sheinbaum, ha promesso di agire. Eppure i desaparecidos sono in aumento, una media di 40 al giorno, perlopiù giovani tra i 15 e i 19 anni. E con loro svaniscono anche le madri: sono oltre 30 le buscadoras assassinate in questi ultimi anni. Oggi si insedia la «nuova giustizia»: i magistrati eletti tramite voto popolare a giugno, compresi i 9 della Corte Suprema. Una riforma fortemente voluta dalla presidente, che sempre oggi terrà il suo primo discorso sullo stato del governo da quando è entrata in carica a ottobre. La sua popolarità supera il 70%, ma qualche voce critica ricorda che tra i giudici eletti (da meno del 15% dei messicani) c’è pure chi ha lavorato a lungo per i narcos.