Il Messaggero, 31 agosto 2025
Dazi Usa, punta la tassa per i turisti: tariffe al 15% per i prodotti nel trolley. Dagli abiti firmati al vino, chi è tenuto a pagare
Chi oggi è in partenza per New York con una bottiglia pregiata di Brunello di Montalcino in valigia del valore di 201 dollari, destinata a essere consumata sul suolo Usa, pagherà alla dogana degli Stati Uniti una tassa di circa 30 dollari, ovvero poco più di 25 euro. Così prevede l’ultima stretta commerciale introdotta da Donald Trump sui beni personali trasportati negli Usa direttamente dai viaggiatori nei loro bagagli. Le nuove tariffe si applicano anche sui piccoli pacchi spediti via posta negli Stati Uniti.Si salvano dalla stangata solo i beni personali fino a 200 dollari trasportati in valigia e i pacchi postali contenenti merce del valore inferiore a 100 dollari. Su tutti gli altri grava dal 29 agosto un’aliquota del 15%. Chi infila nel trolley un pezzo di parmigiano reggiano Dop stagionato del costo di 400 dollari va incontro a un dazio all’arrivo negli Usa pari a 60 dollari, sarebbe a dire poco più di 50 euro. Le tariffe del tycoon non risparmiano la moda. Per una borsetta firmata del valore di 500 dollari che il turista porta in dono a un’amica che abita negli Stati Uniti la tassa da pagare, una volta toccato il suolo statunitense, sarà di 75 dollari (circa 64 euro). Per un completo made in Italy da 700 dollari il costo sale a 90 euro circa. La presenza in valigia di questi beni va dichiarata compilando un apposito modulo (il modulo 6095B) da consegnare all’arrivo in aeroporto alla Us Customs and Border Protection, l’autorità doganale degli Stati Uniti. Il dazio del 15%, una volta superato il limite dei 200 dollari, si applica su tutti i beni destinati a rimanere sul suolo Usa, compresi quelli che non sono destinati alla vendita.La sospensione dell’esenzione “de minimis” per le esportazioni dirette verso gli Usa, che finora aveva consentito l’ingresso duty free per le spedizioni di valore inferiore a 800 dollari, avverrà per gradi. Il cambiamento in vigore dal 29 agosto, che comporta l’assoggettamento a dazi, imposte e oneri doganali per tutte le merci in ingresso nel territorio doganale statunitense, prevede la possibilità per i prossimi sei mesi di applicare sui pacchi postali un dazio specifico forfettario, differenziato in base all’aliquota Ieepa (International Emergency Economic Powers Act) fissata dall’amministrazione Trump sul Paese di provenienza del bene: 80 dollari per le aliquote inferiori al 16% (è il caso dell’Italia e degli altri Paesi Ue), 160 dollari per le aliquote comprese tra il 16% e il 25%, 200 dollari per aliquote superiori al 25%. Le spedizioni dovranno essere comunicate al sistema Ace (Automated Commercial Environment) da parte dei soggetti autorizzati, al fine di garantire una corretta tracciabilità dei pacchi e consentire i controlli doganali. La politica commerciale aggressiva di Donald Trump sta avendo l’effetto collaterale di scoraggiare le partenze degli europei, nonostante la caduta monstre del dollaro, che da inizio anno ha perso oltre il 10 per cento del suo valore, peggiore performance del biglietto verde dalla crisi energetica del 1973.In molti, per evitare gli extra-costi legati al trasporto di beni nel bagaglio, stanno decidendo di rimandare a data da destinarsi il sogno di un viaggio negli Usa, alla scoperta delle “dream routes” o dei grattacieli che accarezzano il cielo di Manhattan. La crisi dell’incoming negli Stati Uniti è stata confermata anche da un’indagine pubblicata in questi giorni dal settimanale inglese The Economist, che ha analizzato gli arrivi internazionali nei 20 maggiori aeroporti degli States tra maggio e luglio di quest’anno. Rispetto allo stesso periodo del 2024 si contano 841 mila arrivi stranieri in meno (-6%). Solo dal Canada, che Trump considera il 51esimo Stato degli Usa, sono arrivati 327 mila viaggiatori in meno rispetto all’anno precedente, un calo del 13%. Più di 100mila (per l’esattezza 108 mila) gli arrivi “mancanti” dall’Europa nel periodo preso in esame.I dati del National Travel and Tourism Office, l’equivalente Usa della nostra Agenzia nazionale del turismo (Enit), indicano che nel mese di giugno i visitatori provenienti da oltreoceano erano diminuiti del 3,4% rispetto allo stesso periodo del 2024. Il dato a consuntivo del primo semestre 2025 evidenzia un totale di 15,92 milioni di visitatori stranieri negli Stati Uniti, in diminuzione dell’1,2% rispetto allo stesso periodo del 2024. Il settore turistico del Paese, secondo uno studio del World travel and tourism council, potrebbe perdere quest’anno 12,5 miliardi di dollari di entrate legate alla spesa dei visitatori internazionali, che dovrebbe scendere così sotto i 169 miliardi di dollari nel 2025, contro i 181 miliardi di dollari dello scorso anno.