la Repubblica, 31 agosto 2025
Flat tax al 5% sugli straordinari. L’idea del governo per rendere più pesanti le buste paga
La forchetta oscilla tra il 5% e il 10%. In ogni caso “una discontinuità”, come la definiscono fonti di governo, rispetto alla tassazione Irpef ordinaria. Ecco la flat tax sulle componenti variabili dei salari: meno tasse su straordinari, festivi e lavoro notturno.
L’idea, anticipata da Repubblica, avanza nelle valutazioni in corso a Palazzo Chigi sulle misure da inserire nella manovra. ll punto di forza dell’intervento è politico. Le simulazioni dei tecnici della presidenza del Consiglio, infatti, nascono dalla spinta unitaria della maggioranza.
Seppure con un tasso di convinzione differente, la detassazione degli stipendi mette tutti d’accordo. Fratelli d’Italia si è intestato il provvedimento, la Lega non sarebbe contraria. E un impulso è arrivato da Forza Italia, con il leader Antonio Tajani che ha sottolineato “la necessità di rilanciare la crescita attraverso un fisco che premi chi lavora e fa straordinari, e chi aumenta la produttività”.
Proprio lo sconto sui premi di risultato è il modello a cui si guarda in queste ore. Innanzitutto per l’aliquota al 5%. Le stesse fonti di governo spiegano che l’obiettivo è estenderla a “un ampio novero” di voci delle retribuzioni: in testa alla lista ci sono gli straordinari. Se invece le risorse a disposizione saranno più limitate, allora il valore dell’imposta sarebbe pari al 10%.
Al netto dell’aliquota, la misura sarebbe comunque selettiva. Verrebbe parametrata sul reddito del lavoratore, oltre che su una somma massima da scontare. Esattamente come avviene oggi per i premi di produttività: la tassazione agevolata, infatti, è riservata a chi l’anno scorso aveva un reddito da lavoro dipendente non superiore a 80 mila euro. La riduzione, inoltre, si applica fino a un massimo di tremila euro, mille in più nelle imprese che coinvolgono i dipendenti nell’organizzazione del lavoro.
C’è una seconda ragione che spiega perché la riduzione dell’imposizione fiscale sulla produttività è considerata lo schema ideale: l’effetto sulle retribuzioni. Secondo l’ultimo report del ministero del Lavoro, il numero dei lavoratori che al 15 luglio beneficiavano di premi collegati a un contratto di produttività superava i 4 milioni. Il valore medio del riconoscimento è di 1.601,51 euro l’anno. ll trend è in costante aumento anche per il dimezzamento delle imposte: l’ultima legge di bilancio, infatti, ha prorogato la riduzione prevista dalla manovra per il 2023 (dal 10% al 5%) – e poi confermata nel 2024 e 2025 – fino al 31 dicembre 2027.
Ora il tentativo si sposta sulle altre voci dello stipendio che non sono fisse. L’obiettivo è lo stesso: meno tasse in busta paga, salari più alti.