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 2025  agosto 30 Sabato calendario

Punizioni corporali ancora usate su 1,2 miliardi bambini nel mondo (anche a scuola)

Ogni anno 1,2 miliardi di minori (tra 0 e 18 anni) subiscono punizioni corporali. Lo rileva l’ultimo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) che ha analizzato le pratiche in 58 Paesi del mondo.
Il rapporto
L’abitudine, sottolinea il rapporto Oms, varia da Paese a Paese, ma non risparmia nessun continente.
I dati provenienti da otto Paesi a basso e medio reddito mostrano che la prevalenza di punizioni corporali su bambini di età compresa tra 2 e 14 anni nell’ultimo mese variava da un minimo del 30% in Kazakistan e del 32% in Ucraina, fino ai massimi del 63% in Serbia, 64% in Sierra Leone e 77% in Togo.
Secondo i dati, il 17% dei bambini vittima di punizioni corporali nell’ultimo mese ha subito forme gravi di abuso, come colpi alla testa, al viso, alle orecchie o ripetute e gravi percosse.
A scuola
Sui banchi il fenomeno è altrettanto massiccio: in Africa e America Centrale, il 70% dei bambini subisce punizioni corporali a scuola nel corso della vita.
Tassi più bassi sono stati riscontrati nella regione del Pacifico occidentale,
con una prevalenza nel corso della vita intorno al 25%. 
In tutte le regioni, le punizioni corporali sono state segnalate come comuni sia a livello di scuola primaria che superiore.
Le vittime 
Il rapporto individua i gruppi di bambini a maggiore rischio: bambini con disabilità, quelli i cui genitori stessi hanno subito violenza da bambini, o quelli cresciuti da genitori con dipendenze, depressione o altri disturbi mentali. La povertà, il razzismo e la discriminazione aggravano le situazioni. 
Le conseguenze 
Secondo gli esperti dell’Oms è ormai scientificamente dimostrato che le punizioni corporali sui bambini comportino molteplici rischi di danni fisici e psicologici e non apportino alcun beneficio per l’educazione, i bambini, i genitori o la società.
Le conseguenze sono pesanti (anche in età adulta):  
sviluppo cognitivo e socio-emotivo compromesso;
sviluppo cerebrale atipico;
problemi comportamentali, scarsa interiorizzazione morale, aumento del comportamento antisociale e dell’aggressività;
comportamento violento, antisociale e criminale in età adulta;
relazioni familiari danneggiate;
riduzione del rendimento scolastico;
maggiore accettazione e uso della violenza nella società.
I divieti Le punizioni persistono (soprattutto in famiglia) nonostante molti Paesi abbiamo messo fuori legge queste pratiche: in alcuni Paesi, i tassi di prevalenza diminuiscono dopo l’introduzione di leggi che proibiscono la pratica, in altri la prevalenza aumenta o rimane invariata a seguito dei divieti, e in altri ancora, senza divieti, la prevalenza diminuisce o aumenta.
È stata per prima la Svezia, nel 1979, a vietare per legge le punizioni corporali. 
In seguito lo hanno fatto anche Finlandia, Norvegia, Austria, Croazia, Bulgaria, Israele e molti altri Paesi. 
Oggi solo il 15% dei minori nel mondo, circa 320 milioni di bambini, è pienamente protetto dalla legge, con 67 Stati che vietano le punizioni corporali in tutti i contesti (si veda foto sopra e mappa sotto, ndr).
In Italia le punizioni sono proibite a scuola e negli istituti penitenziari, ma manca una legge specifica che le vieti espressamente in famiglia. 
La Società Italiana di Pediatria (Sip) si è già espressa in passato su tale argomento promuovendo, insieme a Save the Children, una campagna contro.
Gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno concordato un obiettivo per il 2030 sul divieto universale delle punizioni corporali come parte degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), firmati nel 2015 per affrontare la povertà e la disuguaglianza.