Corriere della Sera, 31 agosto 2025
Treni e smart working. In Europa la fine (lenta) dei voli nazionali
Il 1° settembre, per 21,4 euro, ci si può imbarcare sul volo Loganair LM702 Westray-Papa Westray (isole Orcadi, Scozia): dura circa un minuto e mezzo ed è il collegamento di linea nazionale più breve del mondo. È anche uno di quelli che «resiste» al taglio delle rotte domestiche, tra località di uno stesso Paese, grazie alla sua geografia. Perché in Europa negli ultimi vent’anni i voli interni agli Stati si sono più che dimezzati e soltanto l’introduzione di velivoli più capienti ha attenuato il taglio dei sedili, che comunque si attesta attorno al -30%. È quanto emerge dall’analisi che il Corriere ha effettuato sui dati forniti dalla piattaforma specializzata Cirium.
I numeri mostrano un continente spaccato: con il Centro-Nord con un netto segno rosso, mentre i Paesi meridionali vanno in controtendenza. Con all’interno un ulteriore record: l’Olanda nell’arco temporale ha visto sparire tutti i collegamenti domestici.
Con 50 milioni di posti in vendita quest’anno la Spagna è al vertice europeo sull’offerta dei voli nazionali. Ma rispetto al 2005 sale di appena l’1,5%. L’Italia (seconda nazione con 42 milioni di sedili) incrementa di quasi il 18% rispetto a vent’anni fa. Ancora più solido il balzo di Portogallo (+70,9%) e Grecia (+52,1%). Tolta la Norvegia – che deve collegare zone remote del Paese via aria —, il resto dei Paesi mostra segni meno pesanti. La Francia – che ha il quarto mercato domestico d’Europa – riduce di oltre un quarto rispetto al 2005, il Regno Unito (terzo mercato) di più del 33%. Germania e Finlandia si avvicinano al dimezzamento, mentre l’Irlanda fa quasi -78%.
Secondo Eurocontrol, l’agenzia europea che vigila sui cieli del continente, nel 2024 i Paesi hanno visto sparire 1,5 milioni di voli domestici rispetto al picco che, per molti, è stato il 2007. Da allora è iniziato il declino. Compensato in parte dall’utilizzo di aerei con più sedili (la capienza media è passata da 115 a 154). Il tutto mentre il settore continua a registrare aumenti significativi sulle direttrici internazionali.
Perché questo calo? I motivi sono diversi. Il taglio è in parte dovuto all’introduzione ed espansione dell’alta velocità ferroviaria che ha drenato traffico (si pensi a Milano-Roma-Napoli o Madrid-Barcellona). Le low cost anche hanno influito, spiegano gli esperti. In passato, i passeggeri delle città medio-piccole dovevano fare scalo nell’hub del proprio Paese (ad esempio da Bari a Roma) per imbarcarsi sui collegamenti internazionali. Con i voli punto a punto dagli scali secondari offerti da Ryanair, easyJet, Wizz Air si può volare direttamente verso centinaia di destinazioni. Nel frattempo sono fallite decine di aviolinee regionali, vitali a garantire i collegamenti locali. E se il flight shaming ha reso più sensibili le aziende, la pandemia e il ricorso allo smart working hanno dato un’ulteriore spinta a organizzare gli incontri non essenziali su Teams e Zoom.
Arriveremo alla sparizione dei voli domestici? In alcuni Paesi, come l’Italia, non succederà. Tra limitazioni geografiche, presenza di isole e oneri di servizio pubblico (come la continuità territoriale con la Sardegna) ci sarà sempre l’esigenza sociale di assicurare la mobilità dei propri abitanti.