Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  agosto 31 Domenica calendario

Siti sessisti, via alle perquisizioni. Caccia ai server in tutta Europa

Siti sessisti, è l’ora delle perquisizioni e dei sequestri. La polizia postale stringe il cerchio sull’amministratore dei portali Phica.eu e sugli utenti che, sotto le foto e i video di donne acquisiti dalla Rete e pubblicati a loro insaputa, hanno postato insulti, offese e messaggi per istigare a commettere reati, anche violenze sessuali. Già nelle prossime ore gli investigatori potrebbero entrare in possesso di computer e sistemi informatici utilizzati per la gestione della piattaforma, dai quali saranno estrapolate le informazioni sul funzionamento del portale, sui contatti, le chat e i forum, così come sui collegamenti con altri siti pornografici che funzionavano in modo analogo. E sugli iscritti. Un primo importante passo in attesa di poter fare la stessa cosa con i server che sarebbero già stati individuati in alcuni Paesi europei: in quel caso per entrare in possesso dei file e dei back up del sistema contenenti tutto ciò che potrebbe essere stato cancellato in Italia, potrebbe essere tuttavia necessaria una rogatoria internazionale.
Ma la macchina investigativa si è ormai messa in moto: l’informativa che la Postale invierà in Procura a Roma servirà ai pm per configurare i reati da contestare agli utenti di Phica.eu, mentre non si esclude che il titolare del sito sia sentito prima come persona informata sui fatti e poi indagato quantomeno come atto dovuto. Da capire se sarà possibile riconoscere una qualche sua responsabilità sui contenuti dei messaggi sotto accusa – anche quelli contro personalità istituzionali e politiche – così come sulla pubblicazione delle foto di donne reperite in Rete, quindi pubbliche, forse da un sistema di ricerca automatico affidato all’Intelligenza artificiale. Diverso invece il discorso per le immagini private, rubate da fonti diverse e poi usate sui siti incriminati, come è successo sulla pagina Facebook «Mia moglie»: sarebbe già in corso la loro acquisizione perché in questo caso anche amministratori e gestori dei siti potrebbero essere perseguiti penalmente. E potrebbe essere acceso un faro anche sul materiale pedopornografico che negli anni scorsi potrebbe essere stato postato sul portale Phica.eu, tanto che nel 2022 lo stesso amministratore avrebbe fissato regole chiare per vietarlo. Un nuovo inquietante fronte della vicenda.
Nel frattempo alcune Procure avrebbero già proceduto in maniera autonoma, nell’attesa che venga stabilito se accorpare tutte le inchieste in un unico fascicolo aperto a piazzale Clodio, non si esclude già con perquisizioni e sequestri dopo le denunce ricevute dalle vittime e prima che l’amministratore di Phica.eu chiudesse il portale con guadagni da oltre 1,3 milioni di euro l’anno, impedendone l’accesso agli utenti ma anche alle donne che avrebbero voluto accertare la loro presenza sulla piattaforma prima di denunciare.
Ma accanto alle inchieste avviate dalla magistratura sul caso foto rubate, ci sono quelle istituzionali. «La Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, è la sede privilegiata per l’avvio dell’inchiesta sui recenti fatti che hanno coinvolto chat, forum e profili sessisti», dice la presidente Martina Semenzato, deputata di Coraggio Italia, del gruppo parlamentare di Noi moderati, per la quale è già previsto «l’ufficio di presidenza per il prossimo 9 settembre sull’argomento per identificare la lista di audizioni che coinvolgeranno polizia postale, gestori, aziende, piattaforme, professionisti e istituzioni competenti, ma anche le donne e gli uomini implicati nelle vicende».
Si muove anche il Garante per la privacy che invita «a fare sempre reclamo» su questi «fatti gravissimi a difesa della dignità, della corretta rappresentazione e della reputazione delle persone».