Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  agosto 30 Sabato calendario

A Genova sono state raccolte 250 tonnellate di cibo per Gaza

A pochi metri dalla Lanterna, il faro simbolo di Genova, dalla mattina presto di venerdì c’è un via vai continuo di persone che portano pacchi di pasta, farina, scatolette di tonno e marmellate. Vengono consegnate alla Global Sumud Flotilla, la più grande iniziativa indipendente per cercare di portare aiuti alla popolazione civile della Striscia di Gaza con decine di barche a vela. Molte persone arrivano con carrelli della spesa presi dai vicini supermercati, altre invece portano i sacchetti a mano, con i motorini o con le auto. Attendono il loro turno, si incanalano in un percorso pedonale transennato, li consegnano ai volontari e vanno via. Qualcuno offre un aiuto per smistare la merce e impacchettarla, ma viene gentilmente respinto perché «siamo già pieni e non sapremmo cosa farvi fare».
Allo stesso tempo arrivano anche ambulanze, furgoni e camion carichi di cibo provenienti dalle decine di punti di raccolta organizzati nelle sedi di associazioni, partiti e sindacati, nelle biblioteche comunali, nei centri sociali, nei circoli sportivi, in alcune attività commerciali e nelle parrocchie di tutta la Liguria e di altre regioni vicine. I veicoli sostano all’interno degli spazi di Music for Peace, una ong genovese, giusto il tempo di scaricare, oppure si fermano lungo la strada. Alcuni volontari della Croce Rossa e della Protezione Civile, e i lavoratori portuali noti come “camalli”, li svuotano e portano la merce in un magazzino.
Dentro, altri attivisti li aprono, selezionano i prodotti, controllano la data di scadenza e preparano le confezioni per Gaza, che vengono sistemate prima in alcuni depositi improvvisati e poi, man mano, vengono caricate nei container.
Music for Peace è molto conosciuta e rispettata a Genova, la gente del posto è abituata a sostenere le sue iniziative. È una ong esperta proprio nella raccolta di cibo da spedire nelle zone di guerra, lo ha fatto per l’Iraq e per l’Afghanistan. Per questo gli organizzatori della Global Sumud Flotilla hanno chiesto a loro di occuparsi della raccolta per Gaza. «Chiediamo sempre alle persone delle cose molto precise e di venire a consegnarcele, perché devono essere sensibilizzate, e tracciamo il percorso di ogni alimento, fino alla consegna», spiega Stefano Rebora, che fondò l’associazione nel 2003.
Lunedì 25 agosto, alle 9:45 del mattino, Music for Peace ha diffuso attraverso il suo sito un «alert» chiedendo alle persone di mobilitarsi per Gaza mandando scatolette di tonno, «6 piccole o 3 grandi», legumi in latta, farina, pomodori pelati, zucchero, riso, biscotti, miele, marmellata e pasta. Si sono posti l’obiettivo di raccogliere 40 tonnellate di cibo (il massimo mai raccolto dall’ong è stato 20 tonnellate per l’Afghanistan). Presto hanno capito che questa cifra sarebbe stata ampiamente superata. «Il primo giorno sono arrivate 4 tonnellate e mezza, il secondo siamo saliti a 16 e dopo appena quattro giorni abbiamo superato le 100 tonnellate», racconta Valentina Gallo di Music for Peace.
Il pomeriggio di venerdì 29 agosto sono state raggiunte 250 tonnellate. Per ospitare tutta quella merce è stato utilizzato anche un magazzino dei portuali, che si trova a poche centinaia di metri di distanza.
Una parte sarà caricata su quattro barche a vela della Flotilla, che partiranno domenica 31 agosto dal porto di Genova. Il resto sarà spedito a Catania, da dove partirà la gran parte delle imbarcazioni. «Il cibo raccolto è davvero tanto e non riusciremo a metterlo tutto sulle barche a vela, che hanno dimensioni diverse ma non sono molto grandi», dice Rebora. «Quello che non ci starà lo manderemo in Sudan, dove abbiamo un progetto di sostegno alimentare per la popolazione».
Secondo le stime di Music for Peace, in cinque giorni hanno contribuito non meno di 100mila persone alla raccolta per Gaza. Non era attesa una mobilitazione così imponente e trasversale: ci sono stati armatori e imprenditori che per non dare nell’occhio hanno mandato i figli a consegnare gli alimenti, poi carabinieri, militari e poliziotti in borghese che hanno portato la spesa di persona, un direttore di banca che è rimasto fino alle 11 di sera a sistemare la merce; e poi ancora la sindaca di Genova Silvia Salis, che è venuta anche lei a impacchettare gli aiuti, gli ultras del Genoa e della Sampdoria, e i “camalli” che hanno organizzato la raccolta insieme a loro.
«Noi ci abbiamo messo le braccia, come facciamo quando ci rifiutiamo di caricare armi sulle navi», dice Riccardo Rudino del CALP (Collettivo autonomo lavoratori portuali), che il primo agosto ha scioperato per impedire che su una nave diretta in Arabia Saudita fosse caricato materiale bellico.
«C’è stata una mobilitazione dal basso come non si vedeva da tempo, e che va molto oltre le capacità delle singole organizzazioni», racconta Igor Magni, segretario genovese del sindacato dei trasporti FILT CGIL, che già nei mesi scorsi aveva inviato due container con generi di prima necessità a Gaza. «È stato come se migliaia di persone non vedessero l’ora di fare qualcosa di concreto per aiutare i palestinesi della Striscia ma non sapessero a chi rivolgersi». Secondo Magni la raccolta di questi giorni è paragonabile a quello che accadde nel 1973, quando «dal porto di Genova partì una nave piena di beni di prima necessità, farmaci e attrezzature tessili, organizzata dai portuali e dalla CGIL, per aiutare la popolazione vietnamita».
La Flotilla sarà composta da alcune decine di barche che partiranno da Barcellona, Catania, Genova e Tunisi tra il 31 agosto e il 4 settembre. Si incontreranno in un punto ancora imprecisato del Mediterraneo orientale, e insieme tenteranno di forzare il blocco navale imposto da Israele alla Striscia di Gaza. Gli organizzatori non sanno ancora quante imbarcazioni partiranno di preciso, ma dovrebbero essere tra le 40 e le 50, tutte acquistate in paesi del Mediterraneo da privati con i contributi arrivati da tutto il mondo.
«Ci stiamo preparando a evitare qualsiasi intoppo burocratico e di sicurezza che potrebbe spingere le autorità portuali a bloccare le partenze», racconta un’organizzatrice che ha accettato di parlare a condizione di restare anonima.
Alla spedizione non hanno collaborato né governi, né ambasciate o consolati. È stata organizzata in appena un mese e mezzo, e a bordo ci saranno delegazioni provenienti da 44 paesi del mondo. Negli equipaggi saranno inclusi attivisti e figure che possono garantire un certo livello di protezione da eventuali abusi, come giornalisti e politici.
Tra i politici in partenza c’è Ada Colau, ex sindaca di Barcellona. Da Genova partiranno Stefano Rebora e il portavoce dei CALP José Nivoi. Tutti i partecipanti hanno dovuto fare un corso di formazione sulla non violenza, su come comportarsi nel caso, molto probabile, di fermo e sulle leggi da rispettare. «Abbiamo preparato dei protocolli che tutti dovranno rispettare», dice l’organizzatrice. «A tutti spieghiamo che questa è una missione civile, che rispetta il diritto internazionale ed è non violenta».