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 2025  agosto 30 Sabato calendario

In “After the Hunt” Luca Guadagnino se la prende con la suscettibilità dei più giovani

È la prima volta che l’attrice americana Julia Roberts è invitata alla Mostra del cinema di Venezia. In città aveva già girato dei film, tra cui Tutti dicono I Love You di Woody Allen, ma il festival non ne aveva mai selezionato uno in cui recitasse. Ora invece partecipa con After the Hunt: Dopo la caccia, film di Luca Guadagnino con Andrew Garfield e Ayo Edebiri, fuori concorso. In Italia uscirà al cinema il 16 ottobre.
Come gli altri suoi ultimi film anche questo è una produzione italiana e statunitense, prodotto indipendentemente ma con un accordo di distribuzione con un grande studio (Amazon MGM Studios negli Stati Uniti, Sony nel resto del mondo) e girato in inglese. Era uno dei film più attesi a Venezia, anche se stranamente poco pubblicizzato, se non per la presenza di Roberts, che al suo arrivo in aeroporto indossava un maglione con molte facce di Guadagnino.
La trama di After the Hunt gira infatti intorno a una studentessa di Yale, Ayo Edebiri (diventata famosa come protagonista della serie TV The Bear), ritenuta brillante dai due docenti di filosofia che la seguono, Roberts e Garfield. La giovane denuncia a una dei due di aver subito molestie dall’altro. Si crea così un triangolo in cui il professore e la studentessa forniscono resoconti diversi su ciò che è accaduto, e la protagonista (Roberts) si trova in mezzo a vari dilemmi etici che riguardano la denuncia in sé, la campagna di diffamazione e il mescolamento di questioni private con quelle professionali.
Era già capitato con il film TÁR con Cate Blanchett che la Mostra del cinema di Venezia presentasse un film che vuole mettere in discussione il modo in cui le generazioni più giovani intendono i rapporti personali, che critica la loro sensibilità a contenuti o discorsi che ritengono offensivi e il modo in cui chiedono maggiore attenzione al femminismo, all’inclusività e a ciò che viene insegnato all’università. In quel film, una direttrice d’orchestra che è anche docente alla scuola di musica Juilliard vedeva la sua carriera rovinata da una questione di molestie, e dalla sua tendenza a non evitare il confronto, ma anzi a cercarlo anche con gli studenti.
ispetto a quella di TÁR, la storia di After the Hunt affronta con più decisione il confronto generazionale, con molte scene in cui i due docenti discutono con la studentessa criticando la sua suscettibilità, la sua pretesa che tutto sia sicuro e non offensivo, e la sua tendenza a usare le cause sociali, umanitarie e civili per definire sé stessi. Ed è un film che mette esplicitamente in questione l’idea di credere sempre e comunque alle vittime. In un’intervista a Vanity Fair, prima dell’arrivo a Venezia, Guadagnino aveva detto che gli sarebbe piaciuto essere una mosca per poter ascoltare le conversazioni delle persone uscite dal film, perché ritiene che proprio nel film vengano dette molte cose che la gente pensa ma non ha il coraggio di dire ad alta voce.
Nella conferenza stampa del film a Venezia, rispondendo a una domanda sul fatto che il film possa danneggiare i progressi fatti col femminismo, Julia Roberts ha risposto con fermezza e decisione che l’obiettivo non è quello, ma «stimolare una conversazione». Nonostante anche i personaggi dei docenti non siano del tutto positivi e nascondano questioni problematiche nel loro passato, After the Hunt sembra comunque molto schierato con la generazione più anziana.
Per il resto After the Hunt segue l’evoluzione degli ultimi film di Guadagnino: è sia pieno di musica, con una colonna sonora composta da Trent Reznor e Atticus Ross dei Nine Inch Nails e molti brani non originali raffinati nelle scelte, sia estremamente curato dal punto di vista della regia. C’è un grande lavoro sulle immagini e sulla ricerca di modi nuovi e diversi di riprendere le interazioni tra persone, cosa a cui contribuisce il direttore della fotografia Malik Hassan Sayeed, che aveva messo da parte il cinema per dedicarsi soprattutto ai videoclip musicali, come ad esempio quello, molto famoso, di “Lemonade” di Beyoncé.