Avvenire, 30 agosto 2025
L’autunno caldo dell’economia russa
Autunno caldo dopo un’estate complicata e, per nulla, tranquilla. Ecco quanto aspetta la Russia. La crisi economica, le nuove difficoltà della vita quotidiana e la stretta sulla comunicazione di massa da parte del potere sono problematiche legate al conflitto ucraino.
Il governo si è dovuto arrendere ed ha appena aggiornato i dati, tagliando le previsioni ottimistiche sulla crescita annuale del Paese all’+1,5%, crescita – si badi bene – trainata dal settore militare. La recessione viene, invece, data per certa dagli specialisti indipendenti. Vladislav Inozemtsev la indica a livello annuale tra -0,5% e l’1,2%; Sofia Donets della T-Investments ritiene probabile la “stagnazione” di interi settori ad inizio 2026.
Per l’ex capo economista della Banca europea per la ricostruzione e sviluppo, Sergeij Guriev, è inutile farsi illusioni: «Finché Putin sarà al potere, ci sarà la guerra»; l’unica soluzione è «ridurgli» ulteriormente «le entrate dal petrolio»; così diventerà più «disponibile a negoziare». Come?
Applicando il “tetto al prezzo” del petrolio come fa l’Ue; colpendo più incisivamente la “flotta ombra” che lo commercia; facilitando un «accordo Usa – Arabia Saudita» per abbassare le quotazioni dell’«oro nero».
L’uomo della strada, che agli albori del secolo controllava ogni giorno il prezzo del petrolio per fare le sue scelte d’acquisto, oggi tiene un occhio fisso al tasso di sconto. Ora al 18%.
«Comprare casa è impossibile, poiché i mutui sono a livello astronomico – dice Aleksej –. Le automobili, non ne parliamo: ci sono solo quelle cinesi, meno affidabili rispetto delle occidentali, vendute a peso d’oro.
Viaggiare è un problema per i visti.
Non resta che spendere al ristorante, sperando che la tempesta passi presto».
Stando all’Associazione che riunisce i tour operator, i russi hanno già iniziato a comprare – stranamente in massa e in estate – viaggi per la Thailandia e per la Turchia per la fine di dicembre. Chi riesce ad ottenere ancora i visti Schengen va per un 30% in Italia. Forse si vuole così addolcireun inverno che si prevede ancora più duro, ma non per le condizioni atmosferiche.
Il governo sta modificando i sistemi di calcolo della ricchezza dei russi. Le ragioni sono due: la prima è di carattere propagandistico, cercando di convincere la gente che è ricca (la tradizionale operazione “Potiomkin”); la seconda è fiscale. Il conflitto costa e le entrate dalla vendita delle materie prime si sono sensibilmente ridotte.
Qualcuno dovrà pur pagare il conto!
Le spese militari (in gran parte censurate) equivalgono adesso a circa l’8% del Pil, ma «sono più alte» per una fonte, citata dall’agenzia “Reuters”. Anche, in caso di tregua in Ucraina, per il proseguo dello scontro con l’Occidente, tale cifra vertiginosa non calerà nel 2026. In soldoni, circa 80 miliardi di euro nei primi sei mesi di quest’anno. Un rublo ogni 2 di tasse, pagate dai russi, viene speso per fini bellici.
Il cruccio nazionale è diventato il tasso di sconto, che, per 6 mesi, ha toccato livelli da record mondiale (21%). La Banca centrale (BCR) e la sua governatrice, Elvira Nabiullina, hanno dovuto cedere in giugno ed hanno allentato la morsa sotto la pressione di imprenditori e di politici.
Ma la “dama di ferro” della Bcr ha invitato a non farsi illusioni: il tasso di inflazione (provocato da spese militari e sanzioni) rimane un pericolo; il tasso di sconto, che sta strozzando interi settori economici, non scenderà presto.
Mentre i policlinici sono pieni di studenti in attesa del necessario certificato medico per l’Educazione fisica si pensa all’estate appena finita.
Il primo settembre, tradizionalmente, segna l’inizio della scuola e dell’autunno. A Sochi, la “Rimini” del Mar Nero, agosto verrà ricordato per l’evacuazione d’emergenza di tutte le spiagge al suono delle sirene a causa dell’approssimarsi di droni ucraini.
Nella vicina Anapa gran parte del litorale è stato chiuso alla balneazione per l’inquinamento causato dall’affondamento di due petroliere.
E poi i collassi continui nei trasporti – treni ed aerei – provocati dall’apparizione improvvisa dei velivoli ucraini con migliaia di viaggiatori bloccati per intere giornate. In numerose regioni russe il continuo spegnimento del traffico dati degli smartphone, da parte delle autorità per ragioni di sicurezza, ha provocato problemi alla vita quotidiana, rendendo le comuni App e i navigatori inutilizzabili. Web bank, pagamenti elettronici e bancomat sono stati per giorni fuori uso. I russi hanno così riscoperto i contanti.
I comunisti in Siberia sono insorti: la gente ha diritto a comunicare gratis!
Con la scusa delle truffe online le autorità hanno di fatto bloccato le chiamate con WhatsApp e Telegram.
L’obiettivo è di far passare tutti a Max, la versione russa della cinese WeChat, così il “Grande Fratello” potrà più facilmente controllare la gente. Ma occhio: toccare il portafoglio ai russi, timorosi della repressione, è presagio di temporali.