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 2025  agosto 30 Sabato calendario

La statale spostata per il gas

Pietro Lunardi è stato ministro delle Infrastrutture dal 2001 al 2006 ed è considerato il maggiore esperto italiano di gallerie. Il Fatto gli ha chiesto se abbia avuto senso spostare il tracciato della Statale 106 sul mare (sfigurando la costa di Roseto Capo Spulico con il suo castello federiciano) per evitare il gas trovato lungo il tracciato previsto inizialmente in galleria più in alto. Per Lunardi lo spostamento per paura del gas sarebbe “una grande bufala”.
Lunardi è la persona giusta per capire se fosse inevitabile lo scempio paesaggistico al quale abbiamo dedicato un articolo e un commento di Tomaso Montanari. La sua Rocksoil era consulente per le gallerie sulla 106 Ionica di Sirjo (già Impregilo-Astaldi e oggi WeBuild). WeBuild spiega: “Il progetto preliminare del terzo mega-lotto della SS 106 Jonica messo in gara da Anas prevedeva un tracciato più a monte rispetto alla linea di costa e la realizzazione di una galleria di oltre 3 km per attraversare il promontorio. Durante la fase delle indagini di progetto definitivo emersero tuttavia diverse criticità, tra cui la presenza di gas. Pertanto Anas chiese (…) diverse varianti progettuali di tracciato, tra cui una prevedeva di spostarlo verso il mare”.
A Lunardi abbiamo chiesto un parere dopo avergli inviato le relazioni geologiche del 7 e 21 ottobre 2013 dei consulenti di Sirjo nelle quali si parla di gas e altre criticità. L’ex ministro ci ha risposto: “Anzitutto ringrazio per il materiale che mi ha inviato. Per il tema del gas, se è vero che hanno rinunciato alla galleria cambiando tracciato per timore del gas, mi sembra proprio una grande bufala. Nella mia vita professionale durante la quale ho progettato più di 1.600 km di gallerie con gas e senza gas, non ho mai visto prendere decisioni contro il rispetto dell’ambiente per timori legati a possibili sacche di gas”. La ragione delle scelte fatte è anche economica. Nel 2013 WeBuild chiese 635 milioni in più (rispetto alla gara vinta) per restare lontano dalla costa nonostante il gas. A quel punto Anas preferì fare l’opera sul mare riducendo le gallerie. Così nel tratto Trebisacce-Amendolara la strada si alza su piloni alti decine di metri sui torrenti e prosegue con trincee che tagliano i pianori. A Roseto la strada scende accanto al castello per proseguire sui piloni vicino alla spiaggia.
Sirjo (WeBuild) vince nel dicembre 2010 la gara con un ribasso del 17,78 per cento promettendo di realizzare un tracciato lontano dal castello e dal mare per 1 miliardo e 63 milioni di euro. Dopo la scoperta del gas nel 2013, il tracciato scende sul mare, ma il prezzo sale a 1 miliardo e 165 milioni. Poi nel definitivo esecutivo del 2018 (con le prescrizioni dei ministeri) si sale a 1 miliardo e 335 milioni. La svolta è del 2013. Quando WeBuild – per mantenere il tracciato in galleria naturale nonostante il gas – spara all’Anas un aumento di ben 635 milioni. Il mega-lotto è lungo 38 km. Sono 16 milioni e mezzo a km. Spiega il Cipe nella delibera che approva il progetto nel 2018: “Le indagini geognostiche svolte hanno evidenziato quattro tipologie di criticità precedentemente non rilevate: 1) atmosfera potenzialmente esplosiva per tutte le gallerie naturali previste nel progetto per la presenza di emissioni di gas metano (…)”, seguono la composizione del terreno; la presenza di agenti corrosivi e la nota frana di Roseto. Prosegue il Cipe, “a seguito delle criticità rilevate (…) il progetto delle gallerie naturali è stato completamente rivisitato dal contraente generale con un incremento dei costi che hanno portato l’importo dell’investimento a circa 1.700 milioni di euro; (…) il 17 aprile 2013 Anas, alla luce delle criticità sopra riportate, ha chiesto al contraente generale lo studio di una modifica progettuale, in particolare dell’altimetria del tracciato (…) al fine di contenere i maggiori costi emersi e limitare l’estensione dei tratti in galleria naturale anche per evitare i rischi derivanti dalla presenza di gas metano in fase di costruzione; il progetto così rivisitato approvato da Anas il 27 novembre 2013 (…), presentava un costo complessivo di circa 1.165 milioni di euro, ben inferiore rispetto a 1,7 miliardi”. Così un aumento di 100 milioni sull’offerta di gara (su un tracciato scartato perché peggiore) diventa un successo per il governo.
Perché Anas si fa mettere spalle al muro con la richiesta di 1,7 miliardi per poi accettare il tracciato B?
Pietro Ciucci, allora amministratore di Anas, ricorda che le ulteriori valutazioni sono state fatte anche da Anas non solo da WeBuild per “risolvere le criticità e la nuova soluzione è stata sottoposta a tutti i passaggi autorizzativi, dal Consiglio superiore lavori pubblici al ministero dell’Ambiente con esito favorevole”. Spiega Anas: “Il nuovo progetto non è stato una soluzione unilaterale. Anas, in risposta alle prime rilevazioni di gas durante i sondaggi, ha conferito un incarico di consulenza a un esperto per verificare i dati presentati dal contraente generale (…) i successivi test sono stati condotti in contraddittorio tra le parti. Su richiesta di Anas e del suo consulente, Prof. Salvatore Lombardi del Ceri dell’Università Sapienza di Roma, il contraente generale ha eseguito tutte le indagini integrative necessarie”.
Va detto anche che il clima politico non era favorevole a contenziosi e rinvii. Il ministro Maurizio Lupi e il senatore calabrese Tonino Gentile del Ncd (partito decisivo per i governi Letta e Renzi) erano favorevolissimi alla 106 Jonica. Come tutti i governi degli ultimi 15 anni. Alla fine i ministeri, invece di bocciare il tracciato sul mare, hanno chiesto solo alcune ‘toppe’ al paesaggio come le due orride canne di cemento vicino al castello (vedi foto sopra). Per Anas, il gas nel vecchio tracciato “avrebbe reso rischiosa e molto costosa l’opera”. E poi “l’utilizzo del corridoio già esistente tra la SS 106 e la linea ferroviaria non sottrae nuovo territorio al paesaggio, riduce l’impatto ambientale, permette, inoltre, di consolidare il versante proteggendo la costa da potenziali frane”. Per Anas, bontà sua, “è comprensibile l’allarme dei cittadini di fronte al cantiere in atto ma è una situazione temporanea. Completati i lavori l’area sarà rinaturalizzata”. WeBuild aggiunge: “il progetto è stato sottoposto a un’attenta valutazione da parte dei ministeri Infrastrutture, Ambiente e Beni culturali per la sensibilità dei luoghi coinvolti. Il ministero dei Beni culturali ha richiesto che la galleria artificiale sottostante al Castello di Roseto venisse prolungata verso Taranto, oltre la lunghezza strettamente necessaria per permettere il successivo ricoprimento con terreno e alberature, riducendo al minimo l’impatto visivo e ambientale sul Castello (…) al termine dei lavori l’intera area sarà rinverdita, contribuendo a (…) tutelare il paesaggio e a mitigare notevolmente l’impatto dell’infrastruttura sul patrimonio culturale”.
WeBuild e Anas ci hanno inviato la simulazione di come sarà l’area post opera. La pubblichiamo accanto allo stato attuale, a futura memoria.