il Fatto Quotidiano, 30 agosto 2025
Regionali Toscana, foto hard e dossier anonimi: corsa fratricida di FdI a Prato
“Quella foto purtroppo è vera. Ho fatto una sciocchezza, ma non mi faccio ricattare”. Così Tommaso Cocci, capogruppo FdI a Prato e candidato alle Regionali del 12 e 13 ottobre, parla delle lettere anonime ricevute con le foto hard che lo immortalano e piene di accuse: pedofilia, pedopornografia, uso di droghe e affiliazioni massoniche. Quel plico gli è arrivato a febbraio. Ad aprile un secondo: “Se continui a fare politica ti distruggiamo la vita”.
Cocci, classe 1991, avvocato, è il candidato di punta del territorio sostenuto dalla deputata Chiara La Porta. Parla di un adescamento orchestrato ad arte per “bruciare” la sua corsa al seggio: Instagram, scambio di foto intime, lettere. L’account sparisce, ma quelle immagini hot girano per mezza Prato, soprattutto tra consiglieri di destra e sinistra, con la richiesta: “Dimettiti”. Cocci non ci sta e il 18 aprile denuncia alla Digos. La questione è però politica, frutto di una corsa fratricida in Fratelli d’Italia.
Cocci ha pochi dubbi. Quelle lettere provengono dal suo stesso partito. Quella sull’uso di droghe, con screenshot di messaggi, era rivolta direttamente agli onorevoli Giovanni Donzelli e Chiara La Porta, i maggiorenti locali. Un’altra recita “di tutto questo gli onorevoli di Fratelli d’Italia sono a conoscenza da ottobre 2024” e chiede “e voi continuate a sostenerlo”? Dove quel “voi” non sta certo per l’opposizione.
Anche le date sono rivelatrici. La lettera arriva a febbraio. E poche settimane prima, il 23 gennaio, in consiglio comunale atterra una mozione per sottoporre tutti i consiglieri al test antidroga. La firma proprio Claudio Belgiorno, collega di partito e rivale in lista, ma in quota Donzelli. “Per questo – confida Cocci al Fatto – quattro giorni dopo ho fatto il test”. Belgiorno nega qualsiasi ruolo, precisa però di aver ricevuto lui stesso le lettere e di averle subito trasmesse ai referenti.
Per Fratelli d’Italia il dito nell’occhio sarebbe però un altro: l’appartenenza massonica di Cocci. L’ultima lettera lo collega all’inchiesta che a giugno ha fatto cadere l’ex sindaca Ilaria Bugetti, indagata per corruzione dalla Procura di Firenze: secondo i pm avrebbe piegato la sua funzione agli interessi dell’imprenditore Riccardo Matteini Bresci, Gran Maestro del Sagittario, in cambio di soldi, assunzioni e migliaia di voti.
Ed è proprio la loggia di cui Cocci non è semplice affiliato, ma addirittura segretario, come conferma al Fatto. È iscritto da 12 anni, non ne ha mai fatto mistero tanto che parcheggiava regolarmente l’auto davanti alla sede. A giugno c’è stata una riunione di partito in cui l’ha detto e si è messo “in sonno”. Nelle carte dell’inchiesta il suo nome non c’è, ma in città serpeggia il timore (per alcuni la speranza) che possa emergere, magari sul fronte delle consulenze legali che lui, categorico, smentisce: “Non ho mai avuto rapporti professionali con Matteini né con altri su cui indaga la Procura”.
Il cortocircuito resta però evidente: FdI ha fatto della “questione massoneria” l’arma per colpire Bugetti e il “sistema Pd”, e oggi si ritrova a correre con l’ex segretario della stessa loggia. E Donzelli, responsabile nazionale dell’organizzazione, si era pure vantato: “A Siena abbiamo sostituito in 24 ore un candidato che aveva dato priorità alla sua appartenenza massonica”.
Ma c’è ben poco da vantarsi. Il suo uomo a Prato è Claudio Belgiorno, l’altro consigliere comunale meloniano candidato alla Regione. Alle ultime Amministrative fece il pieno di voti ma oggi è nel mirino della procura per una vicenda di rimborsi svelata dal Fatto mesi fa: tra il 2021 e il 2022 il Comune versò circa 36 mila euro alla società per cui lavorava come unico dipendente, giustificando le sue assenze con impegni istituzionali dubbi. Nello stesso periodo, ad agosto 2021, avrebbe convocato 15 riunioni del gruppo consiliare composto solo da lui e da Cocci, che si era rifiutato però di avvallare incontri a suo dire mai avvenuti. Le verifiche della Procura di Prato proseguono, ma è difficile che un’azione penale arrivi prima del 7 settembre, data di chiusura delle liste. Intanto, nessuno ha fatto o chiesto un passo indietro e il partito rischia di presentarsi con due candidati fragili, ridotti a pedine della competizione Donzelli-La Porta. Tra un Belgiorno che rischia il tramonto e i Cocci da raccattare, a Meloni conviene parlare di “liste pulite”?