il Fatto Quotidiano, 30 agosto 2025
Bibi si libera di Unifil per fare la guerra
Quasi cinquant’anni dopo aver varato la forza multinazionale Unifil come interposizione fra Libano e Israele, le Nazioni Unite giovedì notte ne hanno deciso la fine. I Caschi blu dovranno ritirarsi entro due anni mentre la dislocazione delle forze – quasi 11 mila uomini e 600 civili – verrà man mano diminuita lasciando alla fine la zona nelle mani dell’inesperto esercito libanese. È la fine di uno sforzo di pace iniziato quasi mezzo secolo fa. Sembra un paradosso, ma al Palazzo di Vetro è successo esattamente quello che da tempo desideravano Israele e Usa. Togliere di mezzo l’Unifil – comandata dallo scorso giugno dal generale di divisione italiano Diodato Abagnara – è sempre stata una prerogativa di Israele che non ha esitato nelle numerose incursioni contro il nemico Hezbollah, a sparare apertamente sui Caschi blu, l’anno scorso una delle tre basi nel sud Libano fu persino vandalizzata dai soldati dell’Idf.
Israele – sostenuto dagli Usa – ha a lungo accusato le forze di peacekeeping di ignorare il rafforzamento militare di Hezbollah lungo il confine. Sostiene che ora, con Hezbollah gravemente indebolito dalla recente guerra, la missione di peacekeeping sia diventata obsoleta. L’obiettivo adesso, scrive ha l’Onu, è lasciare “al Libano il pieno controllo della sicurezza meridionale”. Solo Francia e Italia – i due principali Paesi contributori di Caschi blu – poi c’è la Spagna, l’Indonesia, il Nepal, il Ghana e altri, hanno avvertito che un ritiro prematuro dell’Unifil, metterà a rischio il fragile cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah dello scorso novembre, raggiunto dopo che gli attacchi israeliani hanno decapitato la leadership di Hezbollah e seminato distruzione nel sud del Paese. Negli ultimi mesi, il governo libanese ha dovuto far fronte a crescenti pressioni da parte di Usa e Israele affinché disarmasse completamente Hezbollah. Sebbene indebolito, il gruppo rimane una forza militare e politica in Libano di peso. C’è stata invece festa a Gerusalemme dopo il voto all’Onu. Secondo il ministero degli Esteri israeliano l’Unifil, ha “completamente fallito nel prevenire il rafforzamento militare di Hezbollah”.
Il nuovo governo libanese è estremamente cauto: vorrebbe consolidare la sovranità anche sul sud Libano, ma nonostante le promesse di aiuti di Trump, non ha né le risorse militari né la forza politica per assumere il pieno controllo della regione. Malgrado il cessate il fuoco, Israele continua a condurre regolari attacchi aerei sul Libano, colpisce quelli che definisce obiettivi di Hezbollah. Due soldati libanesi sono stati uccisi giovedì mentre ispezionavano un drone israeliano abbattuto. Lungo il confine più caldo del Medio Oriente la guerra non è mai finita. Israele accusa il Libano di esitare nel disarmo della milizia sciita, che era, e forse è ancora, meglio armata dell’Esercito di Beirut. Si prepara un’altra tappa della guerra senza fine, perché Netanyahu è convinto che Israele è al sicuro non con accordi di pace con i confinanti, ma solo con una schiacciante vittoria militare.