La Stampa, 30 agosto 2025
I funerali del vescovo Nosiglia
«Mi colpiva la spontaneità che monsignor Nosiglia aveva quando incontrava delle persone fragili. Una spontaneità, francamente, che forse non gli era così immediata in altre circostanze. Mi sono chiesto tante volte perché era così. Forse perché i più fragili, i più poveri sono senza difese. E quando li incontri sul serio, scopri che anche tu sei fragile e senza difese, non devi mascherarti, puoi essere quello che sei».Queste le parole con cui il cardinale Roberto Repole, nell’omelia pronunciata ieri pomeriggio in Duomo ai funerali dell’arcivescovo emerito Cesare Nosiglia, ha voluto tratteggiare la figura del pastore morto il 27 agosto all’Hospice del Cottolengo di Chieri. Sono tanti i messaggi di cordoglio che Repole ha ricordato all’inizio della celebrazione: ci sono soprattutto quelli di Papa Leone XIV che lo ha definito «pastore mite e saggio, sempre fedele al popolo e sollecito verso le persone più fragili» e del cardinale Zuppi, presidente della Cei, oltre al cordoglio delle altre confessioni cristiane, della comunità islamica ed ebraica.Il cardinale Repole ha sottolineato anche un altro aspetto di Nosiglia: «L’arcivescovo Cesare non tollerava i vuoti. La sua agenda non poteva prevedere delle pagine bianche. Riempiva i giorni, le ore, i minuti. Era sempre in movimento, sentiva l’urgenza dell’azione pastorale, sentiva l’impellenza del servizio del prete e del pastore – ha detto – Ma dietro questa urgenza, dietro questa impellenza c’era l’attesa dell’ulteriorità e dell’altrove del Volto lucente di Cristo. Anche se forse non sempre appariva in modo netto, immediato, perché – lo sappiamo tutti, chi lo ha conosciuto lo sa – il suo carattere era schivo, riservato. Ma questo c’era».Nelle prime file del Duomo c’erano il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, la vicesindaca Michela Favaro, la vicepresidente del M5S Chiara Appendino, il deputato di Fratelli d’Italia Fabrizio Comba, il senatore del Partito Democratico Andrea Giorgis e il capogruppo regionale della Lista Civica Cirio, Silvio Magliano. Tra i presenti anche Ernesto Olivero, fondatore del Sermig: «Era presente giorno e notte, chi aveva bisogno andava da lui e lui li accoglieva, ha accolto i poveri anche in casa sua in Arcivescovado. Era vicino alle tematiche del lavoro, come nel caso di Riva di Chieri per l’Embraco. Si merita che la Città lo ricordi amandolo».L’ex sindaca Chiara Appendino ha condiviso con l’arcivescovo Nosiglia le crisi industriali torinesi degli ultimi anni: «Era presente su tutte le questioni della città, sempre vicino agli ultimi, una presenza costante, al funerale c’erano decine di lavoratori delle varie aziende in crisi che lui aveva seguito». A rappresentare la Città la vicesindaca Michela Favaro: «Monsignor Cesare Nosiglia ha lasciato un segno profondo distinguendosi per la sua costante attenzione ai poveri, ai carcerati, ai migranti e al mondo del lavoro. Il suo stile di servizio fatto di vicinanza, ascolto e solidarietà concreta, resta un’eredità preziosa per la comunità civile». A portare un ricordo personale dell’impegno di Nosiglia è stato anche Edi Lazzi, segretario generale Fiom-Cgil Torino: «Lascia un’eredità importante, nell’ultima parte del suo mandato si è interessato tantissimo alle crisi economica e industriale, facendo sentire la sua voce senza aver timore di nessuno. Ancora adesso serve una Chiesa forte che faccia sentire la sua voce e influenza, per dare il proprio contributo sul piano della moral suasion per il rilancio di Torino».La messa di trigesima sarà celebrata il 30 settembre alle 18, nel Santuario della Consolata, dove l’arcivescovo emerito Nosiglia è stato sepolto.