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 2025  agosto 30 Sabato calendario

Il manifesto di Donald per un’architettura Maga

Sono la nazione di Frank Lloyd Wright. Sono la patria elettiva dei grandi architetti europei, da Walter Gropius a Mies van der Rohe, che un secolo fa fuggirono dall’Europa del Terzo Reich per non dover progettare agli ordini di un dittatore, e oltreoceano ridisegnarono lo skyline delle città. Ma ora negli Stati Uniti il vento dell’architettura, specchio del vivere di ogni comunità, è decisamente cambiato. La Casa Bianca di Trump ha emesso un ordine esecutivo con l’esplicito scopo di rendere «di nuovo bella l’architettura federale».Il decreto, che riguarda gli edifici pubblici, i tribunali e le sedi delle agenzie governative di Washington in primo luogo, e potenzialmente quelli di tutto il Paese, chiede di mantenere nei nuovi progetti uno stile classico, ispirato all’architettura greco-romana e al neopalladianesimo di edifici come la Corte Suprema e il Campidoglio, mentre scoraggia esplicitamente i progetti ispirati «al modernismo». Si tratta, in realtà, di una vecchia ossessione del presidente Trump, che già aveva tentato, nelle ultime settimane del primo mandato, un provvedimento simile che fu poi revocato da Biden. Ora, nel pieno dei suoi poteri, e dopo esser intervenuto pesantemente in altri campi, dalle università ai musei, per spazzare via ogni traccia vera o presunta di “woke” l’inquilino della Casa Bianca (ma anche, non dimentichiamolo, dell’orrore finto rococò di Mar-a-Lago) torna alla carica. E prende di mira l’arte di Vitruvio.Nel documento si citano George Washington e Thomas Jefferson, i quali vollero che gli edifici di Washington fossero ispirati alle antiche Atene e Roma. Mentre aspettiamo di scoprire se emergeranno nuove archistar trumpiane prontea disegnare timpani e colonne, questo nuovo capitolo della liaison tra architettura e potere inquieta chi, da questa parte dell’Oceano, ha guardato agli Usa come una terra di opportunità artistiche e architettoniche. Da Mendrisio, Mario Botta spiega subito che di questa predilezione tutta Maga per l’architettura classica pensa «tutto il male possibile. Nel luogo della libertà dello spirito – dice – assistiamo al paradosso di un presidente che, dopo aver voluto identificare il suo potere economico con un (brutto) grattacielo, la Trump Tower, ora vagheggia un anacronistico ritorno all’antico; anzi, a una copia della copia». «Gli edifici non sono mai neutri – aggiunge Botta – sono invece il riflesso di una visione del mondo.E assorbono i cambiamenti, gli avanzamenti della storia, siano essi scientifici, tecnici, persino sanitari. Che senso può avere un ritorno all’indietro di questo genere? Suona come una sorta di autocondanna, perché poi negli edifici bisogna viverci».Un altro grande nome, Massimiliano Fuksas, che ha e ha avuto commissioni pubbliche in tutto il mondo, anche in Paesi dal governo quanto meno dirigista, come la Cina (ha progettato l’aeroporto di Shenzhen) e la Russia, non ha memoria di un atto pubblico di questo tipo. «Nel corso della mia carriera – ricorda – non mi è mai capitato che mi si chiedesse di progettare seguendo delle forme e uno stile in maniera così precisa. Sembra che Trump voglia imporre una ricetta, andando in cerca di un mondo perfetto. Un tentativo dello Stato di rappresentare se stesso con canoni limitati e già consumati. Ma dovrebbe sapere che l’architettura, invece, funziona quando segue lo spirito del tempo».E di uno spirito del tempo tradito, di un’occasione mancata, parla anche Guendalina Salimei. Curatrice del Padiglione Italia nella Biennale Architettura in corso a Venezia, Salimei mette in luce un’altra contraddizione: «Trump si scaglia contro il modernismo che è già un pezzo di storia, non è certo la contemporaneità. Chi non ha idee si rifà al passato, perché assicura una legittimità. Inoltre, certamente, su di lui fa presa, come su molti conservatori, la fascinazione per la romanità». Ma guardare indietro è sempre sbagliato? No, anzi, può essere un modo virtuoso: «L’America – risponde Salimei – ha moltissimi edifici, di architettura industriale e abitativa, che sono dismessi. Interi quartieri delle sue metropoli. Si potrebbe ricominciare da lì, altro che da Palladio».