Corriere della Sera, 30 agosto 2025
Volevano sparare a papa Francesco
Una pistola automatica e 14 cartucce all’interno di un trolley abbandonato alla stazione di Trieste. La data è il 6 luglio dello scorso anno. Non un giorno qualunque. L’indomani era infatti previsto un evento storico per il capoluogo giuliano: la visita di papa Francesco in occasione della 50esima edizione della «Settimana sociale dei cattolici in Italia». Scatta l’allarme. Si mobilita la Digos, arrivano pure i Nocs da Roma, il reparto speciale antiterrorismo. Si teme un attentato al Pontefice. Non succederà nulla ma l’indagine viene aperta e in agosto il gip di Trieste Marco Casavecchia firma un’ordinanza di custodia cautelare in carcere contro un cittadino turco: Hasan Uzun, 46 anni, di Sürmene, paese sul Mar Nero vicino al confine con la Georgia. «Per aver detenuto senza autorizzazione e portato in un luogo pubblico una pistola automatica Cz modello 7B calibro 9 Luger con caricatore e 14 cartucce». E nella sua richiesta di arresto Casavecchia precisava: «Agli atti vi è una nota di intelligence relativa a un possibile progetto di attentato al Sommo Pontefice da parte dell’Iskp». Iskp è l’acronimo di Stato Islamico della Provincia di Khorasan, antica regione dell’impero persiano che oggi si colloca fra Iran e Afghanistan. Si tratta di una costola dell’Isis radicata in questa terra e attiva anche in altre aree dell’Asia centrale. Uzun verrà arrestato in Olanda il 3 aprile scorso ed estradato in Italia il 27 giugno per essere incarcerato prima a Milano e poi a Trieste. «Nessuna evidenza è emersa in ordine a progettualità ostili o omicidiarie nei confronti del Santo Padre... L’uomo sembrerebbe essere inserito in circuiti criminali non correlati al terrorismo», precisa la Questura. Criminalità comune, dicono. Nessun nesso fra lo strano ritrovamento della pistola e la visita di Francesco? Solo una coincidenza? «Già», tagliano corto gli inquirenti che continuano a indagare