Corriere della Sera, 30 agosto 2025
La ripresa difficile della Schlein
L’aereo in ritardo, la pioggia che arriva ad affrettare la chiusura del comizio di fronte ad un pubblico non particolarmente numeroso (duecento persone, età media piuttosto elevata). La serata di Elly Schlein rende bene il clima che sta attraversando il Partito democratico, percorso da critiche intestine per la gestione di alcune partite regionali (Campania in primis) e per le difficoltà ad essere interlocutore del mondo cattolico. La segretaria fa sfoggio di serenità, ripete il suo motto («Noi continueremo ad essere testardamente unitari»), ma alle domande specifiche evita accuratamente di rispondere.
Sulle trattative in corso per le candidature alle Regionali, la leader dem osserva: «Stiamo lavorando per chiudere le diverse partite. Il centrosinistra ha trovato una soluzione unitaria per 5 su 7. Il centrodestra è ancora in alto mare e litiga, vedi nel Veneto. Andate a chiedere conto a loro». Di Vincenzo De Luca, del patto sottoscritto per garantire un ruolo al figlio Piero in cambio del via libera alla candidatura di Roberto Fico, non c’è modo di parlare. Non quando viene chiesto espressamente dai giornalisti presenti e nemmeno durante l’intervento ad uso e consumo dei sostenitori. Nessun accenno nemmeno alle questioni poste nei giorni scorsi da diversi esponenti del mondo cattolico: da Romano Prodi a Rosy Bindi fino ad Ernesto Maria Ruffini.
Schlein ha un’altra strategia. E la spiega così: «Noi dobbiamo parlare di temi concreti, dobbiamo dare risposte ai problemi dei cittadini». A Giorgia Meloni che al Meeting di Rimini ha strappato standing ovation e incitamenti replica secca: «Ha parlato per un’ora senza dire niente».
La segretaria del Pd rilancia al contrario le sue battaglie su sanità e scuola pubblica, sul lavoro e sui diritti civili e sociali. Ma prima parte all’attacco sulla politica estera. «Dobbiamo fermare i crimini di Netanyahu. Adesso, subito. Il suo è un disegno criminale di occupazione dei Territori palestinesi con l’avallo di Donald Trump». Il governo italiano, secondo Schlein, è solo uno spettatore: «Non ha detto una parola per settimane. Ha mostrato totale subalternità alle decisioni israeliane e americane». Serve un cessate il fuoco subito. E anche l’Unione europea dovrebbe far sentire il suo peso. «Ma non l’ha fatto finora perché è stata fermata dal nostro governo» osserva Schlein.
Il discorso, interrotto solo da qualche timido applauso, vira poi sui temi di politica interna. La segretaria parte da un suo cavallo di battaglia, la difesa della sanità pubblica. «C’è un disegno preciso per lasciare spazio ai privati – sottolinea —. A Rimini Meloni non ha detto una parola su questo tema che sta a cuore ai cittadini. Non è stato un caso né è un esempio di sciatteria, c’è una precisa strategia alla base». Schlein lancia una promessa: «Se andremo noi al governo stanzieremo 5 miliardi per assumere medici e infermieri». La seconda battaglia, definita identitaria, riguarda la difesa della scuola pubblica. «Per noi è il principale luogo di emancipazione sociale. Al Meeting di Rimini la premier ha detto di voler destinare più risorse alle scuole private. Noi vogliamo l’esatto contrario».
E poi ci sono il lavoro, i salari, la casa. E si chiude su un tema sensibile come quello dei diritti civili. Schlein conferma il sostegno a «tutte le famiglia perché non ne esiste una di un solo tipo». Ma garantisce anche particolare vicinanza alla comunità Lgbtq+ (terreno delicato per il mondo cattolico).
Le ultime battute, mentre si scatena il temporale, sono dedicate alle alleanze. La leader dem invita a seguirla nella strategia «testardamente unitaria» perché, rimarca, «ce lo chiede la nostra gente».