Corriere della Sera, 30 agosto 2025
Così l’intelligence israeliana ha stanato i capi Houthi
Si è aperta una finestra di opportunità e Israele ha colpito i vertici del movimento Houthi a Sana, Yemen. L’attacco ha preso di mira il Capo di Stato Maggiore Mohammad al Ghamari e forse il responsabile della Difesa, Mohammad al Athifi, e altri ufficiali riunitisi per ascoltare un discorso tv registrato del leader Abdel Malik al Houthi. In precedenza, era stata diffusa la notizia della morte del premier Ahmad Al Rahawi. Al momento non è chiara la loro sorte e lo spionaggio è al lavoro per trovare conferme mentre i miliziani alleati dell’Iran hanno promesso una risposta ma non hanno ammesso perdite significative. Dopo ore di attesa la radio militare di Tel Aviv ha fornito qualche dettaglio sul raid di giovedì. L’aviazione – secondo l’emittente – ha agito dopo che l’intelligence aveva raccolto dati precisi sulla presenza dei dirigenti in un luogo specifico della città. E a quel punto ha condotto un’operazione «complessa». In precedenza, si era parlato di un’incursione multipla, contro target in punti diversi.
Il riferimento alla finestra d’opportunità è un’indicazione tattica interessante. Nei giorni scorsi erano uscite analisi che sottolineavano come fosse difficile per l’Idf e il Mossad dare la caccia ai capi nemici: mancavano informazioni, l’infiltrazione del campo avversario non era ancora profonda, i responsabili militari e politici hanno evitato per quanto possibile di esporsi ad eventuali strike. Una «dispersione» che ha permesso loro di gestire con successo le attività belliche su un ampio fronte. Dalle incursioni contro le navi in Mar Rosso ai ripetuti tentativi di bombardare con droni-kamikaze e missili lo Stato ebraico. Profondo l’impatto lungo la via d’acqua – con alcune unità affondate e traffico dirottato —, pochi successi nello scontro con Israele ma grande ritorno propagandistico: il movimento è rimasto la punta di lancia dell’Asse della resistenza ispirato dall’Iran, solidamente attestato al fianco di Hamas e dei palestinesi di Gaza.
Gli esperti sostengono che la strategia dei blitz funziona poco con gli Houthi. Perché sono decentrati, non esiste uno snodo nevralgico, distruggere quel sito o un porto ha effetti parziali. Anche perché i militanti sono sempre in grado di sparare un missile o un drone dimostrando che la pressione non li piega. Sono anche consapevoli che, per ora, nessuno vuole e può imbarcarsi in un’iniziativa militare massiccia contro uno schieramento ostico. La sola arma aerea, la politica della rappresaglia, gli omicidi mirati rappresentano un contenimento e non garantiscono esiti di lungo termine. Inoltre, la posizione geografica, all’imboccatura meridionale del Mar Rosso, permette loro di gestire parte del gioco strategico usando mezzi relativamente economici. In modo autonomo o in coordinamento con Teheran, agiscono ottenendo il massimo del risultato.