Corriere della Sera, 30 agosto 2025
Il nostro problema più grande è la mancanza di crescita
Il governo ha ottenuto alcuni risultati importanti sul piano internazionale: li ha ottenuti perché la presidente del Consiglio ha saputo sfruttare abilmente il suo rapporto con Trump senza dare l’impressione di voler oscurare i colleghi europei. Ma quali vantaggi ne trae il nostro Paese? Una presenza internazionale riconosciuta, certamente è di aiuto, ma questo sinora non ha prodotto effetti concreti, né potrebbe essere altrimenti dato che i dazi in Europa sono negoziati dalla Commissione europea e sono uguali per tutti.
P iù importante per la nostra economia è la riduzione del costo del debito pubblico. Lo spread fra i Btp e i Bund tedeschi oscillava fra 150 e 200 punti durante il primo anno del governo Meloni: da lì è sceso agli 85 punti dell’altro ieri, confermando la maggiore affidabilità della nostra politica di bilancio.
Ma il nostro problema più grave non è il debito, bensì la mancanza di crescita. Basterebbe un po’ di crescita perché il debito scomparisse dalla scena, ma senza crescita esso potrebbe trasformarsi in una zavorra capace di affondarci. Negli ultimi mesi le prospettive di crescita sono peggiorate ovunque in Europa, ma il rallentamento è stato leggermente peggiore in Italia che nella media dei Paesi dell’Eurozona. Le ultime previsioni del Fondo monetario internazionale indicano per l’Italia, una crescita di 0,5% quest’anno e 0,8 l’anno prossimo, contro 1 e 1,2 nella media dell’Eurozona. Ieri, quando i dati pubblicati dall’Istat hanno mostrato una crescita negativa nel secondo semestre (aprile-giugno) dell’anno, lo spread Btp-Bund ha reagito allargandosi, se pur di poco: da 85 a 87 punti circa, forse anche per le crescenti preoccupazioni di una crisi del debito francese.
E tuttavia, anziché creare le condizioni per sostenere la crescita, giorno dopo giorno il governo pare impegnato a non favorirla, se non proprio ad ostacolarla. Da un lato perché le nuove norme adottate per aiutare gli investimenti delle imprese si stanno dimostrando di difficile attuazione. È il caso di Industria 5.0: la stima è che, a fine anno, sui 6,3 miliardi messi a disposizione dalla legge di Bilancio, solo 2,8 verranno prenotati dalle aziende. E anche questo obiettivo pare ottimista dato che a fine giugno ne erano stati prenotati non più di 600 milioni.
E poi perché la concorrenza, come ha scritto Carlo Stagnaro su Il Foglio, «al governo proprio non piace, e non fa nulla per nasconderlo!». La legge annuale sulla Concorrenza 2025, che è uno degli impegni del Pnrr, ha cominciato il suo iter parlamentare, ma dopo la revisione degli obiettivi e delle condizioni del piano, che Fitto e Meloni hanno negoziato con Bruxelles, quel disegno di legge è diventato una scatola che contiene veramente poco. Un poco che si può suddividere tra alcune norme prive di carattere innovativo, qualche chiarimento interpretativo, qualche novità al margine e qualche misura consumieristica, non concorrenziale, come il nuovo reato di utilizzo improprio di cosmetici, l’inasprimento delle sanzioni per l’impiego illecito dei biocidi, l’estensione della categoria di presidi medico- chirurgici a prodotti che finora ne erano esclusi e così via.
Infine il Consiglio dei ministri si appresterebbe a varare alcune nomine importanti. Alla presidenza della Consob, l’Autorità che vigila sui mercati finanziari, verrebbe nominato, alla scadenza dell’attuale presidente, un sottosegretario del governo in carica, e alla presidenza di Arera, l’agenzia che regola e controlla energia elettrica, gas, servizi idrici e il ciclo dei rifiuti, un tecnico, accompagnato però dal solito gruppetto di politici in cerca di occupazione, alcuni designati dalla maggioranza, altri dall’opposizione. È già accaduto in passato, ma ancora una volta queste scelte fanno pensare che le nomine siano dovute più ad appartenenza politica che alla capacità di svolgere ruoli cruciali per il funzionamento dell’economia.
Insomma, è giunto il tempo di entrare nel merito delle scelte e degli effetti che esse producono per il Paese