Corriere della Sera, 30 agosto 2025
Il Resto del Mondo alla corte di Xi
Il Resto del Mondo arriva alla corte di Xi Jinping, per una serie di eventi in cui la Cina aspira a consacrare la propria centralità geopolitica. Il Resto del Mondo: tutti fuorché noi occidentali. Il regime comunista espone la propria dottrina sul nuovo ordine mondiale, destinato a sostituire quello creato dall’Occidente. «Il Grande Sud globale non è più la maggioranza silenziosa», ha detto il ministro degli Esteri cinese accogliendo i leader dei Paesi emergenti. Il gran finale sarà la Parata della Vittoria, il 3 settembre: a ottant’anni dalla resa del Giappone al termine della Seconda guerra mondiale.
Gerusalemme Adesso che i portavoce dell’esercito dichiarano la città di Gaza «una zona di combattimento pericolosa», i palestinesi si chiedono che cosa sia stata negli ultimi ventidue mesi di guerra. L’annuncio serve a ribadire che un milione e duecentomila persone devono lasciare la metropoli in macerie e spostarsi verso sud o verso i campi tendati sulla costa, l’ennesima deportazione interna. I comandanti israeliani hanno interrotto le pause umanitarie di 10 ore al giorno nella città: la situazione tra i resti dei palazzoni è già catastrofica, l’Onu calcola che mezzo milione di persone sia colpito dalla carestia. I palestinesi uccisi hanno superato i 63 mila.
L’operazione Carri di Gedeone 2 avanza, gli ufficiali spiegano che l’occupazione della città ordinata dal governo è «nelle fase iniziali», i 60 mila riservisti già richiamati potranno essere dispiegati dall’inizio della settimana prossima. «Arrendetevi o annetteremo tutta la Striscia», minaccia Bezalel Smotrich, il ministro delle Finanze. È tra i leader messianici che spingono per la cattura totale dei 363 chilometri quadrati, dove i coloni vogliono ricostruire gli insediamenti evacuati nel 2005.
I militari hanno recuperato il corpo di Ilan Weiss e di un altro ostaggio non ancora identificato. Weiss era a capo della squadra di sicurezza del kibbutz Be’eri ed è stato ucciso il 7 ottobre del 2023, il cadavere portato dentro Gaza. Il premier Benjamin Netanyahu ha mostrato un filmato mai diffuso in pubblico di quel sabato nero in cui 1200 persone sono state uccise dai terroristi palestinesi, tragedia per cui non si è preso alcuna responsabilità politica o strategica. Come continua a rifiutarsi di dare una risposta ai mediatori egiziani e del Qatar sulla proposta di tregua accettata da Hamas. I fondamentalisti avvertono che l’offensiva mette in pericolo i rapiti ancora tenuti a Gaza: «Annunceremo ogni volta che uno di loro viene ammazzato dai bombardamenti».
Gli americani hanno deciso di sostenere la campagna contro l’Autorità palestinese portata avanti da Netanyahu. Marco Rubio, il segretario di Stato, ha deciso di negare ai funzionari palestinesi i visti per partecipare all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, che si aprirà il 9 settembre. Il bando – scrive il New York Post – riguarderebbe anche il presidente Abu Mazen, che dovrebbe partecipare all’assemblea. E che ha definito la decisione americana «contraria al diritto internazionale». Dal suo ufficio commentano: «Vedremo come si applica alle nostre delegazioni». La mossa è contraria agli accordi tra gli Stati Uniti, in quanto Paese ospitante, e l’Onu. E le motivazioni presentate da Rubio sono pretestuose: Abu Mazen non avrebbe mai condannato il 7 ottobre (mentre lo ha scritto esplicitamente a Emmanuel Macron); Washington vuole frenare le battaglie legali contro Netanyahu portate avanti da Ramallah negli organismi internazionali. Di fatto la Casa Bianca esclude dall’Assemblea il leader che ancora appoggia e promuove la soluzione dei due Stati. Netanyahu, che nei 14 anni al potere l’ha osteggiata e resa impossibile, salirà sul palco globale.